Terzo giorno – 1/3

Durata lettura: corta

<<Ehi … mi senti?>> sento qualcuno toccarmi la spalla <<Ragazza?>>
La voce della signora mi fa riaprire lentamente gli occhi, quindi la metto a fuoco.
<<E …ehi …>> le rispondo io con voce roca e stanca; mi sento totalmente senza forze.
<<Oh grazie a Dio sei viva.>> dice la signora con un sospiro <<Riesci ad alzarti?>>
Io interrogo rapidamente il mio corpo: mi fa male tutto e ho la mano sinistra che non riesce più a chiudersi a pugno, ma almeno l’occhio sinistro non è completamente andato e le mie gambe sono ancora in grado di reggere il mio peso … credo.
<<Penso di sì.>> rispondo io, un po’ esitante; sono distrutta ma il pavimento è particolarmente scomodo, quindi alzarmi non mi farebbe male.
<<Bene. Ti aiuto.>>
Mi tira su e aggrappandomi alle sue braccia riesco a rimettermi sulle mie gambe. Non è stata un’operazione veloce, né indolore, ma almeno adesso sono in piedi.
Il bar è proprio come l’avevo lasciato, devastato dalla battaglia e pieno di corpi esanimi. Io cerco di non guardare i cadaveri e mi concentro sui due ragazzi ancora vivi, che però non sembrano voler rimanere vivi per molto.
Lorenzo è seduto per terra e appoggiato a un muro. Si muove a malapena.
Il suo amico è sdraiato affianco a lui e sembra star dormendo.
<<Come … come stanno loro?>> domando alla signora.
<<Non lo so. Gli ho dato dell’acqua ma … sono molto stanchi.>>
<<Capito.>>
Io inizio a camminare e la signora mi aiuta a spostarmi. Esco dal retro del bancone e avanzo verso i due ragazzi. Lorenzo alza la testa per guardarmi, ma è come se non mi vedesse per davvero. Ha uno sguardo spento e stanco.
In mano ha il suo telefono. Probabilmente anche lui ha provato a chiamare i genitori, o forse gli amici. Chissà che notizie ha avuto.
<<Ehi …>> lo saluto io una volta abbastanza vicino a lui.
<<Ciao Nicky.>> risponde lui abbozzando a un debolissimo sorriso <<Sei viva.>>
Io annuisco.
<<Sono contento.>>
<<Anche io.>>
A questo punto il suo sguardo si sposta verso il resto del bar, e la signora si allontana lasciandomi da sola con loro.
Io sono tentata di sedermi affianco a lui, ma se mi mettessi giù non riuscirei più ad alzarmi, quindi preferisco rimanere in piedi e guardarmi intorno a mia volta.
<<Che cosa sta succedendo?>> mormora Lorenzo dopo un po’ <<Che … cosa sono quelle cose?>>
Io scuoto la testa <<Non lo so.>>
<<Io … credo che moriremo.>> dice alla fine; io non rispondo, non saprei cosa dirgli se non dargli ragione, quindi rimango in silenzio <<Domani torneranno. Ne sono sicuro.>> aggiunge <<Ma non so se … cioè … non credo riuscirò a fare molto. Credo che morirò.>>
<<Forse non tornano.>> dico io dopo quasi un minuto di silenzio, e questa volta è lui a non rispondere.
Io a questo punto torno a guardare lui e il suo amico. Hanno le nocche rotte, delle ferite marginali sulle guance, Lorenzo ha pure un occhio nero … sono davvero messi male.
<<Vuoi … qualcosa da bere?>> gli domando, e Lorenzo scuote la testa.
<<Tranquilla.>> mi dice, dopodiché stringe i denti e con un’unica spinta si rimette in piedi. Si vede che è stanco, ma riesce comunque a essere più energico di me.
<<Wow …>> commento <<ma tu non ti stanchi mai?>>
Lui mi lancia un altro debole sorriso ma non risponde alla domanda, sposta l’attenzione sul mio amico invece <<Dobbiamo portarlo via. Cioè, devo portarlo via. Devo portarlo in un posto sicuro, un posto dove quelle cose non possono entrare.>>
Io annuisco <<Sì … hai ragione.>>
Lorenzo si passa una mano tra i capelli <<Non so dove però. Cazzo …>>
<<E i tuoi amici? Li hai chiamati? Hai sentito dove sono?>>
Lui assume un’espressione ancora più triste <<S … sì.>> dice con un po’ di esitazione <<Cioè … molti di loro non rispondono. Uno mi ha scritto un messaggio però. Ha detto che è andato tutto a puttane. Che …>> fa spallucce e scuote la testa mentre ingoia le parole che stava per dire; sembra che stia per piangere.
<<Tranquillo, tranquillo, ho capito.>> taglio corto io; i suoi occhi lucidi mi stanno facendo pensare ai miei di genitori e amici, e ora proprio non voglio farlo <<Senti … ehm … oggi … oggi andiamo via. Andiamo dalla polizia e poi->>
<<No!>> scatta subito lui <<No no no no no! In città è un casino. La gente è impazzita.>>
<<In che senso?>> gli chiedo.
<<Non lo so, ma mi ha detto che tutti si stanno ammazzando a vicenda. Non so il perché.>>
<<Si stanno ammazzando?>> aggrotto le ciglia <<Ma … perché?>>
<<Non lo so ma mi ha detto di non venire. La polizia spara a vista e … non lo so.>> si passa le mani tra i capelli con tono disperato <<Non lo so Nicky, non so che cazzo succede, non so che cazzo fare, non su un cazzo di niente.>>
<<Va bene va bene.>> cerco di tranquillizzarlo io <<Allora … non andiamo lì. Non andiamo dalla polizia.>>
<<Sì ma dove andiamo allora?>> sbotta lui a questo punto <<Dove … che facciamo? Che … cioè … che->>
<<Ehi, ragazzi.>> la signora interrompe la nostra discussione mentre si avvicina verso di noi <<Ho preparato dei panini. Le scorte sono quasi del tutto finite. Ho fatto tutti quelli che potevo.>>
Lorenzo la guarda per qualche secondo senza dire nulla, poi sorride con gratitudine e annuisce <<Va bene. Grazie Eli.>>
Lei annuisce, guarda il ragazzone per terra e poi sospira con espressione preoccupata <<Si rialzerà?>>
<<Certo.>> risponde Lorenzo <<Non è m … ehm … sta bene. Si rialzerà.>>
La donna annuisce <<Va bene. Tu hai sete?>> e mi guarda <<Non hai mangiato niente da quando ti sei alzata.>>
<<No, stia tranquilla. Grazie E-Eli, giusto? Si chiama così?>>
<<Elide.>> mi risponde lei con un sorriso <<E tu?>>
<<Nicole.>>
Lei annuisce <<Allora … io ho provato a chiamare di nuovo la polizia ma non risponde nessuno. Quindi ci tocca andare a piedi in centrale, come avevamo detto ieri. Gli diciamo cosa è successo qua e forse vi portano anche in osp->>
Lorenzo scuote la testa <<Non andiamo dalla polizia.>> dice.
<<E … e dove?>> fa lei con con la stessa espressione che farei io se fossi nella sua situazione.
<<N … non lo so.>> Lorenzo lancia uno sguardo al suo amico <<Ci devo pensare. Per ora vado al bagno.>>
<<Va bene. Ti accompagno?>> domanda la signora a questo punto <<Fuori potrebbero esserci altri … cosi.>>
<<No, no, rimanga qui, è più sicuro.>> Lorenzo mi guarda <<Pure tu … rimani con lei, va bene?>>
<<Devi per forza andare?>> dico io guardandomi intorno; non mi sentirei per niente sicura ad aggirarmi da sola per la stazione.
<<Non posso mica pisciare per terra.>> risponde lui con un mezzo sorriso.
<<No ma … in una bottiglia potresti farlo.>>
<<Dai!>> esclama lui <<Non sono un animale. Torno subito, non vi preoccupare.>>
<<A-aspetta.>> lo fermo io a questo punto <<Vengo con te. Così ci andiamo insieme e dopo non devo andarci da sola.>>
<<Va bene. Eli? Tu?>> lei scuote la testa, quindi lui annuisce <<Rimani qui con lui allora. Nasconditi dietro al bancone se senti qualcosa.>> detto questo Lorenzo mi fa segno di seguirlo fuori dal bar, e io lo faccio.