Secondo giorno – 2/3

Durata lettura: corta

Il caffè è finito. I tramezzini anche, così come le bibite più buone. Sono rimasti un paio di succhi di frutta al gusto di prugna e delle bottigliette d’acqua naturale. Per quanto riguarda il cibo … c’è ancora qualcosa fortunatamente, ma anche quello sta finendo; secondo i calcoli dovrebbe bastare per tutta la giornata e forse anche per domani.
Pranzo con un panino di insalata, tonno e pomodoro, non uno dei miei preferiti. Quelli al prosciutto sono finiti, così come le pizze e le pizzette. Anche cornetti e latte sono finiti purtroppo.
Oddio … che stanchezza.
Sbadiglio. Ora sto decisamente iniziando ad avere sonno, e l’ambiente intorno a me di certo non aiuta dato che è buio e silenzioso.
I ragazzi che ieri facevano casino e davano un po’ di vita a questo posto sono andati via in macchina … e da quello che so alcuni di loro sono anche morti durante l’aggressione di quelle sagome nere.
Un paio di loro sono rimasti nella stazione però. Il ragazzo che è venuto a salvarmi è uno di quelli rimasti, e questo un po’ mi consola: più lo guardo e più mi tranquillizza. Si muove come se avesse già vissuto situazioni simili ed è pieno di energia.
Prima abbiamo parlato io e lui. Mi ha detto che i suoi amici non sono riusciti ad arrivare in ospedale in macchina e che era preoccupatissimo per loro. Ora dovrebbero star portando la ragazza ferita sulle spalle, e hanno detto che per le strade c’è il delirio. Morti, incidenti, gente disperata e tantissime forze di polizia confuse tanto quante noi.
Il mio soccorritore di chiama Lorenzo. Mi ha detto che è rimasto qui perché non voleva lasciare i corpi dei suoi amici morti in questo stato. Voleva almeno coprirli e poi non voleva occupare un posto della macchina inutilmente, visto che lui sta benissimo e non ha bisogno dell’ospedale.
Con lui sono rimasti un paio di amici suoi. Lo hanno aiutato a recuperare i corpi degli amici, e anche quelli degli altri morti. Li hanno messi tutti in un punto, ma non so dove. Spero lontano dal bar.
Hanno provato anche a contattare i dirigenti della stazione o comunque quello che si occupa dei viaggi e dei treni, ma niente da fare. Il treno non sembra voler partire, specie perché non c’è nessuno a guidarlo.
I lavoratori della stazione sono tutti corsi a casa quando il sole è scomparso. Gli unici a essere rimasti nella stazione sono tutte le persone che non abitano nella zona e che sono qui solo di passaggio, come me. Per questo sono ancora qui e non sono andata via, perché non so dove andare.
Fuori poi non c’è tutta questa gran civiltà. E se devo essere sincera ho paura a camminare là fuori con quel cielo così nero. Quando gli altri ragazzi partivano in macchina io sono uscita fuori con loro e mi sono sentita schiacciata dall’oscurità che c’è fuori.
No. Non è notte là fuori. Di notte mi sento libera, mi piace uscire e camminare quando non c’è il sole, specie d’estate … Ma questa cosa che c’è in cielo non è solo assenza di luce. È qualcos’altro. Prima mi ricordava il fondale marino ma ora mi ricorda qualcosa di peggio. Qualcosa a cui non riesco a dare un nome però.
<<Ehi, Nicky.>> la voce di Lorenzo mi distoglie dai miei cupi pensieri; sposto lo sguardo verso di lui.
<<Ehi.>> gli dico.
<<Come va?>> si siede vicino a me, e anche questo semplice gesto sprizza di energia. Non sembra per niente stanco o affaticato da tutta questa situazione.
<<Bene. Credo. Quei … cosi ancora non sono tornati.>>
<<Meno male.>> Lorenzo si da una rapida occhiata intorno; il bar è ancora un macello, ma almeno i vetri sono stati tolti dal pavimento così nessuno rischia di farsi male <<Ho una buona notizia.>>
<<Ah sì?>>
<<Sì. I miei amici hanno chiamato.>> dice a questo punto <<Dicono che la polizia li ha fermati. Li stanno trattenendo per metterli al sicuro o qualcosa del genere.>>
<<E la ragazza?>> domando, anche se in realtà non sono per niente interessata a lei. La mia mente è talmente stressata che probabilmente non è più in grado di provare empatia per nessuno, almeno per ora.
<<Sarà la polizia a portarla in ospedale.>>
<<Quindi sono al sicuro.>>
<<Sì.>>
Io annuisco <<Sono contenta. E … che dicono i poliziotti? Sanno che sta succedendo?>>
<<No, ma i miei amici hanno detto di avergli detto di noi, quindi verranno qui.>>
<<Meno male.>>
<<Non sembri sollevata però.>> nota lui.
<<Sono solo stanca.>>
<<Già. Immagino.>> detto questo si alza <<Ti lascio riposare allora. Se ho altre notizie vengo a dartele. Rimani qui con gli altri.>>
Io annuisco e lo lascio andare via.
Lo vedo parlare con altre persone nel bar per dare a tutte loro la stessa notizia. Poi lo vedo uscire dal bar con i suoi due amici. Uno è più alto di lui e particolarmente muscoloso. L’altro è alto come lui, invece, coi capelli più lunghi però.
Li vedo allontanarsi e poi li perdo di vista.
Spero solo che non se ne vadano troppo lontano.