Terzo giorno

Durata lettura: medio-corta

Dormire con il coltello in mano è un’esperienza snervante, e Lorenzo ne sa qualcosa dato che ha fatto due sogni dove si infilzava da solo con la sua stessa arma.
Ora però è sveglio, sebbene non proprio in forma.
Dopo l’aggressione inspiegabile del giorno prima Lorenzo ha chiuso a chiave lo sgabuzzino e si è barricato nuovamente in camera sua, lasciando il resto della casa illuminato però. I cani gli hanno fatto compagnia fino a quando il sonno e la stanchezza non hanno preso il sopravvento, e nel risvegliarsi il ragazzo si è reso conto che la situazione non è cambiata di una virgola.
I suoi cani erano sempre lì, anche loro un po’ spossati. Volevano uscire, mangiare, bere … ed erano confusi, proprio come lui. Non avevano idea di cosa stesse accadendo, e l’espressione di perenne felicità e serenità che avevano in volto fino al giorno prima ora si è tramutata in un’espressione più … stanca. Sempre tranquilla, come se si fidassero ciecamente del fatto che il loro padrone li riporterà a giocare sotto al sole prima o poi, ma decisamente più stanca di prima.
Hanno sempre la lingua di fuori, guardano spesso in basso, non abbaiano più frequentemente come prima, non giocano più tra di loro con costanza e tendono a starsene sdraiati la maggior parte del tempo, code ferme e orecchie basse.
Lorenzo li capisce. Ha passato la mattina del terzo giorno a ripulirsi dallo schifo che aveva in faccia, che era distrutta tra lacrime saliva e sangue. Aveva pianto? Neanche si ricorda il quando, ma intuisce il perché.
Mamma e papà ancora non rispondono. Questo è un buon motivo per piangere, no? Anche i suoi amici hanno smesso di rispondergli, un altro buon motivo per disperarsi. E poi il sole ancora non è tornato. Erano le nove di mattina quando si è svegliato e il cielo era ancora nero e scuro come se fossero le tre di notte.
Ha anche smesso di farsi domande inutili. Tanto ripetersi le stesse cose nella mente fino alla pazzia non avrebbe risolto il problema, quindi tanto vale non farlo. È andato in cucina a dare da mangiare ai cani, li ha lasciati uscire (terrorizzato dall’idea di essere aggredito da un ombra) in giardino per un paio di minuti, e poi si è preparato qualcosa da mangiare per lui.
Ha mangiato senza gustarsi nulla però. Il cibo gli entrava in bocca e scendeva in gola senza lasciare traccia, come se stesse ingoiando aria. La sua mente era sovraccarica, troppo impegnata a pensare ai suoi familiari e ai suoi amici per preoccuparsi di elaborare il sapore del cibo.
E poi alla fine è meglio così, Lorenzo non è un cuoco eccezionale quindi quel cibo probabilmente non aveva un buon sapore.
Oggi non si è messo davanti al computer, si è messo davanti alla televisione. Si è seduto stancamente sul divano e sicuro del fatto che il suo aggressore sarebbe arrivato a mezzanotte si è goduto un po’ di sano relax.
I cani lo hanno seguito e insieme a lui si sono visti un paio di cartoni animati stupidi. Ancora una volta la sua mente era in sovraccarico però … non sentiva nulla anche se il volume era altissimo; non vedeva niente anche se gli occhi erano puntati sulla televisione; non voleva stare lì seduto come un morto vivente anche se ci rimaneva.
E ci è rimasto per tanto, tanto tempo. Non si è mai sentito troppo pigro in vita sua, ma oggi tutta la pigrizia del suo corpo lo ha assalito. Ogni volta che si diceva “mi alzo” sprofondava ancora di più nel divano; ogni volta che pensava al computer o al telefono che aveva lasciato in camera, si sentiva le gambe deboli e il corpo troppo pesante per essere mosso.
Anche andare in bagno era un’impresa titanica.
Sarebbe voluto rimanere lì, per sempre forse, a guardare cartoni animati che non stava realmente guardando, come un adulto che voleva provare un’ultima volta la spensieratezza dell’essere un bambino prima di morire.
Da piccolo gli dicevano che se non vedeva i mostri i mostri non vedevano lui.
Ora non ne è più tanto sicuro però. Quelle ombre, anche se prive di volto o occhi, sembravano vederci bene. Anzi, tra tutte le cose presenti in casa sembravano vedere solo lui.
Alla fine, però, si è alzato.
Stanco, senza fiato, spossato, senza forze … sono tanti i modi in cui potrei descrivere la sua condizione, ma in realtà era messo abbastanza bene a livello fisico. Vero, aveva un naso rotto e un volto un po’ ammaccato, ma se usato al pieno del suo potenziale il corpo che aveva avrebbe potuto trovarsi in mezzo a una rissa e uscirne vincitore.
I problemi era due però. Primo, a Lorenzo non piacciono le risse, né le ha mai fatte. Secondo, la sua spossatezza non derivava dalla stanchezza fisica ma da quella mentale. Era emotivamente e mentalmente sdrenato. Lui non ci stava ancora realmente pensando, ma negli angoli più reconditi del suo subconscio stava sorgendo la pallida idea del suicidio.
Accompagnato dai cani, altrettanto giù di morale, è tornato in camera sua e ha raccolto il suo telefono. La prima cosa che ha fatto è stato provare a chiamare la madre. Niente. E allora ha chiamato il suo migliore amico, ma ha trovato occupato.
Ha chiamato una sua di amica a questo punto. Chiamata senza risposta. Ha chiamato un altro dei suoi conoscenti. Ancora nessuna risposta.
Alla quinta telefonata non sapeva se fermarsi o meno. Aveva un sacco di numeri nella rubrica del telefono, se li avesse chiamati tutti qualcuno prima o poi avrebbe risposto, ma il punto è che lui non voleva la risposta di “qualcuno”, le persone di cui voleva sentire la voce le aveva già cercate e nessuna di esse ha risposto. Che senso aveva continuare?
Desolato si è seduto davanti al suo computer. Gli è sembrata passata una vita da quando quel portatile gli serviva per lavoro, ma in realtà si tratta solo di due giorni prima.
È tornato a navigare su internet alla ricerca di … qualcosa.
Non voleva risposte, non gliene importava più niente. Non cercava speculazioni scientifiche o religiose, né motivazioni pseudo-logiche. Non era più interessato neanche ai video delle aggressioni, che per una ragione tanto ovvia quanto inquietante erano sempre di più ma le visualizzazioni sempre di meno.
La cosa che forse più lo ha terrorizzato è stato un video visto da milioni di persone … senza commenti. Era stato caricato poco dopo l’ultima mezzanotte, e ritraeva gente urlante e uccisa dalle ombre, e anche se in molti lo hanno visto nessuno ha commentato. Nessuno ne ha avuto la forza … o la voglia.
Un sorrisetto triste e tetro è apparso sul volto di Lorenzo quando ha scritto il commento che di meno sarebbe stato apprezzato in un momento simile.
“Primo”.
Ecco fatto. Adesso almeno un commento c’era. E poco dopo il sorriso di Lorenzo si è allargato ancora di più diventando, anche se solo per un brevissimo lasso di tempo, un sorriso quasi spensierato, quasi felice.
Qualcuno aveva risposto al suo commento con: “xD”.