Predatore 6/7

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Breve riepilogo del sesto anno di vita del soggetto sperimentale OgIT.
All’inizio di quest’anno è successo qualcosa di inaspettato. La creatura ha depositato delle uova? Non credo. Però gli abbiamo scucito le ali e dalle apertura scapolari sono usciti fuori piccoli insetti volanti, cinque per la precisione.
Gli operatori medici si sono spaventati e hanno subito chiamato i supporti, ma gli insetti erano minuscoli e del tutto innocui. Considerando l’interesse della creatura nei confronti degli insetti ho deciso di non farli uccidere e ho permesso alla creatura di tenerseli. Ero certo che se li sarebbe mangiati, così come fa con tutti gli insetti che cattura, invece ha iniziato a giocarci e li ha lasciati volare intorno a sé..
Gli insetti hanno seguito la creatura per giorni, si sono anche nutriti insieme a lei. Quindi ne abbiamo preso uno e lo abbiamo analizzato in laboratorio: sembra una cimice, solo che è grande quanto una coccinella ed è in grado di volare; assomiglia a un coleottero, ma non esiste in natura qualcosa di simile specie perché oltre alle zampe normali ha quattro piccolissimi arti dotati di … pinze? Chele forse. E la bocca presenta dei dentini minuscoli ma molto affilati.
I denti li usa per nutrirsi dei minerali, che scioglie tramite la saliva acida; le pinze servono a uccidere insetti più grandi e mangiare anche loro; le ali le usa per spostarsi mentre al posto della bocca ha una piccolissima proboscide che usa per bere.
Che insetto interessante. Sicuramente è carnivoro, ma la sua capacità di nutrirsi di minerali è particolare.
Rilasciando l’insetto abbiamo notato come esso è volato verso il suo creatore da solo. Avrà seguito una scia di feromoni? Comunque questi insetti non servono solo a confonderci le idee, perché da quando sono presenti la creatura è diventata dieci volte più consapevole di ciò che gli sta intorno.
Lo abbiamo notato durante i test preliminari di inizio anno. Abbiamo di nuovo analizzato il livello di controllo che ha sui suoi sensi, e la sua ecolocalizzazione ha raggiunto un livello ormai inimitabile da nessun altro animale esistente. La creatura è in grado di riconoscere i volti semplicemente con il suono, e molto spesso non ha neanche bisogno di far rumore lui stesso, gli basta che i suoi insetti volino intorno a lui per sfruttare l’ecolocalizzazione.
Durante quest’anno il suo utilizzo delle ali è migliorato contro ogni aspettativa. Ha iniziato a volare insieme ai suoi insetti durante il tempo libero, ed è diventato molto più abile con gli spostamenti in aria. La sua velocità di movimento non è cambiata però, quindi volare rimane comunque sconveniente, ma ha imparato ad usare le ali per eseguire balzi e scatti più rapidi e repentini, inoltre ha imparato a volare senza fare troppo rumore: il ronzio rimane, ma è più sopportabile di prima, che era paragonabile al suono di un motore. Parliamo un po’ dello sviluppo mentale della creatura ora.
Sa contare con la stessa velocità di una calcolatrice, può leggere quasi una pagina al secondo, parla quasi tutte le lingue del mondo e disegna in modo fotografico.
Le arti marziali non sono più un mistero per lui, ha raggiunto il livello di tutti i maestri che abbiamo usato come istruttori, non esiste più nulla che gli si possa insegnare.
Probabilmente a causa degli sport artistici che gli avevamo fatto guardare anni prima, come la danza o la ginnastica artistica, ha anche sviluppato uno stile di combattimento basato sull’eleganza dei movimenti.
La costituzione del suo corpo lo aiuta in ciò. Alto e slanciato com’è, muoversi in quel modo è molto semplice per lui, ed è effettivamente bello da vedere. La creatura stessa dice che gli piace essere “elegante” quando fa determinate azioni, dice che muoversi bene ha “un buon sapore” e genera dei “bei suoni”.
Anche gli ultimi istruttori che gli abbiamo mandato hanno ammesso che è veramente uno spettacolo vederlo all’opera, ma oltre che bello è anche spaventoso perché non si muove solo con eleganza, è anche feroce come un animale selvaggio, non sembra dotato di freni inibitori o empatia di alcun tipo, ed è instancabile; potrebbe combattere senza doversi fermare per ore ed ore, persino per giorni secondo i nostri calcoli.
La creatura sta crescendo molto bene, e di ciò sono soddisfatto: mancano quattro anni alla sua consegna.
Abbiamo iniziato a farlo allenare sugli animali adesso. Gli abbiamo concesso di armarsi con una lama e lo abbiamo chiuso in una stanza lanciandogli contro i predatori che ha visto nelle aree selvagge del mondo in cui è stato abbandonato, iniziando dai cani e dai lupi.
Lo facevamo combattere fino a quando non arriva a rischio di morte, a quel punto neutralizzavamo i predatori e lasciavamo che la creatura si leccasse le ferite per poi farla tornare a combattere appena possibile.
Le prime settimane ha faticato molto contro i canidi: erano affamati, rabbiosi, feroci e veloci, ma ha iniziato a comprendere come ragionavano e dopo le prime difficilissime uccisioni ha iniziato ad essere sempre più pratica con la sua lama, e sempre più precisa con i suoi spostamenti.
A causa della poca utilità delle ali, troppo facili da usare contro animali selvaggi ma difficilissime da usare contro eventuali sapiens, gli abbiamo impedito di usarle anche in questo caso. Ha dovuto adattarsi solo con l’uso dei suoi quattro arti.
Alla fine i canidi sono diventati una semplice passeggiata per lui. Ha iniziato ad affrontarne sempre di più contemporaneamente; prima due, poi tre, infine cinque. L’ultimo gruppo di lupi che ha abbattuto lo ha fatto con un’inaspettata quantità di eleganza e teatralità.
Ne ha addirittura lasciato uno in vita, voleva domarlo e addomesticarlo, e ci è riuscito. Quel lupo è diventato mansueto e obbediente col passare dei giorni, si faceva anche accarezzare e cavalcare dalla creatura.
Lo abbiamo abbattuto alla fine, era ingombrante e non potevamo mantenerlo a lungo dentro il laboratorio, e dal momento che la creatura si è messa a piangere per la sua morte gli abbiamo promesso che avremmo riciclato il suo corpo.
Ho mantenuto la promessa, l’ho spedito alla compagnia e sono certo che lei saprà dove ricollocare quel materiale organico.
Dopo i canidi è stata l’ora degli orsi, ma la creatura si è adattata ad una velocità spaventosa questa volta, già sapeva cosa fare e dove guardare. In pochi giorni comprendeva i movimenti degli orsi alla perfezione, e il quinto giorno è riuscito ad ucciderne uno con poca fatica.
Quando si è sentita abbastanza forte ha provato ad addomesticare anche un orso. Il risultato è stato molto soddisfacente perché ancora una volta l’animale in questione si è fatto domare, seppur con molta resistenza. La creatura inoltre è diventata brava nel capire come ferire senza uccidere. Quando vuole addomesticare un animale si limita a renderlo innocuo, colpendolo in parti dolorose ma non letali.
Spesso sbagliava, ma imparava subito dagli errori.
Anche l’orso addomesticato è stato abbattuto ovviamente. Non lo abbiamo riciclato però, abbiamo permesso alla creatura di mangiarselo. Se lo è finito in un singolo giorno, aiutato anche dai suoi insetti.
È da un po’ che non studiavo la sua dentatura, e ho notato che oltre ai canini particolarmente aguzzi ha anche dei denti veramente duri. Non sono denti da latte quelli, sono denti metallici e fatti per distruggere anche la pietra. Sono i denti di un superpredatore, e fortunatamente sono ancora piccoli.
Arrivato a quel punto abbiamo iniziato a lanciargli contro qualcosa di meno grosso ma altrettanto cattivo: calabroni e vespe. La creatura ha sofferto moltissimo l’aggressione di queste bestie, durante i primi giorni è stata ripetutamente punta fino al suo massimo sopportabile, cosa che ci spingeva spesso a intervenire per aiutarla.
Il suo corpo ha sviluppato un elevatissima resistenza sia al dolore che al veleno degli insetti, ma ciò non la ha aiutata ad affrontarli. Gli abbiamo anche concesso l’utilizzo delle ali, ma lui ha preferito non tirarle fuori per paura che anch’esse venissero punte.
Alla fine ha vinto lo scontro in modo molto semplice: ha scaldato il suo corpo, e il calore che produceva è stato così elevato che ha portato gli insetti a stargli lontano; chi si avvicinava troppo moriva.
Durante i suoi svariati momenti di recupero abbiamo anche dissezionato degli animali in sua presenza, così da spiegargli da cosa sono composti e il come funzionino. Gli abbiamo spiegato come disassemblare i corpi organici usando lame e altri semplici oggetti, e lui ha imparato molto velocemente.
I suoi insetti sembrano apprendere ed evolversi con lui. Sono cresciuti di numero, e analizzandone uno abbiamo scoperto che le ali erano di qualche millimetro più lunghe, e l’insetto possedeva due zampe in più, zampe molto affilate rispetto alle altre … zampe che nella forma sembravano dei bisturi.

Siamo così passati alle vivisezioni. Il soggetto non prova empatia nei confronti degli animali, quindi non è stato difficile questa fase. Muove le mani in maniera impeccabile, la sua precisione è robotica, non esita neanche una volta e quando sbaglia si corregge subito e non ripete gli errori.
Abbiamo poi continuato a far scontrare la creatura con gli animali selvaggi, questa volta privandola dei sensi più importanti. Prima la vista, poi l’olfatto, poi l’udito. Ma non c’era più speranza per le bestie, erano passate da predatori a prede in meno di un anno.
Siamo così arrivati agli homo sapiens, gli animali più interessanti e difficili da eliminare. Più deboli dei loro cugini mammiferi, ma molto più intelligenti. La nostra creatura non si affida alla forza però, dopotutto è ancora piccola quindi ha un corpo che seppur superiore a quello di un coetaneo possiede comunque meno forza di un adulto.
Non ha avuto molti problemi ad uccidere i primi sapiens che gli abbiamo lanciato contro comunque, che erano adulti (anche se in uno stato mentale completamente distrutto a causa della cattività in cui li abbiamo tenuti).
Avevamo detto ai sapiens che sarebbero stati liberi di tornare a casa se fossero stati in grado di eliminare la nostra creatura, che ai loro occhi appariva come un innocuo e tenero bambino di sei anni, ma lei ha danzato intorno a loro benissimo. I suoi colpi sono stati imprecisi però, non sapeva bene dove mirare e così andava ad intuizione.
Colpiva gli arti inferiori per portarli a terra, e una volta a terra colpiva la gola; contro i sapiens più grossi e alti utilizzava la stessa tecnica usata per gli orsi, cioè si arrampicava sulla loro schiena per pugnalarli direttamente sulla nuca. Era veloce, letale, insensibile, e si divertiva moltissimo durante il processo di eliminazione.
Per la creatura era un gioco tutto ciò, si divertiva nel uccidere i sapiens, e noi abbiamo sfruttato quel momento per spiegargli il come funziona il corpo di un sapiens e dove sono i suoi organi vitali, e in poco tempo lei ha iniziato ad eliminare i sapiens con molta più precisione ed eleganza.
Gli scontri più difficili sono stati gli ultimi per la creatura. Abbiamo usato come cavie gli istruttori di arti marziali che lo avevano seguito fino a quel momento. Lui non voleva ucciderli, e loro non volevano di certo combattere, ma gli abbiamo fatto capire che non c’era scelta.
Agli istruttori bastava neutralizzare il soggetto per guadagnarsi la libertà, non dovevano eliminarlo; la creatura invece doveva ucciderli, la punizione sarebbe stata l’assenza del senso del gusto per mesi.
Gli istruttori di arti marziali avevano esperienza e forza rispetto al nostro soggetto, e non essendo stati in cattività per mesi o anni erano in uno stato mentale molto più solido rispetto a quello dei sapiens uccisi in precedenza, ma ciò non è bastato a salvarli.
Anche lupi, cani e orsi avevano più forza della creatura, anche gli altri sapiens adulti avevano più forza di lei, ma la creatura a differenza degli altri non doveva riprendere fiato dopo i movimenti, poteva muoversi costantemente senza perdere potenza, poteva saltare intorno alla sua preda per giorni interi e anche se colpita non prendeva realmente danno, il suo corpo è duro come una piccola roccia.
Uno dopo l’altro gli istruttori sono morti, piangendo e chiedendo pietà al loro ex allievo. Ma la creatura ancora una volta non mostrava empatia, voleva solo poter mangiare in pace, e poi provava piacere nel mostrarsi superiore a chi in passato lo aveva addestrato.
Alla domanda “Ti dispiace per loro?” lui ha dato questa risposta:
“Un po’. Volevo diventare loro amico, non volevo ucciderli. Ma mi hanno detto che dovevo ucciderli oppure non potevo mangiare.”
A quel punto la nostra piccola macchina da guerra era quasi pronta. La tecnica l’aveva, così come l’esperienza; era obbediente ed efficiente, e gli piaceva uccidere. Dovevamo fargli compiere l’ultimo passo.
Come ultima prova gli abbiamo chiesto di eliminare la sua badante preferita, quella più anziana. La creatura si è rifiutata però.
A causa della sua disobbedienza lo abbiamo deprivato del senso del gusto come punizione, ma essa ha continuato a rifiutarsi. Gli abbiamo bruciato gli insetti che l’accompagnavano davanti gli occhi e gli abbiamo anche ricucito le ali nella schiena assicurandoci di mettere insieme ad esse dei rotoli di filo spinato, così da provocare la quantità maggiore di sofferenza fisica, ma ha continuato a rifiutarsi.
L’abbiamo deprivata di tutti i sensi, e poi abbiamo anche deciso di non nutrirla più, facendola così dormire per la maggior parte del tempo in modo da poterla rinchiudere in una serie pressoché interminabile di incubi, dove la torturavamo senza sosta, giorno dopo giorno, ora dopo ora. Paure, fobie, dolori, angosce … gli lanciavamo addosso di tutto. Abbiamo anche cercato di fargli sviluppare dell’odio nei confronti della badante, ma la creatura sapeva di essere in un sogno, non si lasciava fregare, e più il tempo passava più la sua mente reagiva.
Alla fine la creatura si è adattata all’aggressività del mondo onirico, e dopo un mese in quello stato ha iniziato a fare solo sogni lucidi, riprendendo il controllo della sua mente e cacciandoci fuori.
A quel punto abbiamo deciso di fare una cosa. Abbiamo incatenato la creatura e l’abbiamo costretta a guardare la sua curatrice preferita venir torturata davanti a lei. Gli abbiamo detto che aveva due scelte: vederla morire nel corso di giorni di torture e sofferenza, oppure ucciderla lei stessa per risparmiargli il dolore.
Ed è stato in quel momento che è successo qualcosa che ci ha spaventati: la creatura ha chiuso gli occhi ed è entrata in coma.
Inizialmente pensavamo che si fosse suicidata in qualche modo, e la cosa ci aveva quasi fatto impazzire. Non dovevamo perderla, la compagnia non ci avrebbe mai perdonato una cosa simile.
Ma era viva. Era solo in coma. Peccato che in quel coma essa non sognava né dava segni di volersi o potersi svegliare. Sarebbe morta se avesse continuato così, anche perché gli aghi non andavano oltre la sua pelle quindi nutrirla era complicato dato che dovevamo inserirgli il cibo dalla bocca e farglielo ingoiare manualmente.
Abbiamo così chiesto aiuto alla badante, offrendogli in cambio la libertà. Lei ha accettato, per quanto diffidente, e quando ha preso in braccio la creatura essa si è svegliata e le ha sorriso.
Questo significa una cosa ben chiara: questa creatura non è in grado di eliminare un’entità a cui è affezionata.
Questo può essere un bene in realtà. Se la facessimo affezionare ad un membro della compagnia non sarebbe in grado di tradirlo, ad esempio. Però devo ammettere che tutto ciò è un bel problema. Una pistola che si rifiuta di sparare è una pistola che nessuno vorrebbe comprare …
In seguito a questi eventi la creatura è anche diventata ostile nei confronti dei nostri agenti e delle altre badanti.
La sua badante preferita è andata via però. Non potevamo abbatterla perché poteva ancora esserci utile, non potevamo rimetterla a lavoro o avrebbe reso le altre curatrici sospettose come lei, ma non potevamo neanche tenerla in cattività oppure non ci avrebbe più aiutato in futuro. Le abbiamo così dato la libertà, anche se abbiamo chiesto alla compagnia di tenerla sotto stretta osservazione.
La donna lo sa. Ha chiesto aiuto al governo della nazione in cui si è rifugiata e la polizia la sta tenendo d’occhio. Non sarà un problema rapirla se mai dovesse servirci dato che quasi tutti i governi collaborano con la compagnia, ma è un vero peccato che le cose siano andate così male, specie ora che sembrava che tutto stesse filando liscio.
Durante le ultime settimane dell’anno la creatura è diventata davvero ingestibile. Non vuole più collaborare. Non si fida più di noi. Si limita a mangiare e a minacciare di andare in coma se proviamo a fargli qualcosa. Ci ha anche costretti a scucirgli le ali, capendo di avere un certo potere su di noi.
Questo è un male. Ci serve un modo per farci perdonare e ristabilire il controllo, oppure devo chiedere un aiuto diretto della compagnia.