Prima notte – 4/4

Durata lettura: medio-corta

La persona dall’altra parte della porta ha smesso di parlare. Sta cercando di entrare da mezz’ora, ma non ci riesce. La frequenza dei colpi non si è minimamente abbassata però, e mi chiedo come sia possibile. Ma non è stanco?
Io sto cercando di chiamare mamma o papà nel frattempo, ma niente. Non rispondono, così come non risponde la polizia o i miei amici.
<<Ehi.>>
Una voce dietro di me mi fa letteralmente balzare dallo spavento, tanto che urlo.
<<Calma, calma!>> dice il ragazzo che si è appena palesato davanti alla biglietteria; mi sta parlando da oltre il vetro <<Sono un’amico di quelli che hai incontrato prima! Quelli della batteria, ricordi? Mi hanno detto che qui c’era una ragazza.>>
Nel sentire quelle parole faccio un enorme sospiro di sollievo.
<<Grazie a Dio!>> dico <<Ma che … che sta succ-?>>
<<Shhh!>> dice lui mettendosi un indice davanti alla bocca <<Hai avuto problemi tu?>> mi domanda poi a bassa voce.
<<P-problemi?>> lancio un’occhiata alla porta della biglietteria <<Non lo so, ma c’è qualcuno che cerca di entrare. Non so chi sia. Ha una voce strana, sembra … non lo so.>>
Il ragazzo annuisce come se avesse già capito tutto <<Faccio io. Rimani qui.>>
<<Co … cosa?>>
<<Fidati.>>
Detto ciò scompare dalla mia visuale perché si avvia verso l’entrata della biglietteria, nel posto in cui c’è il tizio che cerca di entrare.
Un enorme ansia mi assale, tanto che arrivo anche a trattenere il respiro.
Guardo la porta in attesa di sentire qualcosa, magari delle parole o anche un litigio. Ma niente. Semplicemente i colpi alla porta cessano all’improvviso.
Passano i secondi e inizio a preoccuparmi. Vorrei urlare per sapere se il ragazzo sta bene, ma non vorrei neanche metterlo nei guai, quindi rimango in silenzio.
Passa un minuto. Ora inizio a preoccuparmi sul serio.
<<Ehi!>> la voce del ragazzo mi arriva dall’altra parte della porta <<Fatto! Apri.>>
Io non mi muovo. Posso fidarmi? È davvero lui a parlare?
Attendo per capire se quella voce è affidabile o meno. Ho anche paura a rispondergli.
<<Ehi.>> la voce del ragazzo torna a provenire da dietro di me, e voltandomi noto che è tornato davanti alla biglietteria <<Ho fatto.>> mi dice alzando il pollice verso l’alto <<Se … se vuoi puoi rimanere qui. In effetti è molto più sicuro stare qui che stare nel bar. Però al bar siamo tutti e->>
<<No, no! Vengo! Non voglio stare qui da sola.>>
<<Va bene. Apri la porta allora. E stai tranquilla, l’ho fatto fuori quello.>>
<<Quello?>> domando io mentre mi avvio rapidamente verso l’uscita della biglietteria.
<<Sì. Quello.>> mi risponde lui, e quando apro la porta si appresta a raggiungermi <<Ricordati la valigia.>> mi dice indicandola col mento, quindi la recupero da terra e poi esco.
Fuori mi guardo intorno per capire cosa sia successo, ma non vedo nulla di strano. Assolutamente nulla. Anche il ragazzo sembra stare abbastanza bene. Ha un labbro sanguinante e pare avere le nocche delle mani arrossate, ma a parte ciò non noto nient’altro.
<<Chi c’era qui?>> domando mentre ci dirigiamo verso il bar.
<<Sinceramente non lo so.>> mi risponde <<Tu hai visto com’era fatto, no?>>
<<Cosa?>>
<<Quella … quella cosa.>> lui mi lancia uno sguardo eloquente <<Non l’hai vista?>>
<<No.>>
<<Oh … beh … è tipo una persona. Come te. Era come te. Però … cioè … hai presente le sagome? Quelle tutte nere … che assomigliano a ombre?>>
<<Sì.>>
<<Così. Era tutta nera.>>
Nel sentirlo parlare mi sfugge un sorriso incredulo <<Cosa? Una persona tutta nera?>>
<<Sì. Tutta nera. Ma non nera tipo … scura. Ma nera. Come il colore nero, come il cielo. Capito? Nera.>>
<<Sì, sì, ho capito. Ma …>> la domanda mi muore in bocca non appena vedo il corpo di una persona per terra; intorno alla sua testa c’è del sangue, cosa che mi suggerisce qualcosa di poco piacevole. Nel vedere quella scena smetto anche di camminare.
<<Sì …>> dice il ragazzo <<ecco cosa è successo. Quelle cose sono uscite dal nulla e hanno iniziato a pestarci. A sangue. A tutti.>> spiega <<Quello è morto. Ne sono morti altri.>>
<<Q … quanti altri?>> domando io.
Il ragazzo sospiro <<Un bel po’.>> dice <<Cioè … lo vedrai. Non abbiamo spostato i corpi. Sono tutti lì dove sono morti. Non sappiamo cosa fare con loro. Abbiamo chiamato l’ambulanza, la polizia, gli ospedali … ma niente. Ho chiesto a degli amici di provare a scassinare una macchina e farla partire, magari possiamo usarla per andare in ospedale. Una nostra amica sta parecchio male, è stata ferita.>>
<<Accidenti …>>
<<Già.>>
<<E … chi è che che ha fatto tutto questo? Le sagome nere?>>
Lui annuisce ancora <<Sì. Erano tutte come quella che ho fatto fuori prima.>>
<<La hai fatta fuori?>>
<<Sì … Ma non è … una persona. Cioè scompaiono quelle cose. È stranissimo, ma è così.>>
<<Ch … che diavolo…>>
<<Lo so.>> si limita a dire lui <<Lo so.>>
Tornata nel bar vedo con i miei occhi il casino che si è scatenato lì dentro. Tavoli e sedie sono rigirati, i vetri sono rotti, c’è sangue ovunque e conto parecchi corpi morti; molti giovani ma anche molti adulti. I sopravvissuti invece sembrano in uno stato di trauma e shock, e li capisco. Anche io lo sarei se fossi in loro e avessi vissuto tutto ciò.
Guardo il ragazzo che è venuto a salvarmi. Lui è uno di quelli messi meglio. Sembra perfettamente in forma mentre gli altri sembrano reduci da nottate di pestaggi.
<<È meglio se stai con loro.>> mi dice <<Se quelle cose dovessero tornare loro ti possono aiutare. Uno di loro è anche un soldato, quindi stai tranquilla.>>
<<Un soldato?>>
<<Sì … fa il militare credo.>>
<<Oh … va bene.>>
Il ragazzo mi da una pacca sulla spalla quindi si volta e con un fischio prende l’attenzione di un altro tipo, un po’ più grande e grosso di lui <<Allora?>> gli domanda, e la risposta a quanto pare è negativa <<Cazzo … vi do una mano, dai.>>
<<Ma il treno?>>
<<Ma che ne so! Non c’è nessuno in questa cazzo di stazione!>> risponde ancora il mio soccorritore, che sta correndo in direzione dell’uomo <<Mi sa che se ne sono andati via tutti.>>
<<Che stronzi …>>
<<Beh fra’, probabilmente loro abitano qui. Saranno tornati a casa.>>
<<E ci hanno lasciato qui da soli!>>
<<Che dovevano fare?>>
<<Darci un pullman almeno!>>
I due alla fine si allontanano e non riesco più a sentirli.