Secondo giorno – 1/3

Durata lettura: corta

Non sono riuscita a dormire. Dal telefono capisco che sono le otto di mattina, ma il cielo è ancora nero. La situazione qui è peggiorata nel frattempo.
Le persone della stazione sono tutte rintanate nel bar, sedute per terra e spaventate. Io ho ricevuto una chiamata disperata da mia madre nel frattempo. Aveva la voce completamente stravolta dal terrore e la tristezza.
Papà è morto. È stato ucciso da qualcuno, ma non sa chi. Anche lei è stata aggredita, ma papà l’ha salvata all’ultimo. Io non ho saputo che dirgli, sono rimasta a piangere in silenzio mentre lei piangeva con me al telefono.
Anche il resto dei presenti non sembra aver passato una bella notte. A parte l’aggressione subita da loro stessi c’è anche quella subita dai loro cari a pesare sulle loro spalle. A quanto pare la stazione non è stata l’unica ad essere attaccata, ma tutti sono stati bersagliati.
Su internet i video di varie aggressioni si sprecano. È grazie a uno di quei video che sono riuscita a capire cos’è successo, e ho dovuto guardarlo venti volte prima di accettare il fatto di non star avendo delle allucinazioni causate dalla stanchezza o dal trauma di tutti gli eventi che mi stanno capitando assieme.
A quanto pare ad attaccare sono persone … nere. Ma non etnicamente nere, e neanche vestite di nere. Sembrano delle sagome nere. Delle ombre. Delle ombre dalla forma umana.
È … è stranissimo. Non capisco. Sembra di esseri finiti in un film horror o qualcosa del genere.
Poche ore fa qualcuno è riuscito a far partire una macchina del parcheggio scassinando la porta e facendo qualcosa di strano con i fili del motore o qualcosa del genere. Una ragazza era ferita e doveva essere portata all’ospedale, ma visto che nessuno rispondeva il suo fidanzato ha deciso di condurla di persona nel primo ospedale possibile.
Non so se ci è riuscito o no. Si sono caricati in macchina alcuni altri ragazzi e un paio di adulti, e a partite sono stati in otto alla fine, tutti in una macchina che al massimo poteva contenerne cinque.
Non ho idea di come abbiano fatto.
Guardo il telefono.
Sono le otto e dieci. Il tempo passa davvero lentamente, specie quando non sai cosa fare. Non ho fame. Non ho sonno. Non ho sete. E vorrei anche evitare di pensare alla telefonata di mamma e alla voce che aveva. Non riesco neanche a immaginare … non voglio neanche immaginare come si sente in questo momento.
Oddio …
Ma cosa sta succedendo? Perché è tutto buio? Cosa sono queste ombre? Che il mondo stia finendo per davvero?
Sono così confusa che non so neanche se ho paura. Ma credo di no. Non più. Sono solo stanca per ora, vorrei tanto dormire e svegliarmi all’alba. Ma per qualche strana ragione, malgrado mi senta priva di energia e di forze, non ho sonno.
E poi sono certa che anche se riuscissi ad addormentarmi non sarebbe un alba quella ad accogliermi al mio risveglio.
A questo punto, considerando anche i recenti eventi, mi conviene stare il più sveglia possibile.Non sono riuscita a dormire. Dal telefono capisco che sono le otto di mattina, ma il cielo è ancora nero. La situazione qui è peggiorata nel frattempo.
Le persone della stazione sono tutte rintanate nel bar, sedute per terra e spaventate. Io ho ricevuto una chiamata disperata da mia madre nel frattempo. Aveva la voce completamente stravolta dal terrore e la tristezza.
Papà è morto. È stato ucciso da qualcuno, ma non sa chi. Anche lei è stata aggredita, ma papà l’ha salvata all’ultimo. Io non ho saputo che dirgli, sono rimasta a piangere in silenzio mentre lei piangeva con me al telefono.
Anche il resto dei presenti non sembra aver passato una bella notte. A parte l’aggressione subita da loro stessi c’è anche quella subita dai loro cari a pesare sulle loro spalle. A quanto pare la stazione non è stata l’unica ad essere attaccata, ma tutti sono stati bersagliati.
Su internet i video di varie aggressioni si sprecano. È grazie a uno di quei video che sono riuscita a capire cos’è successo, e ho dovuto guardarlo venti volte prima di accettare il fatto di non star avendo delle allucinazioni causate dalla stanchezza o dal trauma di tutti gli eventi che mi stanno capitando assieme.
A quanto pare ad attaccare sono persone … nere. Ma non etnicamente nere, e neanche vestite di nere. Sembrano delle sagome nere. Delle ombre. Delle ombre dalla forma umana.
È … è stranissimo. Non capisco. Sembra di esseri finiti in un film horror o qualcosa del genere.
Poche ore fa qualcuno è riuscito a far partire una macchina del parcheggio scassinando la porta e facendo qualcosa di strano con i fili del motore o qualcosa del genere. Una ragazza era ferita e doveva essere portata all’ospedale, ma visto che nessuno rispondeva il suo fidanzato ha deciso di condurla di persona nel primo ospedale possibile.
Non so se ci è riuscito o no. Si sono caricati in macchina alcuni altri ragazzi e un paio di adulti, e a partite sono stati in otto alla fine, tutti in una macchina che al massimo poteva contenerne cinque.
Non ho idea di come abbiano fatto.
Guardo il telefono.
Sono le otto e dieci. Il tempo passa davvero lentamente, specie quando non sai cosa fare. Non ho fame. Non ho sonno. Non ho sete. E vorrei anche evitare di pensare alla telefonata di mamma e alla voce che aveva. Non riesco neanche a immaginare … non voglio neanche immaginare come si sente in questo momento.
Oddio …
Ma cosa sta succedendo? Perché è tutto buio? Cosa sono queste ombre? Che il mondo stia finendo per davvero?
Sono così confusa che non so neanche se ho paura. Ma credo di no. Non più. Sono solo stanca per ora, vorrei tanto dormire e svegliarmi all’alba. Ma per qualche strana ragione, malgrado mi senta priva di energia e di forze, non ho sonno.
E poi sono certa che anche se riuscissi ad addormentarmi non sarebbe un alba quella ad accogliermi al mio risveglio.
A questo punto, considerando anche i recenti eventi, mi conviene stare il più sveglia possibile.