Quarta notte

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Nadia, Lorenzo e i due cani si sono preparati per la notte molto meglio dei giorni precedenti. La prima differenza è stata nella speculazione.
Lorenzo e Nadia si sono interrogati sul come funzionassero le ombre e dal dove venissero, e dopo una lunga discussione hanno deciso di fare una piccola prova, ovvero lasciare nuovamente lo sgabuzzino della casa buio e chiuso.
Nadia infatti ha ipotizzato che le ombre, essendo nere, dovessero provenire da un posto altrettanto scuro. Lorenzo invece ha ipotizzato che le ombre potessero entrare ovunque dato che la sua gli è entrata in casa anche quando le porte erano tutte chiuse. Unendo le due ipotesi hanno teorizzato che le ombre appaiono nei posti bui, qualunque essi siano.
A quel punto hanno mantenuto accese le luci di tutta la casa tranne quella dello sgabuzzino, chiuso a chiave. Prima della mezzanotte sia Lorenzo che Nadia hanno dormito per prepararsi all’aggressione e si sono anche fatti una doccia, coi cani a fargli da guardia e compagnia dentro il bagno.
Uscendo dalla vasca Lorenzo ha acceso un attimo il riscaldamento dell’intera casa. Non voleva consumare troppa energia ma a causa della tensione e della paura era costantemente colpito da dei fastidiosissimi brividi.
Tornando a parlare i due hanno anche ipotizzato che le ombre attaccano solo un determinato bersaglio, e che quindi quella notte ad attaccare sarebbero state due ombre, non solo una: quella di Nadia e quella di Lorenzo. A causa di ciò il ragazzo ha deciso di liberare lo sgabuzzino da tutti gli oggetti che conteneva così da assicurarsi che ci fosse abbastanza spazio per entrambe le ombre, e Nadia lo ha aiutato con l’opera di trasporto.
Il ragazzo ha poi notato il proiettile sparato da Nadia sul muro del corridoio. A quanto pare non era sparito con l’ombra ma aveva proseguito dritto per la sua strada. Nel vederlo Lorenzo si è ricordato di chiedere alla vicina di casa la quantità di proiettili a loro disposizione, e la risposta non è stata troppo rassicurante.
<<Pochi.>> ha detto lei <<Quattordici.>>
Nel sentire quelle parole Lorenzo si è morso nervosamente un labbro <<Sono davvero pochi. Se spariamo ai mostri e li becchiamo usiamo come minimo due proiettili. Quindi, facendo un po’ i conti … in sette giorni dovremmo finire i colpi.>>
<<Mio marito ne ha altri ma non so dove. Però se vuoi posso andare a cercarli, tanto ora non dovrei correre rischi, non è ancora mezzanotte.>> ha continuato lei.
<<No, meglio di no … potremmo andare a cercare altri proiettili insieme, oppure potremmo non sparare alle ombre.>>
<<Non sparargli?>>
<<Sì. Le teniamo chiuse nello sgabuzzino. Ci mettiamo davanti un mobile così non escono.>>
Nadia allora ha annuito <<Non sembra male come idea.>>
E così hanno messo in atto il loro piano. Hanno barricato lo sgabuzzino con mobili e altri oggetti belli pesanti, e Nadia si è anche messa a pregare affinché la loro idea funzionasse.
Arrivata la mezzanotte erano entrambi molto tesi. Nadia era armata di pistola, Lorenzo di coltello. Entrambi erano fermi davanti allo sgabuzzino in attesa dell’ora fatidica, e quando finalmente sono arrivate le dodici … la maniglia ha provato ad abbassarsi, ma non ci è riuscita.
A quel punto la porta ha iniziato a ricevere colpi, colpi molto più forti e frequenti di quelli del giorno precedenti, ma non cedeva, era troppo barricata. I due si sono lanciati sguardi euforici quando è avvenuto, finalmente avevano capito come funzionavano quei mostri, anche se solo in minima parte.
Si sono dati il cinque, ma in silenzio. Non volevano parlare, non volevano che quei mostri iniziassero a urlare, e così li hanno lasciati lì dentro e silenziosamente si sono spostati verso il salotto di casa, posto dove finalmente hanno potuto dialogare.
<<Ci siamo riusciti!>> ha esclamato Lorenzo.
<<Sì!>> ha fatto Nadia con un sorrisone felice <<Bella mossa! E ora che si fa?>>
<<Tu sei stanca?>> ha domandato lui, e lei ha scosso la testa <<Allora che dici se … usciamo?>>
<<Usciamo?>>
<<Andiamo a casa tua. Accendiamo tutte le luci, chiudiamo le porte e cerchiamo i proiettili.>>
Nadia ha riflettuto un attimo sulla richiesta di Lorenzo. La proposta era allettante ma era spaventata dall’idea di lasciare quelle ombre da sole nello sgabuzzino. E se uscissero?
<<Sì, anche io avevo paura di questa cosa.>> ha ammesso Lorenzo non appena Nadia ha esposto le sue preoccupazioni <<Ma non è successo. Ti ricordi quando sei venuta, ieri? L’ombra era lì dentro da un bel po’. Non è uscita fuori fino a quando non gli ho aperto la porta.>>
<<Forse non lo ha fatto perché tu eri in un posto luminoso.>> ha detto lei <<Ma fuori è buio. E se l’ombra potesse … che ne so, apparire in tutti i posti bui? Come ha fatto con lo sgabuzzino?>>
A quel punto Lorenzo è stato scosso da un brivido di paura. Era sensato ciò che Nadia diceva. Per ora le uniche cose che sapeva sulle ombre erano il fatto che apparissero nei posti bui, come lo sgabuzzino. Ma chi glielo diceva che non potevano teletrasportarsi in altri posti bui? Dopotutto lo sgabuzzino era vuoto, non c’erano entrate di nessun tipo e nel ripulirlo ha anche preso a pugni i muri per assicurarsi che non ci fossero porte segrete o cose simili.
Quindi le loro ombre si sono teletrasportate lì … e nienta vieta il fatto che potrebbero farlo di nuovo. Forse è questo il loro “potere”: teletrasportarsi in tutti i posti privi di luce.
Forse è per questo che il sole non c’è più: per facilitargli il lavoro.
Che situazione assurda. Ma ormai aveva sospeso la sua incredulità da tempo: se in quel momento un mago fosse apparso davanti a lui vomitando arcobaleni, l’unica cosa che avrebbe messo in dubbio sarebbe stata l’effettiva l’utilità di quell’incantesimo.
<<Quindi … siamo bloccati qui?>> ha detto Lorenzo dopo un po’ <<Non possiamo uscire, è questo quello che stai dicendo?>>
<<N … no. Però è pericoloso uscire. Almeno finché quelle cose sono vive.>>
<<E allora spariamogli.>> ha proposto a questo punto il ragazzo.
<<N … non so se conviene. Abbiamo chiuso tutto, dovremmo spostare i mobili per sparargli e non so se è una buona idea.>>
Il ragazzo ha sospirato con esasperazione. Per un attimo aveva ritrovato la forza di agire e una motivazione per continuare a lottare, ovvero la pallida speranza di poter uscire di casa e andare lui stesso alla ricerca dei suoi amici e dei suoi genitori.
Armato di pistola e accompagnato da Nadia si sentiva molto più forte dei giorni precedenti. Ma ora che gli è stato messo in testa questo dubbio tutta quella rinnovata energia si stava velocemente tramutando in angoscia.
<<E che possiamo fare? Prima o poi la luce si spegnerà qui. Prima o poi il cibo finirà. Prima o poi dovremo uscire.>> ha detto <<Non possiamo rinatanarci qui come conigli per sempre. E se domani appaiono altre ombre?>>
<<Altre due oltre a quelle nello sgabuzzino?>> domanda Nadia, terrorizzata dall’idea di averne quattro da tenere a bada <<Oh mamma mia … sarebbe tremendo.>>
<<Appunto! Se domani quelle ombre non spariscono e oltre a loro ne appaiono altre due … che facciamo? Aspettiamo che diventino sei e sfondino lo sgabuzzino?>>
Nadia ha scosso la testa in preda alla più totale ignoranza mista a disperazione <<Non lo so.>> ha detto <<Non lo so, non ne ho idea Lory, non so che fare … io non->>
<<Tranquilla, tranquilla.>> gli ha subito detto lui abbassando i toni per provare a tranquillizzarla <<Ho … un’idea.>>
<<Quale?>>
<<Aspettiamo mezzogiorno.>> ha proposto <<Quelle cose appaiono a mezzanotte, no? Aspettiamo mezzogiorno, forse spariscono.>>
<<Tu dici?>>
<<Chi lo sa? Forse sì.>>
<<E se non se ne vanno? Se rimangono lì?>>
<<A quel punto andiamo via noi. Rischiamo.>> ha sentenziato il ragazzo <<Ci prepariamo vestiti, cibo … cose … e andiamo via. Va bene?>>
<<Ma dove poi? A casa mia? È pure più piccola di questa.>>
<<Meglio, è più facile da difendere. Andiamo lì, passiamo una notte lì intrappolando le ombre in una delle stanze, poi il giorno dopo prendiamo tutto quello che ci serve e andiamo alla prossima casa. E andiamo avanti così fino a quando non incontriamo qualcuno che sa cosa fare.>> ha continuato il ragazzo <<Io vorrei andare in città. Forse lì la gente sta facendo qualcosa per risolvere questo problema.>>
<<Cosa vuoi che faccia la gente? Ne sanno quanto noi, se non di meno!>>
<<Sì ma magari lì c’è la polizia che aiuta le persone con le ombre.>>
<<Dobbiamo andare in ospedale.>> ha proposto invece Nadia <<Voglio sapere come sta mio marito. E mio figlio.>>
Lorenzo l’ha guardata in modo criptico. Ha pensato che andare in ospedale fosse una pessima idea perché quello è un edificio grande e difficilissimo da tenere sotto controllo. Inoltre l’ospedale di cui parlava lei era quello fuori dal centro, quindi lontano dalle forze di polizia e lontano dai suoi genitori.
Però era pur sempre un ospedale. Doveva venire difeso dai poliziotti. E magari lì avrebbe trovato altra gente intenzionata a seguirlo in città.
<<V … va bene.>> ha detto alla fine <<Andremo in ospedale. Ora prepariamoci però. Domani si parte.>>