Il Cugino

La mia amica si ferma di colpo e indica una persona seduta a diversi metri di distanza da noi.
<<È lui?>> domanda.
Io acutizzo lo sguardo … si tratta di un ragazzo dall’aspetto giovane che a giudicare dai capelli sembra proprio lui, però ha la testa china su un piccolo tablet quindi non riesco a vederlo in faccia.
<<Forse.>> rispondo alla fine <<Avviciniamoci.>>
Dopo qualche passo il ragazzo si rimette nel borsello il tablet ed alza la testa, permettendomi così di riconoscerlo: sì, è lui … Sebastian.
<<L’ho riconosciuto grazie alle foto.>> dice a questo punto la mia amica <<Tuo cugino ha proprio un gran bello stile.>>
Ecco che si ricomincia. “Gran bello stile” dice lei … ma Seb indossa solo una banalissima maglietta bianca e due scarpe blu, non lo definirei proprio uno “stile” quello. Ma vabbè, devo solo rifarci l’abitudine. Quando vivevamo insieme era una costante sentirsi dire cose del genere dagli altri.
Anche se siamo cresciuti insieme Sebastian è nato cinque anni dopo di me dall’ala fortunata della mia famiglia, e la cosa è piuttosto evidente… è l’unico membro della famiglia che conosco che è alto, con un fisico invidiabile e una faccia da modello.
Il fisico volendo potrei farmelo anche io, se avessi la voglia di andare in palestra … ma la sua faccia non l’avrò mai, così come non avrò mai la sua altezza.
Fin da piccolo le persone intorno a noi non gli facevano altro che complimenti, anche se devo ammettere che la maggior parte di quelli se li meritava. Sembrava sapesse fare ogni cosa. Se prendeva in mano una chitarra si metteva a suonare; se prendeva in mano un coltello si metteva a cucinare … un giorno aveva aggiustato per conto suo il rubinetto di casa nostra, e aveva solo sette anni.
Non ho mai visto i suoi genitori. Mamma e papà non ne parlano mai, neanche i nonni lo fanno … probabilmente sono morti. Malgrado ciò Seb ha parecchi fratelli; le estati le passava insieme a loro.
Per quanto strano possa sembrare, non ho mai visto nemmeno loro.
<<Sebastian!>> lo chiamo io una volta abbastanza vicino, e lui voltando la testa nella mia direzione si alza in piedi e fa un’espressione abbastanza eloquente.
<<Finalmente!>> dice <<Quanto ci hai messo a parcheggiare?>>
<<Non ti trovavamo. Ti abbiamo cercato per mezz’ora.>> risponde la mia amica con un sorriso.
Lui la guarda con un misto di perplessità e disinteresse <<E tu chi sei?>>
<<Un’amica. Mi ha accompagnato qui con la macchina.>>
<<Ah … Va bene, andiamo.>> e detto ciò si mette in marcia verso l’uscita dalla stazione, con noi due al seguito.
Mentre riprendiamo a camminare lancio uno sguardo alla mia amica, che è rimasta un po’ interdetta dal suo comportamento, e le faccio capire che non deve preoccuparsi … Seb si comporta sempre così con me, fin da quando era piccolo.
A cinque anni si era messo in testa che doveva diventare un soldato come quelli che vedeva nei film, diceva che voleva fare “la scuola militare” e andava in giro per casa a “conquistare nuove zone”; se entravo in una sua zona mi riempiva di pugni e calci, e anche se all’epoca avevo letteralmente il doppio dei suoi anni mi riduceva costantemente in lacrime.
Papà non riusciva a tenerlo buono e per difendersi diceva che ero più grande di lui e che quindi dovevo farmi rispettare anche senza il suo aiuto, specie perché lui era sempre fuori di casa e non poteva stare molto tempo appresso a noi due; alla fine ho deciso di smettere di piangere e iniziare semplicemente a evitare “le sue zone”.
Quando ha notato che lo stavo ignorarlo ha iniziato ad attaccarmi però, dicendo che mi stava “invadendo”: mi rubava i giocattoli, nascondeva le mie penne e matite dicendo che quello era il suo bottino di guerra, e ho ben presto capito che non avrebbe mai smesso perché era evidente che quel gioco gli piaceva troppo.
Un giorno gli ho chiesto cosa avrei dovuto fare per avere una tregua, e anche se all’inizio si era rifiutato di darmela dopo un po’ se ne è uscito con delle condizioni che se rispettate lo avrebbero fatto calmare.
Prima di tutto avrei dovuto cedergli il mio letto; noi dormivamo in un letto a castello, e io avevo quello di sopra … ma a quanto pare lo voleva lui.
Come seconda cosa avrei dovuto tenere la stanza sempre in ordine e pulita; lui odia lo sporco e la confusione, ma odia anche mettere a posto le cose, quindi avrei dovuto farlo io al suo posto.
E infine mi ha detto che prima di andare a dormire e dopo essersi svegliato voleva un massaggio alle mani, ai piedi e alla schiena.
Inutile dire che inizialmente mi sono opposto, mi sembravano condizioni assurde e stupide e ho provato a ritrattare, ma questa mia mossa non ha fatto altro che intestardire Seb: voleva tutto quello che mi aveva chiesto, e più contestavo più diventava determinato.
Alla fine ho ceduto. Ho pensato che dopo qualche giorno sarebbe tutto tornato normale e si sarebbe dimenticato di questo nostro “accordo di pace” … ma mi sbagliavo. Ogni volta che provavo a svincolarmi da quegli obblighi lui tornava a fare il violento, e dopo diverse settimane ho capito che ormai non potevo fare altro che adattarmi alla nuova situazione.
Non era così faticoso assecondare queste sue richieste alla fine … Mi bastava tenere pulita la stanza e fargli due massaggi al giorno, niente di troppo complicato.
Non avevo idea di quello che poi sarebbe accaduto. Quello non era nemmeno l’inizio.

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