Seconda notte – 1/3

Durata lettura: corta

C’è un silenzio cristallino nel bar. La tensione è così alta che è l’unica cosa che si può sentire. 
Io mi sono svegliata da poco, ma un po’ perché ho dormito usando la mia valigia come cuscino e un po’ perché ho dormito usando il pavimento come letto, mi sento comunque distrutta e stanca.
Ho il telefono in mano, pronta a chiamare mia madre nel caso qualcosa dovesse succedere. Lei già lo ha fatto tre volte nell’ultima ora, ma adesso tutto tace. Non volano neanche le mosche.
<<Dai, dormi.>> sento sussurrare da qualcuno <<Tanto non succede nulla.>>
Io non cerco l’origine di quella voce, mi concentro sulle finestre e l’entrata del bar. Lorenzo è lì di fianco con i suoi amici e un altro adulto, sono tutti nervosi ma anche abbastanza speranzosi che non accada niente.
Controllo il telefono. Mancano tre minuti alla mezzanotte.
Ieri ci hanno attaccato precisamente alle dodici. Su internet tutti confermano che l’attacco è avvenuto alle dodici, e la cosa strana è che questo vale anche per le persone che abitano in posti dal fuso orario diverso dal nostro: Londra ha subito un attacco identico un’ora dopo di noi ad esempio. A causa di ciò a tutti è venuta la paura che anche questa mezzanotte possa essere simile a quella precedente.
Controllo il telefono. Mancano due minuti.
Metto il silenzioso perché non vorrei che mamma mi chiamasse proprio ora, spaventerei tutti quanti e li distrarrei. Però le scrivo, le dico di mettersi al sicuro, di nascondersi o comunque di uscire di casa. Lei ancora non lo ha fatto, non mi ha ascoltato.
Finisco di scrivere che manca solo un minuto alla mezzanotte.
Lei legge il messaggio. Risponde che se succede qualcosa proverà a scappare. Mi dice di rimanere al sicuro a mia volta.
Mezzanotte.
E ora? Che facciamo? Aspettiamo?
Tutti i presenti si guardano in modo eloquente. Teoricamente potremmo essere di nuovo aggrediti dalle sagome nere, ma per ora non sta succedendo. Nessuno sembra comparire dall’ingresso della stazione.
Questo perché non compaiono da lì.
<<R … ragazzi?>> la voce di una donna prende la nostra attenzione <<Sentite anche voi?>> fa lei indicando l’aria <<Passi. Li sentite? Qualcuno corre lì fuori.>>
Tutti i presenti si irrigidiscono ma non abbiamo neanche il tempo di sentirli questi passi che scatta il primo urlo.
<<ECCOLI!>> avverte uno dei ragazzi alla porta <<Vengono dal corridoio!>>
<<Quanti sono?>> domanda una persona nel mentre il panico inizia a impadronirsi del bar.
<<N-non lo so … tre … quattro …>>
<<TANTI!>> taglia corto l’adulto lì presente <<Non dobbiamo farli entrare!>>
Chiudono la porta del bar a chiave e usano i tavoli e le sedie, che già erano stati preparati per un’evenienza simile, per bloccare ulteriormente l’ingresso. Non so quanto possa reggere questo sistema difensivo, ma per ora la porta non viene buttata giù.
<<Le finestre!>> dice una donna <<Entreranno da lì.>>
Io mi volto a guardare le finestre del bar, e in effetti sono abbastanza grandi da poterli fare passare. Due di quelle finestre sono anche rotte, quindi probabilmente anche ieri hanno provato ad entrare da lì.
<<Sì, sì. Lo so.>> è la risposta di uno dei due amici di Lorenzo <<Devono scavalcare però, e mentre lo fanno proviamo a fermarli.>>
<<E se-?>> questa voce viene interrotta dal fatto che una sagoma è apparsa davanti alla finestra. È proprio come ho visto sul telefono, sono persone ma … tutte nere. Non sembrano indossare dei vestiti scuri, al contrario sono così nere che quando sovrappongono le braccia al corpo quest’ultime si confondono e la sagoma sembra una grossa macchia nera semovente.
Sono strane quanto spaventose. Non hanno un volto, non hanno vestiti, non hanno dettagli, non hanno profondità e non fanno neanche troppo rumore.
La sagoma che è apparsa davanti alla finestra prova immediatamente a scavalcarla, ma si ritrova subito aggredita; i ragazzi la tirano all’interno del bar, la buttano a terra e subito l’adulto inizia a schiacciarle la testa con furia.
Io rimango scioccata dalla scena. Sembra quasi che stiano pestando una persona, una persona che però non parla, non urla, non geme e non fa nessun tipo di rumore. È così … innaturale.
All’improvviso l’ombra … sparisce. Letteralmente. Non si lascia nulla alle spalle, e non fa nessun rumore particolare. Semplicemente … cessa di esistere. Neanche a dire che evapora, si scioglie, esplode, cade a pezzi … no. Sparisce. Proprio come farebbe un’ombra esposta alla luce. Scompare nell’arco di un battito di ciglia, ma anche di meno.
Tale sparizione è talmente rapida e improvvisa che inizio a domandarmi se l’ombra sia mai stata lì, o se invece fosse solo un’illusione.
<<E una è fatta.>> dice l’uomo che le stava colpendo la testa <<Datemi quella.>> e indica una bottiglia di vetro appoggiata sul bancone del bar; una delle donne che si occupava delle razioni la prende e gliela tira <<Aspettiamo che arrivino gli altri.>> continua l’uomo prendendola al volo <<Poi colpiamo.>>
Lorenzo annuisce e prende a sua volta una bottiglia, e noto che entrambe sono belle piene. Se già una bottiglia di vetro vuota fa male, una piena sicuramente è più pericolosa, e forse resiste anche meglio ai colpi e non si rompe subito.
Il silenzio, così come la tensione, tornano a regnare sovrani nella stanza. Le uniche cose a far rumore sono i colpi continui sull’ingresso del bar, e il rumore dei passi intorno all’edificio.
<<E una è fatta.>> sento dire, ma questa voce viene da fuori <<Aspettiamo che arrivino gli altri. Poi colpiamo.>>
<<Le finestre! Da lì!>> dice un’altra voce proveniente dall’esterno.
<<Sì, sì. Lo so.>>
<<E se? E se? E se? E se? E se?>>
<<Le finestre!>>
<<Lo so. Lo so.>>
<<Le finestre!>>
<<Che cazzo-?>> sento sussurrare da uno dei presenti nel bar.
<<Parlano tra di loro.>> spiega una donna <<Si stanno organizzando.>>
<<Ma perché parlano così?>> domanda un altro.
<<Non lo so ma vogliono entrare dalle finestre. State pronti.>>
<<R-ragazzi, quella è la voce di Jenny.>>
<<No, non è Jenny. Non può essere lei, lo sai.>>
<<Sì ma->>
<<Fra’! Non è Jenny. Concentrati.>>
Rimaniamo in attesa nel mentre le sagome all’esterno continuano a urlarsi a vicenda parole sconnesse e copiate da noi, ma l’attesa finisce dopo poco.
La terza finestra del bar viene rotta, e questa volta ben quattro sagome tentano di entrare contemporaneamente.