Seconda notte – 3/3

Durata lettura: molto corta

I colpi cessano.
La mia sagoma viene sbattuta sul muro e colpita ripetutamente da ginocchiate e pugni, ma non riesco a vedere da chi.
La cosa che più mi spaventa è il fatto che non sto provando molto dolore. Mi sento sfiaccata, confusa, senza forze, eppure la maggior parte delle ferite che ho preso non mi stanno facendo troppo male. Malgrado ciò muovermi è difficilissimo, anche il solo respirare mi sembra uno sforzo enorme.
I suoni mi arrivano distanti, le immagini sono sfocate. Mi sento come se volessi svenire, questa volta davvero.
<<Lasciala!>>
Qualcuno mi scavalca. Con fatica alzo lo sguardo per vedere dove va, e noto un ragazzone alto e robusto intento ad aiutare la signora che stava venendo strangolata.
La sagoma della signora viene sollevata da terra e lanciata dall’altra parte del bancone, e una volta che la signora viene aiutata e rimettersi in piedi il ragazzone decide di seguire la sagoma scavalcando a sua volta il bancone con un balzo.
Dev’essere stato lui ad aiutarmi prima. La mia sagoma infatti è scomparsa.
Con mani tremanti provo a rimettermi su. Anche se il dolore che provo quando sto ferma è poco, ogni movimento che faccio mi ricorda che probabilmente sto sul punto di svenire. Malgrado ciò mi faccio forza e aggrappandomi al bancone cerco di rimettermi in piedi per capire bene cosa sta succedendo.
Il bar sembra essersi calmato. Lorenzo ha finito di lottare con la sua ombra e sta riempiendo di pugni quella della signora, aiutato dal ragazzo che la ha scaraventata dall’altra parte del bancone. Però oltre a loro due non vedo altre persone in piedi.
La sagoma della signora scompare di colpo, e i due ragazzi possono finalmente fermarsi a prendere fiato.
Lorenzo si siede per terra mentre il ragazzone si accascia al suolo. Entrambi sono visibilmente senza forze: sudati, col fiatone, tremanti, forse anche traumatizzati. Lorenzo lo vedo addirittura vomitare.
Oltre a loro due vedo anche la signora alla mia destra intenta a riprendere fiato, ma poi non credo che sia rimasto più nessun altro. Per terra, in una pozza di sangue, vedo l’uomo che aveva preso in mano la bottiglia. Nelle stesse condizioni c’è l’altro amico di Lorenzo, che è sul pavimento con la testa girata in modo innaturale e gli occhi spalancati ma spenti; vicino a lui c’è il corpo di una ragazza che non avevo visto prima … e poi la donna delle razioni, un uomo anziano, la ragazza che preparava i panini … anche loro sembrano tutti morti. Tutti a terra, immobili, esanimi.
Tutti …
O mio Dio.
Ma cosa sta succedendo?
Le gambe perdono le forze che avevano ritrovato e cado nuovamente per terra. Questa volta però non ho la voglia di rialzarmi, né tanto meno la forza di farlo. Il dolore che fino a questo momento mi aveva evitato sta iniziando a farsi sentire, e all’improvviso i colpi che ho preso precedentemente iniziano ad avere effetto.
Gambe, braccia, schiena, spalle, testa … mi fa male tutto.
Non voglio più svenire, voglio morire direttamente. In che razza di film horror mi sono infilata? Quel treno era davvero il treno per l’inferno!
Oh … Dio …
Aspetta Nicole, prima di morire … il telefono! Dov’è il telefono? Devo sapere assolutamente come sta mia madre. Devo chiamarla.
Con le mani che mi bruciano per il dolore e gli occhi che lacrimano tiro fuori il telefono dalla tasca e chiamo mia madre.
Il suo telefono squilla, ma lei non risponde.