Prima notte – 1/4

Durata lettura: molto corta

Quando riapro gli occhi mi rendo conto di due cose: A, non era un sogno e il sole è scomparso per davvero; B, non ho dormito bene perché adesso mi sento più stanca di prima.
Sarà il fatto che ho deciso di dormire in una di queste panchine di pietra? Forse era meglio farlo per terra, ma alla fine anche il pavimento è fatto di pietra.
Mi strofino gli occhi e mi assicuro che le mie cose siano ancora con me, e per fortuna è così. Nessuno mi ha rubato nulla, anche perché non c’è molta gente in questa stazione e poi non ho veramente nulla che varrebbe la pena rubare, specie durante una possibile Apocalisse.
Sbadiglio nel mentre guardo il treno da cui sono scesa. È ancora davanti ai miei occhi, fermo e immobile. Le porte sono ancora aperte, quindi volendo potrei salire e dormire là dentro stanotte.
Stanotte … strano a dirsi dato che tecnicamente anche adesso è notte.
Ora che ci penso, che ore sono?
Prendo il telefono in mano e do un’occhiata all’orario e constato che è pomeriggio. L’ora di pranzo è passata da un po’, e questo giustifica la leggera fame che sto sentendo.
Noto anche di avere delle chiamate perse da mamma e molti messaggi preoccupati da amici e conoscenti. Rispondo a tutti loro, mando foto, faccio corti video, chiamo i miei genitori per dirgli la situazione in cui mi ritrovo dopodiché mi alzo per vedere se c’è un posto in cui poter mangiare.
Intorno a me c’è davvero poca gente comunque. Dove sono finiti gli altri? Prima erano di più. Non è che un autobus è venuto a prenderli mentre io dormivo?
Leggermente spaventata da questa possibilità scendo le scale che portano nella parte inferiore della stazione, e una volta là sotto mi calmo perché le persone che mancavano al piano di sopra sono tutte ammucchiate nel bar.
Uhm …ma chi è che lavorerebbe in un bar in una situazione simile? Curiosa mi avvicino al locale e noto che in effetti c’è qualcuno oltre il bancone principale, ma non pare avere l’uniforme.
Entro nel bar. Anche se qui è pieno di persone l’aria che si respira è tesa e tetra. Tutti sono nervosi e spaventati, tutti guardano convulsamente i loro telefoni o il cielo.
Vado verso il bancone, e la ragazza che trovo dall’altra parte mi sorride in modo forzato.
<<Ciao.>> mi dice <<Non sono la proprietaria se te lo chiedi, do solo una mano. Puoi prendere quello che vuoi, è tutto gratis. La cassiera se n’è anche andata e … beh, offre la casa per oggi.>>
<<Ah. Bene. Grazie.>>
Do un’occhiata al cibo rimanente e noto che non è poco. Probabilmente hanno tirato fuori le scorte o qualcosa del genere.
<<Allora … mi prendo un paio di tramezzini, va bene?>>
<<Va benissimo! Che gusto?>>
Io faccio spallucce <<Basta che siano buoni.>>
<<Giusto.>> sorride lei.