Predatore 5/7

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Breve riepilogo del quinto anno di vita del soggetto sperimentale OgIT.
La creatura ha passato un anno molto movimentato. Seguendo le istruzioni lasciateci dalla compagnia gli abbiamo fatto lasciare il laboratorio, cosa che l’ha entusiasmata e divertita molto; vedere per la prima volta il mondo che fino a quel momento aveva osservato solo da uno schermo è stata un’esperienza unica per lei, di un’intensità indescrivibile.
Noi l’abbiamo seguita da molto vicino ovviamente, e lei si è comportata molto bene e non ha disobbedito a nessun ordine. Gli abbiamo insegnato a comunicare con altri sapiens senza cercare di mangiarli, gli abbiamo permesso di assaporare il mondo con il suo corpo in ogni bioma esistente, da quello più freddo a quello più caldo, e l’abbiamo fatta socializzare con i cuccioli di sapiens della sua stessa età.
Abbiamo avuto piccoli problemi durante la socializzazione però. La creatura tendeva a voler ancora comunicare coi feromoni ma gli altri sapiens giustamente non rispondevano, cosa che irritava la creatura e la rendeva aggressiva e antisociale inizialmente.
Malgrado questi piccoli problemi devo dire che ora socializza molto bene. I sapiens lo trovano adorabile perché ha un faccino a loro dire “angelico”, e questo lo aiuta con l’attrarre l’attenzione dei suoi “simili”.
Parliamo ora della sua abilità di volo.
I primi mesi abbiamo lasciato che la creatura imparasse a usare le sue ali all’aperto, e quando finalmente ha iniziato a volare la seguivamo con dei droni per indicargli dove andare e cosa fare, e abbiamo iniziato ad allenarla nello sfruttare i suoi sensi per orientarsi meglio durante il volo.
Ora è molto brava ad usare le ali, ma devo dire che sono abbastanza inutili. Prima di tutto non può tirarle fuori se ha dei vestiti addosso, quindi sono inutilizzabili per la maggior parte del tempo. E poi il suo corpo è pesante per le sue ali, motivo per cui è lento nel volo.
Ci sono altri problemi relativi alle ali: correndo la creatura raggiunge una velocità che volando non riuscirebbe ad eguagliare, e durante il volo il resto dei suoi arti sono leggermente inibiti e meno efficienti.
Inoltre produce un ronzio molto forte quando vola, cosa che gli rende molto difficile l’utilizzare l’ecolocalizzazione in aria. A causa di ciò, dopo molti studi e test, abbiamo capito che le ali sono uno strumento molto sconveniente da usare. Utile per lunghi spostamenti verticali, ma non per altro.
Sono lente, rumorose, ingombranti … una delusione. Si possono utilizzare per velocizzare alcune azioni del corpo però, ad esempio le ali possono fornire un ottima spinta durante l’inizio di una corsa, e possono dare maggiore stabilità nella postura della creatura.
Ora parliamo del suo addestramento.
Dopo i primi mesi abbiamo iniziato a portarlo in parti del mondo più povere e instabili, dove abbiamo alcune delle basi più produttive. Lo abbiamo sottoposto a visioni di pestaggi, torture, omicidi e abusi. Volevamo vedere come reagiva.
La creatura non è stata molto colpita dalla violenza o dal sangue, era semplicemente curiosa.
Ottimo. Almeno non ha freni inibitori da dover distruggere o codici morali da dover violare.
Dopo quelle tappe abbiamo iniziato la fase dell’anno più ardua, cioè quella riguardante la sopravvivenza in posti ostili.
Lo abbiamo fatto correre nudo nel deserto africano e in quello siberiano per giorni, e in entrambi i casi il risultato è stato soddisfacente. La sua pelle, che un tempo soffriva le temperature estreme, ora è diventata più resistente anche sotto questo punto di vista. Si è adattata nuovamente.
Dopo il deserto lo abbiamo lasciato per alcune settimane nelle foreste e nei boschi di diverse parti del mondo, e anche lì dentro non ha faticato a sopravvivere, gli è bastato divorare qualsiasi cosa si trovasse davanti, dalle piante agli animali ai minerali.
Esperienze che dovevano essere traumatiche sono state anche fin troppo divertenti per lui.
Nelle foreste la creatura era libera di mangiare quanto voleva e quello che voleva, cosa che l’ha spinta ad aver così tanta energia da non dover più dormire di notte. A causa di ciò il suo corpo si è nuovamente adattato alla cecità notturna dei suoi occhi, che questa volta non erano disabilitati però, erano perfettamente funzionanti.
L’adattamento ha migliorato il bulbo oculare stesso infatti, portando nel tempo la creatura ad avere una vista paragonabile a quella dei felini e i rapaci notturni.
Di notte si è anche reso conto di far troppo rumore, quindi in maniera istintiva ha iniziato a muoversi furtivamente per emettere meno suoni possibili. Col passare delle settimane è diventato abile nell’arrampicarsi e nello spostarsi tra gli alberi e il terreno senza fare rumore, nonostante il suo peso.
Ha evitato gli animali pericolosi come lupi e orsi e usava le ali solo per raggiungere i rami degli alberi più alti quando doveva orientarsi tramite la vista. Il saper volare, per quanto poco utile nella maggior parte delle volte, è stato fondamentale sia per orientarsi che per evitare i grandi predatori delle foreste.
Inoltre ha sfruttato la sua possibilità di andare in luoghi sopraelevati per studiare con più calma alcuni animali che avevano attratto la sua attenzione, come ad esempio le aquile, che erano velocissime nel catturare la preda durante il volo, oppure i gufi, che erano silenziosi e notturni proprio come lui.
In quel periodo la creatura ha imparato ad orientarsi molto in fretta, ha imparato a riconoscere diverse tipologie di animali, ha addirittura iniziato a seguirne alcuni per studiarne i comportamenti, e finalmente abbiamo capito come fargli conoscere il mondo senza l’utilizzo della lettura. Specie perché ancora adesso lui non sa né leggere né contare.
Foglie, tipi di alberi, insetti, mammiferi … tutte queste cose ora è in grado di comprenderle e capirle. Le ha studiate di persona, le ha annusate, mangiate, sentite, ci ha giocato … Tramite i libri non saremmo mai stati in grado di fargli entrare in testa tutte queste informazioni.
In quel periodo abbiamo anche compreso la vera utilità delle sue ali. Lui faceva molta fatica a nuotare in passato, però esse gli permettono di muoversi molto bene sott’acqua, e studiando i suoi movimenti in immersione ho compreso che in realtà quelle ali sono fatte più per nuotare che per volare. A testimonianza di ciò c’è il fatto che lui possa respirare sott’acqua.
Ha sfruttato le sue ali per immergersi nei laghi e nuotare nei fiumi, e se inizialmente affondava come un sasso col passare del tempo il suo corpo si è adattato al nuoto: adesso è talmente abile nel nuoto che potrebbe essere scambiato per una sirena, e riesce a nuotare anche senza il supporto delle sue ali.
Alla fine di queste escursioni abbiamo organizzato un suo rapimento, volevamo che la sua ultima avventura fosse davvero traumatica.
Prima di farlo rapire gli abbiamo cucito l’apertura alare, non volevamo che le ali si notassero, dopodiché è stato portato in uno di quei luoghi da cui noi compriamo i cuccioli di sapiens, e lì dentro ha di nuovo visto tanti coetanei, ma questa volta erano malnutriti e molto più taciturni e tristi del normale, senza genitori e giocattoli, e abusati quasi a livello quotidiano.
Quel posto gli ha fatto paura. Si è rattristato tanto per i coetanei, e allo stesso tempo era confuso e non capiva cosa stesse succedendo, né capiva il perché lui o loro stessero lì.
Non sappiamo bene cosa gli abbiano fatto dentro quel posto, ma siamo stati chiari nel fatto che doveva esserci spedito sano, intero e vergine.
E così è stato.
Lo abbiamo comprato con successo ed è tornato nel nostro laboratorio all’interno di una valigia. Dice di aver visto cose bruttissime lì dentro. Dice di aver pianto per gli altri sapiens, e di aver sentito urla e rumori spaventosi, anche se però non aveva molta paura di farsi male dato che in genere non si fa mai male.
Aveva paura per i coetanei che venivano portarsi dentro una stanza buia da cui poi non uscivano più. Diceva che delle volte sognava di essere portato dentro quella stanza, per poi svegliarsi prima di entrare. L’ha descritta come stanza diversa dalle altre, perché nessuna parte dei suoi sensi riusciva a capire cosa ci fosse oltre la porta. Era buia e apparentemente vuota, ma da lì usciva sempre una strana musica e i bambini che entravano non uscivano più, né vivi né morti; gli adulti lasciavano entrare i bambini da soli e loro stessi evitavano di entrarci, come se anche a loro facesse paura il contenuto di quella stanza.
Alla domanda “vuoi tornarci?” lui ha risposto “Voglio mangiare i grandi che stanno lì e portare via quelli piccoli come me”.
Ha passato gli ultimi giorni dell’anno in parte in laboratorio e in parte fuori, in posti tranquilli e pieni di sapiens felici e sereni. Ha anche ripreso le lezioni di arti marziali, e ora è notevolmente migliorato. I maestri dicono che è quasi impossibile avere a che fare con lui, è molto bravo a prevedere le mosse dell’avversario e ad attaccare i punti scoperti, inoltre è diventato molto creativo. I suoi scontri non sono più copioni letti e riletti, ogni volta raccontano una storia diversa e improvvisata.