Secondo giorno – 3/3

Durata lettura: corta

La polizia non si vede da nessuna parte. Non che io riesca a vedere qualcosa. Sono così esausta che anche il solo accendere il telefono è faticoso. I miei occhi lacrimano da ore, ma non so se lo fanno a causa della stanchezza o della tristezza.
Devo dormire, e devo farlo su un letto … non posso continuare così.
Ha chiamato mamma prima. Sentire la sua voce in quello stato mi ha fatto stare peggio di quanto già non stessi. Probabilmente sta impazzendo, e come biasimarla? Anche io sto impazzendo.
Le ho detto di chiamare la polizia, ma lei ha risposto che ci ha già provato ma non ha ricevuto nessuna risposta. A quel punto le ho detto di uscire di casa perché gli amici di Lorenzo hanno trovato tanti poliziotti in giro per strada, quindi anche per lei dovrebbe essere lo stesso.
Non so se lo farà però.
È da ieri che non sento i miei amici comunque. Non ho ricevuto neanche un messaggio da loro, ma in loro difesa posso dire che neanche io gli ho scritto, e non voglio farlo. Non voglio avere altri brutti pensieri, altre preoccupazioni, altro stress, altre ansie, altre orribili notizie. Non riuscirei a reggerlo.
Spero solo che stiano bene.
Oddio che stanchezza. Che ore sono? Le diciannove. Non è proprio un bel momento per dormire, specie perché adesso le persone stanno iniziando a mangiare le poche cose rimaste.
Pensando al cibo, sono contenta che Lorenzo e i suoi amici siano qui. Hanno creato delle razioni e con l’aiuto di un paio di donne le stanno distribuendo equamente. Sembra quasi di essere in un’isola abbandonata, ma la verità è che le persone bloccate qui semplicemente non sanno dove altro andare, proprio come me.
Ormai è chiaro che non ci sarà nessun altro treno in arrivo, non per ora almeno, e infatti molte persone se ne sono già andate alla ricerca di altri luoghi in cui passare la notte. Alcuni dicendo di andare in un hotel, altri dicendo di voler provare a usare altre stazioni o mezzi di trasporto per tornare a casa.
Ora nel bar siamo davvero quattro gatti, ed inizio ad avere paura anche io di cosa accadrà in futuro perché dopo questa notte Lorenzo mi ha detto che se ne andrà anche lui. Quindi rimarrò da sola o con qualche altro povero disgraziato che non ha idea di cosa fare.
Forse mi conviene chiamare un taxi? Ci hanno provati in non so quanti e nessuno è mai arrivato. Mi ricordo ancora un uomo che al telefono ha promesso quasi cinque mila euro per un semplice viaggio in macchina, era disperato poveretto … malgrado ciò nessuno è venuto. Avevano promesso di arrivare, ma non l’hanno fatto.
Quell’uomo se n’è andato a piedi.
<<Ehi Nicky.>> Lorenzo torna verso di me; è instancabile questo ragazzo, ma inizio a notare un piccolo cedimento nel suo sguardo. Avrà dormito? O è stato tutto il tempo a camminare da una parte all’altra della stazione?
<<Ehi.>> lo saluto di rimando io.
<<Panino per te.>> mi dice con un sorriso mettendomelo davanti <<E dell’acqua. Per oggi solo questo perché …>>
<<Lo so. È tutto finito.>>
<<Quasi.>>
<<Già.>>
<<Domani abbiamo deciso di andarcene tanto.>> continua lui <<Tu … che fai?>>
Io scuoto la testa mentre osservo svogliata il mio panino <<Non lo so. Tu? Dove vai?>>
<<Dai miei amici.>>
<<Sai dove sono?>>
<<Sì, in un albergo. La polizia li ha portati lì insieme a qualche turista e altra gente che non ha una casa in cui andare.>>
<<Wow.>>
<<Già.>> annuisce lui <<Mangiano bene quei maledetti. Infatti ora li raggiungo.>>
Io sorrido leggermente <<Fai bene. Spera che l’albergo abbia cinque stelle.>>
<<Speriamo!>> dice lui con un sorriso ancora più largo <<E tu? Che fai quindi? Non abiti qui e non puoi restare qui … forse ti conviene venire con me. Per ora. Cioè è la scelta migliore secondo me. Ne ho parlato un po’ con tutti e in molti già sono andati via infatti. Domani partiamo tutti insieme, o almeno così mi hanno detto gli altri.>>
<<Possiamo partire oggi volendo.>> propongo io.
<<S …sì.>> Lorenzo si gratta la testa con una nota di indecisione nel suo sguardo <<Il punto è che … sono un po’ stanco io, vorrei dormire. E poi … è quasi notte. Ieri è successo quel casino, non vorrei che qualcuno ci attaccasse nel mentre stiamo camminando per strada, capito?>>
<<Ma c’è la polizia per strada.>>
<<Lo so. Infatti potremmo anche partire adesso, così magari evitiamo di dormire nuovamente qui sul pavimento. Però …>> lancia un’occhiata all’esterno della stazione e sospira <<speravo venisse la polizia sinceramente. Ecco perché siamo ancora qui. Stavamo aspettando che venissero loro, non ce la sentivamo di partire allo scoperto … però non sono venuti. E adesso ho paura a uscire di qui.>>
<<Pensi che attaccheranno di nuovo stanotte?>> gli domando io.
<<Non lo so, ma quelle cose di certo non sono … cioè non sono umane. Non sono cose che … >> scuote la testa <<non lo so, non so cosa siano. Però sì, ho paura che possano tornare. Non voglio essere attaccato mentre sto fuori. Voglio aspettare fino a domattina, giusto per sicurezza. Se poi nessuno viene per noi andremo direttamente noi dalla polizia. Ci facciamo portare in un albergo e tanti saluti a tutti.>>
<<Sembra un piano decente.>> commento io.
<<Già.>> fa Lorenzo con un ultimo sorriso, quindi mi da una pacca sulla spalla e si allontana <<A dopo. Riposati un po’, eh?>>
<<Sì.>>
Detto questo torna dalle due donne che si occupano delle razioni, e ne prende un’altra.
Beato lui, che ha la forza di fare l’eroe. Io mi sento sul punto di svenire invece, e forse lo farò, ma solo dopo aver mangiato questo panino.
Con cosa è condito?
Insalata e tonno.
Probabilmente sverrò prima di averlo mangiato.