Fratellastro

Lo amo. Gli voglio bene. Ma è innegabile il fatto che mi abbia rovinato la vita.
Tutto è iniziato quando, dopo il mio ennesimo fallimento in campo lavorativo, sono stato costretto a far ritorno da mio padre.
Ero andato via di casa carico di speranze molti anni prima, ho perseguito dei corsi universitari all’estero e ho anche tentato di trovarmi un lavoro da quelle parti … ma tutto è andato male, e alla fine ho chiesto a papà se mi avrebbe potuto ospitare per un po’ nell’attesa di risolvere la mia situazione.
Papà durante la mia assenza si era risposato però, e sua moglie aveva già un figlio che in quel momento viveva con lui.
Si tratta del mio “fratellastro”, se così possiamo chiamarlo dato che non è davvero figlio di mio padre, ed ha dieci anni in meno di me; ai tempi ne aveva solo 16, ed è lui che mi ha rovinato la vita.
Non è una brutta persona lui. Qualcuno potrebbe trovarlo giusto un po’ arrogante, ma ha tutti i motivi per esserlo; era uno dei migliori della sua scuola, sia in ambito accademico che sportivo, e poi era anche parecchio popolare tra i ragazzi.
Il motivo per cui mi ha rovinato la vita è un altro … e forse non è neanche colpa sua.
Tutto è iniziato dal primo momento in cui l’ho visto, cioè quando sono rientrato in casa di papà dopo tanti anni di lontananza.
Ricordo di essermi stupito. Papà era venuto a prendermi all’aeroporto con la sua macchina, felicissimo di riavermi a casa, e io pensavo che una volta tornato avrei trovato tutto come lo avevo lasciato … e invece no.
Colori, odori, addirittura la disposizione degli oggetti … era cambiato tutto. Quella in cui mi sono trovato non era più la casa in cui ero cresciuto, era qualcos’altro.
La prima cosa che mi ha colpito sono stati i colori: la casa sembrava nuova di zecca, lucida e pulita; le pareti, sia esterne che interne, erano state riverniciate; le finestre erano lisce e perfettamente trasparenti; il pavimento era impeccabile.
<<Ci teniamo tanto alle pulizie ultimamente. Il figlio di mia moglie è molto pignolo, è allergico alla polvere.>> aveva detto mio padre mentre mi aiutava a prendere le valigie dal bagagliaio.
Nel sentire quelle parole ricordo di essermi immediatamente fatto un’idea piuttosto sbagliata del mio fratellastro; mi immaginavo uno snob antipatico con la puzza sotto al naso.
<<Prima di entrare togliti le scarpe.>> mi ha anche detto papà <<Mettiti le infradito, o cammina scalzo che è meglio.>>
<<Perché?>>
<<Sempre per la polvere.>> ha spiegato lui.
<<Le scarpe causano polvere?>>
<<Non lo sapevi? Le suole delle scarpe e delle ciabatte portano lo sporco in giro per casa, se non le usi è più facile tenere pulito il pavimento.>>
Ho sospirato <<Va bene …>>
Già mi stavo innervosendo: quando ci abitavo io lì non c’erano tutte queste regole assurde, ognuno faceva quello che voleva e la casa comunque era perfettamente abitabile. Ma vabbè, essendo io l’ospite in quel momento ho deciso di non lamentarmi apertamente e di assecondare le sue richieste.
Mi sono tolto le scarpe, e nel farlo un leggero brivido ha scosso il mio corpo. Ricordo perfettamente di aver pensato ad un vecchio amico di scuola, un ragazzo per cui avevo una cotta quando andavo alle superiori.
Ho sempre voluto vederlo scalzo … se queste regole fossero esistite ai tempi della scuola avrei avuto la scusa perfetta per fargli togliere le scarpe quando veniva a casa mia. Peccato. Chissà dove si trova ora …
Una volta rientrato in casa, la sensazione di essere in un posto a me estraneo è aumentata; dentro era ancora più pulito che fuori, ed oltre ad essere pulito era anche tutto in ordine. Troppo in ordine.
Nell’aria circolava anche un piacevole e fresco profumo frizzante.
<<Wow.>> ricordo di aver detto mentre mi guardavo intorno <<Non scherzavi quando parlavi delle pulizie.>>
<<È il figlio di mia moglie che non scherza.>> ha ridacchiato papà.
<<È lui a pulire?>> ho chiesto io.
<<Sì. Lui e altri.>>
<<Altri?>>
<<Amici suoi. Di scuola.>>
<<Davvero?>>
Papà ha fatto spallucce <<Dice che sono persone che ha battuto in una scommessa … o qualcosa di simile. Comunque vengono spesso e puliscono tutto.>>
<<Strano.>>
<<Lui ci tiene molto. È il marito perfetto sotto questo punto di vista. Pensa che tua sorella si era anche presa una cotta per lui quando dormiva qui.>>
Nel sentire quelle parole ricordo di essermi fatto curioso. Mia sorella non era andata via quando me ne ero andato io, è rimasta in quella casa per molti anni prima di lasciarla, quindi lei era presente quando papà si risposò e deve aver convissuto con il mio fratellastro per molto tempo prima di andarsene a sua volta.
Se lei si era presa una cotta per lui, allora doveva essere un tipo interessante.
<<Ora dov’è?>> ho chiesto a mio padre.
<<In bagno. Si sta preparando per andare in palestra.>>
<<E dove dorme? La mia stanza è …?>>
<<A proposito di quello … la tua stanza l’ho data a lui. Per ora dormirai nella stanza di tua sorella, va bene?>>
<<E le mie cose?>>
<<Le abbiamo tutte messe in cantina, non preoccuparti. Non abbiamo buttato quasi nulla.>>
Sono entrato nella stanza di mia sorella, e ricordo di essermi subito sentito strano; quel post era “off-limits” ai miei tempi, non ci ero praticamente mai entrato.
Oltre a qualche poster imbarazzante e a strane scritte sulle pareti non ci ho trovato nulla di particolare però; i vestiti di mia sorella erano quasi tutti scomparsi, gli armadi erano quasi del tutto vuoti (rimanevano solo vecchie giacche e coperte), così come i cassetti.
Ho lasciato le mie valige al centro della stanza e mi sono seduto sul letto; ricordo di aver pensato al mio futuro, al lavoretto che avevo trovato, ai miei prossimi obiettivi … la mia “piccola” escursione è finita, andare all’estero non ha funzionato, e dovevo trovare un modo per ricostruirmi una vita nella cittadina in cui ero nato.
Ho pensato a tutti gli amici che mi ero lasciato dietro. Chissà che fine avranno fatto loro.
Mentre pensavo, ho sentito la porta del bagno aprirsi; spinto dalla curiosità mi sono alzato e sono andato verso il corridoio, per salutare il mio “fratellastro” … ed è stato in quel momento che la mia vita è cambiata.
Il ragazzo che mi sono trovato davanti era seminudo, coperto solo con un asciugamano all’altezza delle parti basse; la parte superiore del corpo era scoperta e metteva in bella vista un fisico a dir poco scolpito.
Il mio fratellastro ha un fisico spettacolare, accompagnato da un volto altrettanto attraente: ricordo di aver sentito il mio cuore affondare nel petto appena l’ho visto … mi era letteralmente venuto un colpo.
Quando i suoi occhi si sono incrociati con i miei, lui ha assunto un espressione leggermente perplessa.
<<Uh? E tu chi sei?>>
Ero rimasto talmente imbambolato che ci ho messo diversi secondi a capire che stesse parlando con me.
<<Uh … ehm … i-io?>> mi sono indicato come un ebete.
<<Beh, sì, tu. Questa è cas- OH!>> ha poi esclamato lui, dandosi una mano sulla testa <<Scusami, so chi sei! Sapevo che saresti arrivato oggi, è che non ci stavo pensando al momento.>> detto ciò si è avvicinato a me con un sorriso e mi ha allungato la mano; gliel’ho stretta mentre riflettevo sul fatto che sebbene avesse solo 16 anni era quasi alto quanto me <<Dormirai lì, quindi?>> ha poi chiesto, indicando col mento la stanza da cui ero uscito.
<<S … sì.>>
<<Okay. Tuo padre ti ha già detto le regole?>>
<<R … regole?>>
<<Sì. Prima cosa, niente scarpe in casa. Se vuoi puoi usare le ciabatte, ma le devi tenere pulite altrimenti accumulano polvere.>>
<<Oh … s-sì, me l’aveva detto.>>
<<Perfetto.>> ha sorriso lui <<E cerca di tenere sempre pulito il bagno e di non lasciare cose in giro. Ora devo andare in palestra. Parleremo dopo, se vuoi.>>
<<S … sì, certo.>>
Mi ha dato una pacca sulla spalla e si è allontanato, diretto verso quella che un tempo era camera mia; ricordo di essere rimasto fermo sul corridoio a fissarlo mentre si allontanava, dando particolarmente attenzione ai muscoli della sua schiena e alla deliziosa definizione dei suoi polpacci e piedi.
Ancora non lo sapevo, ma quell’incontro mi avrebbe segnato per sempre.

Le cose non sono precipitate subito. A dire il vero la situazione si è evoluta MOLTO lentamente.
I primi giorni li ho passati a riadattarmi alla mia vecchia vita; ho conosciuto la nuova moglie di mio padre (tipa simpatica, mi piace), ho risentito mia sorella (mi ha raccontato qualche aneddoto divertente sul nostro nuovo fratellastro), poi ho rivisto alcuni vecchi amici e mi sono concentrato nel nuovo lavoro che avevo trovato.
Parlavo con il mio fratellastro poche volte durante la giornata, perché la mattina lui andava a scuola e il pomeriggio era sempre fuori a fare qualcosa: delle volte era palestra, altre volte era un’uscita tra amici … e così via.
La parte più difficile è stato l’adattarmi alle “regole” della casa. Trovavo un po’ fastidioso il dovermi ricordare di pulire sempre le mie infradito, e non ero molto abituato ad andare in giro scalzo, però dopo le prime settimane tutto è iniziato a venirmi semplice e naturale.
Le cose “strane” sono iniziate ad accadere dopo qualche mese in realtà. Inconsciamente, stavo iniziando a prestare molta più attenzione a ciò che il mio fratellastro faceva in modo da poter allineare i miei orari lavorativi con suoi.
Non me ne rendevo conto all’inizio, ma stavo iniziando a diventare dipendente dalla sua presenza; se lui era nei paraggi, mi sentivo felice … se lui mancava invece, mi sentivo triste. Una giornata intera passata in casa senza di lui, era come una giornata sprecata per me … sentivo di non star facendo assolutamente nulla (quando magari potevo concentrarmi su altro); quando lui era presente invece … non lo so, mi sentivo più energico per qualche motivo, anche se magari non stavo comunque facendo nulla.
A causa di ciò ho iniziato a “studiare” i suoi movimenti: di mattina fino al pomeriggio andava a scuola, poi quattro volte a settimana aveva la palestra, dalla quale tornava tutto sudato e bisognoso di una doccia; non pranzava mai a casa, raramente faceva merenda a casa, spesso cenava a casa, e quasi sempre dormiva a casa … le sere però le passava quasi sempre fuori.
Ho iniziato ad allineare i miei orari lavorativi affinché io potessi essere a casa nello stesso momento in cui c’era lui … e un giorno sono addirittura arrivato a chiedere un cambio di orario pur di stare a casa insieme a lui.
Quando mi sono reso conto che quel comportamento era in effetti un po’ inusuale e inquietante, ho provato a controllarmi e cambiare. Mi sono chiesto il come mai mi stessi così tanto fissando su di lui … ma la risposta a quella domanda è piuttosto ovvia.
Ogni cosa di lui mi piaceva. La voce, il tono sicuro e arrogante con cui parla, il modo di vestirsi, lo sguardo … e ovviamente l’aspetto. È un adone, e lo è stato fin da piccolo, quindi mi sono ben presto ritrovato nelle stesse condizioni di mia sorella: mi sono preso una cotta per lui.
La mia non era una vera e propria “cotta” però, quindi all’inizio non capivo bene i miei sentimenti. Il fatto è che non volevo fidanzarmi con lui, baciarlo o fare chissà cosa di romantico … però allo stesso tempo volevo stare intorno a lui, volevo avere in qualche modo le sue attenzioni, e cosa più importante volevo vederlo felice.
La situazione è cambiata ulteriormente quando, al termine di quel suo anno scolastico, siamo andati tutti insieme in spiaggia. Quella giornata non me la dimenticherò mai, perché ha segnato definitivamente il mio destino.
Inizialmente non è successo nulla di speciale in realtà. Sembrava una banale escursione come tutte le altre. Però poi sono successi due eventi piuttosto significativi.
Il primo è stato quello più intenso. Lui si era trovato un gruppetto di ragazzi con cui giocare a beach volley, e dato che mancava una persona ha deciso di chiedere a me di giocare, anche se ero molto più grande di loro.
Inizialmente tutti pensavano che chi mi avrebbe avuto in squadra sarebbe stato vantaggiato, perché si aspettavano che essendo il più grande tra tutti sarei stato anche il più forte. Beh … si sbagliavano. Non so giocare a beach volley, non sono proprio un tipo sportivo.
Comunque il mio fratellastro è un tipo tanto arrogante quanto competitivo, quindi ha deciso di giocare nella squadra opposta alla mia così da rendere più equilibrate le squadre. Pensando che fossi davvero un pericolo, ha giocato con una furia impressionante, e … beh … sono stato annichilato, schiacciato con la stessa violenza con cui schiacciava il pallone.
Ogni suo tiro era rivolto contro di me, e i pochi che riuscivo a intercettare o mi facevano cadere a terra o andavo fuori campo; dopo pochi minuti i presenti avevano completamente cambiato opinione di me, e ho subito notato un drastico calo di rispetto nei miei confronti.
Al termine della partita nessuno mi voleva in squadra, così il mio fratellastro ha deciso di mettersi in gruppo insieme a me non considerandomi più una minaccia.
Ricordo che mi ha dato una pacca sulla spalla ridacchiando con soddisfazione.
<<Ti ho scopato, eh?>> mi ha detto <<Scusa bello, non pensavo fossi così scarso, altrimenti non ci sarei andato giù così pensante.>>
<<G-già …>>
<<Tranquillo, ora ti faccio vincere così ti ripago la partita di prima. Devi solo passarla a me, va bene?>>
<<Sì … certo.>>
In quella seconda partita il mio fratellastro ha giocato con molta più calma, così da non rovinare l’esperienza degli altri, che erano lì solo per divertirsi; ha comunque vinto, e io ho fatto esattamente quello che mi ha detto, cioè mi limitavo a passargliela così da permettergli di fare i punti.
Quella fu la prima volta che feci qualcosa per lui in modo così diretto. Ricordo di essermi sentito … felice. Ero contento di rendermi utile per lui in qualche modo, ed era bellissimo vederlo saltare e dominare il campo di gioco grazie ai miei passaggi.
Ero la sua spalla, ogni mia azione serviva solo a dargli più agency, ed ogni volta che sbagliavo o facevo un passo falso chiedevo scusa direttamente a lui, guardandolo negli occhi.
Lui annuiva e alzava il pollice in alto; accettava le mie scuse come se fosse una cosa normale riceverle per uno sbaglio fatto da me, e questo suo comportamento mi ha solo spinto a giocare ancora di più attorno a lui.
È stato in quel momento che ho capito di non avere davvero una cotta per lui. Ancora non riuscivo perfettamente a elaborare le mie emozioni, ma bene o male avevo capito i miei desideri.
Non mi ero innamorato. No. I miei sentimenti erano qualcosa di diverso, qualcosa che non aveva a che fare con il romanticismo.
Finita la partita ricordo che il mio fratellastro si è preso (meritatamente) tutta la gloria delle nostre giocate; i ragazzi si sono rapidamente dimenticati della mia presenza, ignorandomi, e si sono subito radunati intorno a lui parlando di cosa avrebbero voluto fare in quel momento.
Anche lui si è scordato di me, perché dopo aver proposto la prossima attività si è allontanato insieme al gruppo senza neanche degnarmi di uno sguardo. Avrei potuto seguirli in silenzio, ma sarei sembrato piuttosto patetico nel farlo … un trentenne che segue a capo chino un gruppo di minorenni non è proprio l’immagine che volevo dare di me, e così sono semplicemente tornato al mio sdraio.
Quelle due partite di beach volley mi avevano privato di ogni energia, ma allo stesso tempo mi avevano aperto gli occhi. Essere stato la spalla del mio fratellastro, quello che gli permetteva di brillare, mi ha fatto capire che tipo di relazione volevo da lui.
Ore dopo, è accaduto anche il secondo evento che mai dimenticherò di quella giornata.
Il mio fratellastro era tornato al suo sdraio (affianco al mio) accompagnato da un paio dei suoi amici; erano appena tornati da una nuotata e volevano uscire dalla spiaggia per andare non so dove.
Parlando, li ho visti mentre si asciugavano e rivestivano … e poi ho visto il mio fratellastro prendere la mia maglietta e usarla per asciugarsi e pulirsi i piedi dalla sabbia; non volendo sporcare il suo asciugamano ha usato la mia maglietta, e lo ha fatto con estrema noncuranza e naturalezza, senza neanche guardarmi.
La ha poi passata ai suoi amici, che a loro volta si sono puliti i piedi con essa, dopodiché l’ha ributtata sopra al mio sdraio e senza dire altro se ne è andato.
Così, come se niente fosse.
Il mio primo istinto fu quello di arrabbiarmi. Aveva appena usato la mia maglietta per asciugarsi i piedi sporchi di sabbia bagnata … ma non mi sono arrabbiato. Al contrario ho guardato la mia maglietta, ormai sudicia e umida, e ho provato un fortissimo bisogno di indossarla.
Non sapevo il perché … ma volevo indossarla.
Alla fine non l’ho fatto però. Mi sembrava fuori luogo e anche piuttosto inquietante. Però anche quell’evento è stato bello, ed è servito a farmi capire cosa volevo dal mio fratellastro.
Al suo ritorno si è reso conto di cosa aveva fatto però, e si è scusato.
<<Non avevo notato fosse tua, scusami.>> mi ha detto.
<<Non preoccuparti … non l’hai mica sporcata, e si è già asciugata ormai.>> gli ho risposto lui.
<<Esatto, è solo sabbia alla fine. Puoi usarla comunque.>> ha concluso lui.
In seguito a quelle parole ho fatto proprio come ha detto, l’ho indossata.
La sua reazione è stata un banalissimo sorriso divertito, niente di più.
Al ritorno, abbiamo messo le infradito sporche di sabbia dentro un borsone così da non sporcare casa; ognuno di noi aveva poi il compito di prendere la propria coppia e andarla a pulire in bagno, ma a nessuno andava davvero di farlo perché alla fine bastava lasciarle dentro quel borsone fino alla prossima giornata al mare.
A me però è venuta un’idea malsana; ho detto che sarei andato a pulire le mie infradito, ma in realtà ho preso quelle di mio fratello facendo finta di aver semplicemente sbagliato … e una volta in bagno, prima di ripulirle dalla sabbia, ho fatto qualcosa che non avevo mai fatto in vita mai: le ho annusate.
Ora come ora mi ritengo un feticista dei piedi. Ma prima non lo ero, è stato il mio fratellastro a rendermi tale.
I piedi mi avevano sempre affascinato un po’, ma in genere la mia attenzione andava sui muscoli delle gambe e dell’addome. Ma da quel giorno le cose sono cambiate.
Quando ho indossato la maglietta che lui aveva usato per pulirsi i piedi, il mio naso è stato costantemente invaso da un sottile odore frizzante … non trovandolo per niente fastidioso, ho preso le sue infradito per accertarmi che quell’odore provenisse effettivamente da lui e non da qualche strano profumo … e annusandole ho confermato i miei sospetti.
Quell’odore frizzante proveniva proprio dai piedi del mio fratellastro, le sue infradito ne erano imbevute.
Le ho annusate per non so quanti minuti prima di decidermi a pulirle, e ammetto di averlo fatto a malincuore perché l’idea di lavare via quell’odore così stuzzicante mi addolorava … se fosse stato per me, sarei rimasto ad annusarle anche per giorni interi.
Qella è stata la prima di moltissime volte.

Dopo quella giornata in spiaggia ho iniziato a cercare modi per rendermi utile a lui senza però risultare troppo strano o invasivo … ad esempio, ogni volta che vedevo i suoi vestiti nella lavatrice mi assicuravo di stenderli per poi mandargli una foto del lavoro svolto.
“Wow, non c’era bisogno che lo facessi, grazie!” fu una delle sue prime risposte.
Non mi limitavo a questo però.
Quando mangiavamo tutti insieme a tavola, cercavo sempre di essere quello che finiva il proprio piatto per prima così da essere io quello che li ritirava e puliva; lavare i piatti di papà e della sua nuova moglie non mi piaceva molto, però il fastidio era compensato dall’idea di star pulendo anche quelli del mio fratellastro.
Con la scusa dell’essere più grande mi offrivo anche di aiutarlo con la scuola, speranzoso di poter fare i suoi compiti, ma lui rifiutava costantemente le mie offerte; si rifiutava anche di farmi pulire la sua stanza, dicendo che non voleva crearmi disagi e che poteva benissimo farlo da solo.
Ciò che avevo iniziato a fare però, sebbene di nascosto, era il pulirgli le scarpe. Di notte, quando tutti dormivano, raggiungevo silenziosamente la zona dove lasciavamo le nostre scarpe e prendendole le portavo in camera mia dove con meticolosità le ripulivo da ogni traccia di sporcizia.
Inizialmente le pulivo con strumenti classici, ma col passare del tempo ho iniziato a farlo usando anche la lingua … e poi solo la lingua.
Non so bene il come io abbia iniziato. Sarà stata curiosità probabilmente; prima di pulire le scarpe passavo diversi minuti ad annusarle, ed è per questo che forse mi è balzata in testa l’idea malsana di provare a leccarle … idea che poi si è sviluppata come farebbe una dipendenza da droga.
Sono passato dal leccare le sue scarpe per pura e mera curiosità a farlo per vero e proprio gusto, e alla fine sono passato dal pulirle usando spugnette e sapone al pulirle usando lingua e saliva.
Ricordo ancora la notte in cui ho capito che per me ormai non c’era più speranza. Il mio fratellastro era tornato a casa tardi, quindi le sue scarpe a differenza delle altre volte erano piacevolmente calde e molto più “profumate” del solito.
Ricordo che il mio cuore batteva fortissimo quando nel prenderle e portarle in camera le ho annusate; l’odore era più forte e intenso che mai, così inaspettatamente buono che mi ha fatto perdere la testa.
Ho passato ore a leccare quelle scarpe … ed ho smesso solo perché ad un certo punto la mia lingua ha iniziato a perdere sangue.
Il peso di queste mie decisioni hanno presto iniziato a farsi sentire. Dato che pulivo le sue scarpe la notte, quando tutti dormivano, io mi ritrovavo a dover andare a lavoro più stanco del normale; avevo meno ore di sonno dei miei colleghi, quindi meno forze da investire in attività sociali o produttive.
Col tempo mi sono ritrovato a parlare sempre di meno con altre persone, ritrovandomi man mano sempre più escluso e solo. Non che a me importasse però … la mia testa era sempre concentrata sul mio fratellastro, sul suo magico odore e sul suo incredibile corpo.
Più il tempo passava comunque, più lui si abituava al mio comportamento servile.
Ha iniziato con il smettere di dirmi grazie ogni volta che facevo qualcosa per lui: aveva bisogno di passaggio in macchina? Ci pensavo io, ma lui non mi ringraziava, si limitava a salutarmi dopo il viaggio.
Poi ha iniziato a chiedermi attivamente di fargli dei favori.
“Puoi accompagnarmi lì? Ci pensi tu ai vestiti? Se vai al supermercato, puoi comprarmi questo?” e così via.
Ma il vero cambiamento è successo quando, un giorno, mia sorella è tornata a casa.
Non ci sarebbe rimasta a lungo, era lì solo per vacanza, ma durante quel periodo io ho dovuto lasciare la sua vecchia stanza e spostarmi in quella del mio fratellastro.
Lui ha subito detto che non c’erano problemi a riguardo … ma io ricordo di essere sentito morire dentro.
Da una parte l’idea di dormire in camera sua mi eccitava tantissimo; avrei potuto vederlo mentre si cambiava, mentre dormiva, mentre studiava … dall’altra parte però avrei dovuto dire addio alle mie abitudini notturne.
Fin dal primo giorno di questo mio piccolo spostamento avrei capito che le cose mi sarebbero piaciute molto però. Prima di tutto il suo odore era ovunque nella stanza, e sembrava impossibile abituarcisi … finché ero nella stanza, sentivo quell’odore.
In secondo luogo lui era diventato molto più dominante nei miei confronti; se all’inizio era un po’ arrogante ma comunque molto rispettoso, in quel momento era solo arrogante.
La prima cosa che ha fatto quando ho portato le mie cose in stanza è stato il dirmi come e dove avrei dovuto metterle, trattandomi come una sorta di inserviente.
Ha proseguito indicando delle coperte e facendomi sapere che quelle sarebbero state il mio letto: non ha neanche preso in considerazione l’idea di lasciarmi il suo.
E infine ha aggiunto nuove regole, perché lui odia il disordine e io … beh, tendo a essere un po’ disordinato.
Da quel giorno le cose sono davvero cambiate. Lui lasciava i suoi vestiti sporchi sopra al mio “letto”, dicendomi cose del tipo: <<Mi servono per domani.>>
Se inizialmente si preoccupava dei miei possibili impegni o del fatto che lavoravo, da quel momento ha cambiato del tutto atteggiamento.
<<Domani mi accompagni tu, va bene?>> diceva senza neanche degnarmi di uno sguardo, o ancora: <<Vai a farmi un panino, ho un po’ di fame.>>
Il mio corpo vibrava di eccitazione ogni volta che ciò accadeva.
Dormire in camera sua ha comportato anche molti altri piaceri.
Primo tra tutti, la possibilità di osservarlo molto più spesso; lo guardavo mentre studiava, mentre si allenava, mentre era seduto sul suo letto a guardare stupidi video sul telefono, mentre parlava con la fidanzata o gli amici al telefono e mentre si vestiva.
Ad un certo punto si è reso conto di questa mia tendenza a posare lo sguardo su di lui, e ha iniziato a … “provocarmi”.
<<Come sto?>> mi chiedeva dopo essersi vestiti per uscire, posando letteralmente davanti a me <<Guarda che muscoli. Sembro un attore, vero?>> diceva dopo che rientrava in stanza dopo un bagno, mezzo nudo, flettendo il fisico davanti allo specchio assicurandosi però di essere nel mio raggio visivo.
Io non sapevo che rispondere a quelle provocazioni, mi limitavo a sorridere timidamente e dare delle risposte banali e ripetitive.
La parte migliore era che quando si sedeva sul letto aveva preso l’abitudine di farlo tenendo i piedi a penzoloni, così da permettermi di guardarglieli da ogni possibile angolazione; ricordo di aver passato ore ad osservare i suoi piedi nudi subito dopo la doccia, oppure i suoi calzini corti e umidicci dopo che tornava dagli allenamenti … ricordo che avevo l’acquolina in bocca, e che spesso mi avvicinavo di soppiatto nella speranza di cogliere quanto più possibile l’odore che proveniva da lì.
Un giorno lui si è addormentato con i piedi a penzoloni, e io mi sono avvicinato così tanto che il mio naso gli sfiorava le dita dei piedi …
Un giorno aveva portato a casa un suo amico; ero in camera mentre loro giocavano alla console, ignorandomi. Ad un certo punto l’amico ha detto: <<Fra’ ho fame, hai qualcosa da mangiare qui?>>
<<Sì.>> è stata la risposta.
<<Tipo?>>
<<Boh, ci sono dei panini in cucina.>>
<<E valli a prendere.>>
<<Io? Mica sono la tua troia.>> ha risposto il mio fratellastro, ridacchiando.
<<Dai, ho fame!>>
Lui a quel punto si è voltato verso di me, che stavo facendo finta di non ascoltare, e fischiando ha preso la mia attenzioni.
<<Portaci due panini.>> ha ordinato <<A me con il salame.>>
Mi sono alzato e cercando di sembrare il meno sottone possibile ho obbedito; ricordo di essermi sentito estasiato.
Tutto questo ha infine portato a quella fatidica notte.
Era mezzanotte passata, e la casa era nel silenzio più totale; lui non era ancora tornato e io non riuscivo a dormire, non volevo addormentarmi prima che tornasse.
Quando ho sentito la porta di casa aprirsi però mi sono subito reso conto che lui non era da solo … si era portato qualcuno dietro.
Mi sono nascosto sotto le coperte, e chiudendo gli occhi ho finto di star dormendo.
<<Ma sei sicuro?>> ha sentito bisbigliare da una voce femminile.
<<Sì, fidati, lui va a lavoro presto, dormirà già da due ore.>> è stata la risposta del mio fratellastro, sempre bisbigliata.
<<E se lo svegliamo? Poi mi vede nuda!>>
<<Sticazzi, è frocio. Al massimo guarderà me.>>
Li ho sentiti ridacchiare, poi buttarsi sul letto.
Non ho resistito ad alzare la testa e spiarli … e non me ne pento.
Mio fratello era un mostro; ha cavalcato la ragazza per quasi un’ora, senza sostanza, senza pause, passando da una posizione ad un’altra con la stessa bravura di un pornoattore; lei non ha fatto altro che farsi usare come una bambola, travolta dalla sua forza.
Dal pavimento non ho visto troppo purtroppo: ogni tanto intravedevo le loro gambe, ogni tanto la schiena sudata e muscolosa del mio fratellastro, ogni tanto la faccia distrutta della ragazza.
Poi … è arrivato quel momento. Doveva arrivare.
Lui è sceso sul pavimento, lasciando lei sul letto con la testa che sporgeva fuori; le ha infilato il pisello in bocca e ha iniziato a scopargli la faccia con forza sempre maggiore; ho osservato la scena completamente rapito dalla cruda bellezza della scena che mi sono dimenticato che teoricamente dovevo dormire, e così non ho avuto i riflessi pronti quando lui si è voltato verso di me.
I nostri dua sguardi si sono incrociati prima che io potessi rimettere giù la testa e chiudere gli occhi, ma è stata la sua reazione a paralizzarmi; mi ha sorriso, facendomi l’occhiolino, ed è tornato a concentrarsi sulla ragazza.
Mi sono sentito morire dentro.
Alla fine quei due si sono addormentati sul letto; lui con una gamba a penzoloni, così da lasciare in bella mostra il piede.

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