Seconda notte

Durata lettura: medio-corta

Ha fatto bene a non dormire tardi. Si è sdraiato sul divano verso le quattro di pomeriggio per farsi un semplice “pisolino”, ma dato che era rimasto sveglio tutta la notte ha finito per dormire per quasi otto ore.
Si è svegliato poco prima della mezzanotte, e quando si è reso conto di che ore fossero si è subito messo sull’attenti: su internet aveva scoperto che tutti erano stati attaccati da queste strane ombre, tutti quanti alla stessa ora, cioè alla mezzanotte. Anche nei posti con un fuso orario diverso dal suo l’attacco è avvenuto a mezzanotte, ad esempio a Mosca l’attacco era avvenuto un’ora prima.
La precisione dell’attacco lo hanno reso nervoso e ansioso. Aveva paura che anche quella notte sarebbe stato attaccato alle dodici in punto, infatti quando la fatidica ora si è avvicinata il suo corpo è stato attraversato da brividi di ogni genere.
Ha appoggiato il telefono sul tavolo del salotto e ha fatto segno ai cani di fare silenzio, anche se quelli probabilmente non hanno capito.
Il ragazzo ha iniziato a sbirciare tra i buchi delle tapparelle l’esterno della casa, voleva capire se fosse possibile intravedere qualcuno … ma non vedeva niente purtroppo, era tutto buio e tutto nero.
Angosciato, si stava per spostare in un’altra stanza quando i suoi cani hanno iniziato ad agitarsi e abbaiare, facendo rumore proprio quando non avrebbero dovuto.
Lui si è voltato di scatto contro di loro, tanto irato quanto spaventato, ma nel farlo non ha potuto a fare a meno di notare un’ombra … anzi no, una macchia nera apparentemente bidimensionale e dalla forma simile a quella di una sagoma umana, entrare nella stanza con silenziosità e rapidità.
Lorenzo è rimasto di sasso, seguiva i movimenti di quell’ombra come se fosse all’interno di una paralisi del sogno, impossibilitato a muoversi ma consapevole di star sognando.
Solo che in quel caso non stava sognando. Quell’ombra non era un incubo. Era reale, per quanto surreale fosse. Si muoveva senza emettere alcun tipo di rumore, rapida e priva di esitazione come se già sapesse cosa fare e come farlo.
L’ombra ha aggirato il grande tavolo circolare del salotto, dopodiché si è ritrovata proprio davanti al ragazzo.
Sembra bidimensionale, ma non lo è. Il problema è che è talmente nera da risultare priva di sfumature e profondità, quindi quando le braccia e le gambe si sovrappongono al corpo non si vedono più.
Lorenzo ha visto la macchia nera fermarsi proprio davanti a sé, ma essa non si era realmente fermata, aveva caricato un pugno che però non è stato visto a causa della prospettiva e della mancanza di profondità nella sua figura.
Quel pugno ha colpito il ragazzo dritto sul naso abbastanza forte da farlo riprendere dal torpore, ma troppo debole per metterlo completamente fuori gioco. Abbaiando con ostilità e rabbia i cani si sono avventati sull’ombra ancora una volta, proprio come nella giornata precedente, ma questa volta Lorenzo non rimane fermo a farsi picchiare e fa subito uno scatto in direzione della cucina.
Una vocina nella sua testa gli diceva di rimanere lì e combattere a mani nude per proteggere i cani da eventuali ripercussioni, ma il suo istinto di sopravvivenza gli diceva che a mani nude sarebbe morto: aveva bisogno di un aiuto, e sapeva dove trovarlo.
Ha corso, e con lui anche l’ombra. Incurante dei cani, attaccati alle sue gambe, la macchia nera lo ha inseguito senza emettere suoni. L’unica cosa che suggeriva a Lorenzo di essere inseguito era il verso ringhiante che facevano i suoi cani ora che erano attaccati agli arti dell’ombra con i denti.
Ha raggiunto la cucina con il cuore che batteva all’impazzata, si è buttato sul primo coltello che ha trovato e girandosi verso l’ombra per minacciarla con l’arma si è trovato travolto: essa non si è fermata un attimo per pensare o riprendere fiato, non appena Lorenzo ha perso terreno lei si è buttata su di lui con tutto il suo peso e ha iniziato a riempirlo di pugni mirando a testa e viso.
Lorenzo non sentiva troppo dolore però, la quantità di adrenalina che aveva nel corpo era altissima, e poi era armato. L’ombra non sembrava molto intelligente … non sembrava in grado di difendersi o di intuire le intenzioni del suo avversario, era interessata unicamente alla violenza più grezza e cieca, neanche i cani che si erano staccati e le stavano bersagliando le braccia la distraevano dal suo bersaglio, e ancora una volta sono loro a salvare il padrone.
Lorenzo trova una piccola apertura per colpire grazie al cane più vecchio, che devia un colpo, e sfruttando proprio quell’apertura infila il coltello da cucina all’interno dell’ombra.
Il coltello, così come le forbici, è entrato in profondità senza troppi problemi e nel farlo per un attimo è sembrato sparire, divorato dalla macchia nera come se fosse stato inghiottito da un buco nero.
Ma subito dopo è riapparso. Perché la macchia è scomparsa.
Come ieri, essa cessa di esistere. Prima c’era, poi non più.
Nessun effetto speciale, nessun suono particolare, nessun gioco di luce, nessuna voce straziante che urla “nooo” … niente. La macchia sparisce come se non fosse mai esistita, lasciando ancora una volta i cani e il cervello di Lorenzo nella confusione più totale.
<<Ma che … cazzo?>>
Il ragazzo è rimasto per un po’ lì per terra. I cani, perplessi tanto quanto lui, hanno iniziato a leccargli le mani e poi la faccia. In quel momento ha sentito dei colpi di pistola. Erano pericolosamente vicini, sembravano provenire da una delle case del quartiere, ma non saprebbe dire quale.
Alla fine si è alzato, con la testa pulsante di dolore e il naso sanguinante.
Pugnale ben stretto alla mano, ha deciso di andare a cercare l’apertura da cui l’ombra è entrata. Quale finestra si era dimenticato? Il bagno al piano di sotto? La stanzina degli ospiti? Il corridoio?
Ma no. Dopo mezz’ora di ricerca non trova nulla. Tutto è sigillato e barricato come lo aveva lasciato, tutte le serrande sono abbassate e tutte le finestre sono chiuse. Ma allora da dov’è entrata quella … cosa?
Ha rifatto il giro della casa una, due, tre volte. Ha anche cercato eventuali buchi o aperture nel muro. Alla fine si è fermato davanti all’unica porta che aveva sempre ignorato, perché sebbene avesse notato che quella porta non era come l’aveva lasciata, il cervello e la logica gli suggerivano di non prestargli attenzione. Alla fine nessuno sarebbe potuto entrare da lì …
Però dopo un’ora di inutili ricerche quella porta era l’unica che aveva lasciato chiusa ma che poi ha trovato aperta. L’unica porta che quindi è stata modificata da qualcuno che non era lui.
Ed è la porta dello sgabuzzino.