L’ultimo treno

Guardando la finestra noto con dispiacere che il sole sta già splendendo come se fosse pomeriggio, quando in realtà sono appena le otto di mattina. Fortuna che in questo treno c’è l’aria condizionata.
Sbadiglio. Sono stanca. Quando sono andata a dormire questa notte? Erano le quattro? Forse le quattro e mezza … pensavo che avrei avuto il tempo di dormire sul treno, ma il viaggio dura a malapena tre ore e ho già percorso metà del tragitto.
E poi c’è il telefono che non mi fa dormire. Lo tengo in mano e ogni cinque minuti accendo lo schermo per scegliere che canzone mettere. Tecnicamente non avrei bisogno di farlo dato che sto ascoltando una playlist, ma alcune canzoni le ho sentite così tante volte che non ho voglia di risentirle, così le salto manualmente.
Sbadiglio ancora e mi concentro sul paesaggio che molto rapidamente scorre dalla finestra. Le ferrovie sono adiacenti a una autostrada che purtroppo copre gran parte della mia visuale, ma oltre vedo campi, alberi, paesini lontani, quelle che sembrano delle fattorie … e la mia mente viaggia.
Penso a cosa farò quando sarò tornata a casa. Non vedo l’ora di salutare Lucrezia e Giorgia, che non vedo da settimane. Non vedo l’ora di buttarmi nella mia camera e riposarmi un po’. E cosa più importante non vedo l’ora di vedere di nuovo Alex …
Penso anche al fatto che laggiù farà caldissimo però, cosa che ammazza un po’ il mio entusiasmo. Il mare mi mancherà sicuramente, e il ventilatore che ho in camera non basterà a sconfiggere il sole.
Chiudo gli occhi. Forse riesco a dormire un po’. Manca un’ora e mezza al mio arrivo, quindi un’oretta di sonno me la faccio volentieri.
Riapro gli occhi. Meglio non dormire. Un’oretta di sonno mi distruggerebbe e basta, non riuscirei più ad alzarmi poi. Meglio rimanere svegli a questo punto.
Dopo qualche secondo richiudo gli occhi. È più forte di me. Sono stanca e il treno mi sta cullando. Non posso resistere più di così.
Riapro gli occhi. Devo cambiare la canzone che è appena iniziata se voglio dormire. Forse dovrei cambiare direttamente playlist e mettere qualcosa di più rilassante … del lo-fi magari? Oppure un po’ di asmr?
Mentre sono con lo sguardo abbassato sul telefono qualcuno decide di spegnere le luci. L’improvviso calo di luminosità mi fa balzare la testa in aria sia dallo spavento che dal fastidio: perché le hanno spente? È saltata la corrente? C’è qualche guasto? Ho capito che voglio dormire ma … ma …
Un attimo …
Mentre l’urlo acuto di quella che mi sembra una ragazzina trapassa il vagone, guardo ancora una volta la finestra. Le luci non sono state spente, sono le finestre ad essersi … spente?
<<Ma cosa-?>> questa voce viene dall’uomo seduto affianco a me. Sta guardando la finestra con la mia stessa perplessità ma un po’ più di energia <<Che … che …?>>
Alle sue parole si aggiungono quelle di altre persone, persone che però non vedo perché sono troppo impegnata a guardare la finestra per capire cosa sta accadendo.
Qualcuno ha per caso messo un telo nero sopra al treno? Non sembra. Allora … siamo entrati in qualche specie di tunnel? Non mi pare … eppure … eppure non vedo niente! La finestra si è spenta. La finestra … si è spenta. Ma non solo la mia. Tutte le altre finestre si sono spente. Ma com’è possibile? Cosa sta succedendo? Le finestre non possono scurirsi così di colpo.
Sono finestre virtuali queste? Mi avevano avvertito del fatto che questo treno fosse super tecnologico, è stato creato dalla DTC dopotutto, ma … che senso ha creare delle finestre virtuali?
Tra imprecazioni e urla gli altri passeggeri sembrano farsi le mie stesse domande. “Cosa diavolo sta succedendo”?
A questo punto accendo la torcia del mio telefono, così come molte altre persone. Ma questo non migliora molto la situazione, anzi, rende il vagone solo più inquietante di quanto già lo sia.
Forse sono solo stanca. Forse sto dormendo. Forse è un sogno lucido, una di quelle paralisi ipnagogiche … Ma no … so che in realtà sono sveglia. Non sto dormendo.
Il cuore inizia a battermi forte. C’è qualcosa che non va …
Continuando a guardare la finestra il mio cervello sta elaborando delle informazioni a cui però non riesce a credere; inizio ad avere il fiatone e dei brividi iniziano a scuotermi il corpo, tutto il corpo …
La finestra non si è spenta in realtà, perché sull’autostrada le macchine hanno iniziato ad accendere i fari della luce … e io li vedo. Vedo i fari delle macchine nel buio più totale. Quindi non è la finestra ad essere il problema.
Nessuno ha buttato un telo nero sul treno. Nessuno ha spento le luci.
Ma qualcosa deve essersi spento però. E io credo di sapere cosa, ma non ci voglio pensare.
Non riesco a pensarci.
Ho troppa paura per pensarci.
Non capisco cosa stia succedendo.
Alzo lo sguardo al cielo e … non vedo niente. Niente.
Forse sto davvero dormendo?
Eppure sono certa di essere perfettamente sveglia.
E sono certa anche di un’altra cosa: ora anche io sto urlando.
Il mio cervello è entrato nel panico più totale.
Perché solo una cosa può essersi spenta.
Il sole.

Questa storia appartiene all’Archivio Nero; se ti è piaciuta, ti consigliamo di dare un’occhiata alle altre storie dello stesso archivio.