“Vogliono rimpiazzarci!”

Il video è registrato da una telecamera messa sulla fronte di una persona, ed inizia mostrandoci le sue mani appoggiate sul volante di una macchina; fuori è buio, è notte, e ci sono poche luci nei dintorni.
<<Ed eccoci qui.>> dice la voce di quella persona <<Do a tutti quelli che stanno vedendo il video in diretta una buonanotte. Ma li invito anche a ritardare di un po’ il loro sonno, perché voglio che assistano ad una cosa.>>
Nel mentre che parla l’uomo scende dalla macchina; a giudicare dalle mani e dalla voce sembra un maschio bianco sulla quarantina d’anni, e nel mentre che sta registrando si trova in un luogo molto boscoso.
<<Sapete dove sono?>> domanda mentre avanza verso il retro dell’auto <<Questa è una fabbrica. Una fabbrica di mostri.>> dice mentre apre il bagaglio <<E oggi la distruggerò.>> aggiunge, prendendo in mano ciò che sembra un reale fucile d’assalto <<Oggi farò un po’ di pulizia.>>
Dopo essersi armato si volta verso l’unico edificio visibile: è grosso, non tanto alto, ed essendo notte è poco illuminato. Non ha l’aspetto di una fabbrica però.
<<Vi domanderete il cosa mi abbia portato qui.>> dice l’uomo nel mentre che avanza verso l’edificio <<Quindi lasciate che vi racconti la mia storia.>> fa un lungo sospiro <<Ci conoscete col nome di Terroristi Bianchi. È così che ci hanno descritto i media. Fanatici, suprematisti, terroristi. In effetti un po’ di terrore lo abbiamo scatenato, lo ammetto. Ve li ricordate i nostri attacchi, vero? Erano precisi. Puntuali. Perfetti. E sapete il perché? Perché erano manipolati. È tutto iniziato quando mi sono unito ad un gruppo che divideva il mondo in razze. Dicevano che noi bianchi siamo la razza superiore. E io ci credevo.>> sospira <<Ci credevo davvero. Mi facevano sentire sia speciale sia in pericolo. Davano una risposta a tante mie domande, e mi indicavano un chiaro nemico su cui concentrarmi. Gli immigrati? Non proprio. Noi miravamo ai politici che li facevano entrare. Loro erano il nemico. Pensavo che volessero rimpaziazzarci. Pensavo che volessero controllarci mischiando il nostro sangue con quello delle “razze inferiori”, che dal nostro punto di vista erano più stupide e più facili da tenere sotto controllo. Per questo sono state colonizzate alla fine, perché facili da comandare. E per questo volevano mischiarci con loro. O almeno …>> sospira di nuovo <<o almeno questo era quello che dicevano. Che lui diceva. Il nostro capo.>>
L’uomo si ferma e si guarda intorno; non c’è nessuno in giro, silenzio di tomba.
Dopo essersi accertato che tutto sia apposto riprende la sua camminata.
<<Il gruppo di cui facevo parte era innocuo. Discutevamo delle nostre idee in segreto, in un sito online. Un giorno un utente ci ha inviato un link particolare, l’invito ad unirsi a un forum segreto e privato. Ad invitarci è stato l’amministratore stesso di quel forum. Ci ha detto che lui non era lì per parlare, bensì per agire. E ha detto che solo quelli disposti a rischiare potevano accedere al forum, gli altri dovevano starne lontani. Io … non so come ci sono finito dentro. Ero giovane. Pensavo di essere un tipo sveglio, un tipo furbo. Vendevo droga da ragazzino, ero a capo di una piccola banda di mocciosetti ambiziosi. Pensavo di essere un tipo tosto, un tipo disposto a rischiare per ciò in cui credevo, e in quel momento credevo alle parole dell’amministratore. Credevo che la nostra razza fosse in pericolo e che ci fosse bisogno di un’azione istantanea per proteggerla.>> racconta, camminando in modo ritmico e regolare; i suoi passi riecheggiano nel silenzio della notte <<Ho accettato l’invito di quella persona e sono entrato nel forum. E quel posto era … proprio quello che mi aspettavo. L’amministratore non scherzava, e sembrava avere i mezzi per fare tutto quello che voleva. Comprava armi ed esplosivi e riusciva a farli arrivare ovunque. Diceva che lottava per salvare la nostra razza, e ci dava delle prove di ciò che faceva. Video e audio di omicidi condotti ai danni di chi, secondo lui, “tradiva le proprie origini”. Un giorno anche a me sono arrivate delle armi. Le ho trovate dentro una scatola che mi è stata lasciata davanti la porta di casa. Nella scatola c’era anche un foglio, e nel foglio c’era scritto cosa dovevo fare … passo per passo. Una cosa molto semplice e molto facile, un’azione che serviva a dimostrare che io fossi un utente attivo pronto a rischiare tutto. Dovevo punire una persona, un immigrato per la precisione. L’ho trovato nel punto esatto in cui mi era stato detto di cercarlo, e l’ho pestato esattamente come era stato scritto nel foglio. Ho fatto le foto come prova, e le ho caricate nel forum. Sono stati ricompensato con complimenti e denaro. Mi sentivo … potente. Tutti là dentro ci sentivamo potenti. Ci sentivamo dei supereroi, e l’amministratore era quello che ci dava i superpoteri. Ci diceva esattamente dove cercare e quando farlo … e aveva sempre ragione. Non sbagliava mai. Sembrava una sorta di veggente, un mago.>> si lascia sfuggire un altro sospiro <<Bei tempi quelli. Ero giovane e pieno di energia. Ed ero uno di loro. Uno dei Terroristi Bianchi. Al telegiornale ne hanno dette di tutti i colori su di noi perché operavamo in tantissime nazioni, ed eravamo perfettamente coordinati. Non siamo mai stati presi, nessuno di noi è stato mai processato. Hanno detto che i nostri attentati erano fasulli. Hanno detto che in realtà lavoravamo per quella o quell’altra agenzia segreta. Hanno detto tante cose … ma la verità è solo una. Noi seguivamo gli ordini dell’amministratore. E lui non deludeva mai. Ogni missione era un successo.>>
L’uomo si ferma davanti al cancello della struttura: è aperto.
Oltre c’è quello che pare un cortile d’ingresso, che conduce alla porta principale dell’edificio.
Non c’è nessuno in giro. Il posto sembra abbandonato … eppure non lo è. Molte luci sono accese.
L’uomo avanza.
<<Il nostro obiettivo era uno solo: proteggere la razza bianca. E pensavamo di esserci riusciti quando l’amministratore ha chiuso il sito. Si è complimentato con ognuno di noi, ci ha riempito di soldi, ed è sparito nel nulla. Ha detto che avevamo vinto la guerra, e nel farlo ci ha mostrato il video di un orfanotrofio. Non uno normale però. Un orfanotrofio speciale. Ora sono abbastanza comuni … ma in passato questi orfanotrofi erano tenuti segreti. E voi sapete il perché. Sapete cosa fanno qui dentro.>> dice l’uomo, che una volta entrato nel cortile si ferma a guardarsi intorno; ancora una nessuno in vista, quindi procede <<Come vi ho detto questa è una fabbrica. Qui creano esseri umani. Persone senza mamma né papà. Li crescono e poi li inseriscono nella società. Sapete già come funziona. Ciò che non sapete è il fatto che è stato il nostro amministratore a renderli così … “normali”. Vedete … gli immigrati non entravano senza motivo. Erano necessari per contrastare l’invecchiamento della popolazione, per questo venivano fatti entrare. L’amministratore ha proposto un’alternativa. “Perché prendere persone diverse da fuori … quando si possono creare persone uguali da dentro?”. Esatto, questo era il suo piano. Sostituire l’immigrazione con la creazione artificiali degli esseri umani. A questo servivano i nostri attentati, a spingere i vari governi a rendere legale la creazione in massa delle persone, ed ad usarla come alternativa all’immigrazione. E all’inizio sembrava un’idea geniale. Le persone create qui sono proprio come le vogliamo, sono bianche, sono belle, sono forti, intelligenti … la razza superiore, giusto?>>
L’uomo entra dentro l’edificio principale; le luci sono accese, ma il silenzio è totale.
Non c’è nessuno neanche qui, quindi l’uomo continua a camminare.
<<Ho fatto delle ricerche riguardanti questi orfanotrofi. Sono privati. Non appartengono né a noi né al governo. E le persone che vengono create qui dentro non sono davvero …>> l’uomo fa una breve pausa nel mentre che inizia a cercare la strada corretta da prendere <<un attimo>> dice poi <<avete visto? Non c’è nessuno qui. Però le luci sono accese.>>
L’uomo a questo punto inizia a muoversi più rapidamente.
Accede ad aree diverse della struttura, analizzandole in modo superficiale.
Visita quella che sembra una mensa, poi quelle che paiono delle aule scolastiche, e infine trova anche la strada che porta nel giardino interno … ma non c’è nessuno qui dentro.
Alcune luci sono accese però, e altre sono spente; seguendo quelle accese l’uomo si ritrova davanti alla scalinata che conduce al piano di sopra, dove dovrebbero dormire i bambini.
Sale le scale di corsa incurante del rumore che produce.
<<Forse stanno dormendo?>> domanda, ma accedendo ai dormitori li trova tutti vuoti <<Un attimo … i letti sono fatti. Quindi non … non erano qui?>>
L’uomo si mette a correre; la struttura è più grande del previsto.
<<Dove sono? Li ho visti prima! Lo giuro! Erano qui!>>
Sale ancora le scale solo per ritrovarsi in una zona con le porte tutte quante chiuse; ne sfonda una con un calcio, ma oltre non trova nessuno, solo una stanzina singola e vuota.
Alla fine la corsa dell’uomo lo porta davanti alla stanza del direttore dell’orfanotrofio. La porta è aperta ma … oltre è buio. Non un buio normale però, si tratta di un buio molto più intenso, così denso che sembra solido.
L’uomo si avvicina a quella porta con cautela; le altre zone buie dell’edificio non erano così scure. Questa porta invece è inquietante, perché è come se la luce non potesse passare di lì, neanche quella del corridoio.
<<Dimmi.>> si sente dire da una voce dall’altra parte della porta, e questo suono improvviso spaventa così tanto l’uomo che non solo urla ma salta all’indietro così rapidamente che cade per terra <<Dimmi questo. Il tuo sangue è bianco, blu o rosso?>>
<<Che … che cazzo …?>> l’uomo si rimette subito in piedi; si guarda alle sue spalle, ma non vedendo nessuno concentra la sua attenzione sulla porta nera <<Chi c’è lì?>> domanda puntando contro la porta il fucile.
<<Sai>> continua a parlare la voce <<in passato il mondo era diviso in modo diverso. Si divideva sempre in base ai colori, ma non a quelli della pelle. Prima si usavano i colori dei capelli, e prima ancora quelli del sangue. Gli dèi avevano un sangue particolare, un sangue bianco che si illumina al buio, proprio come le stelle. I discendenti degli dèi, i nobili, avevano il sangue blu invece. E i comuni mortali? Loro il sangue rosso.>>
<<Di che stai parlando?>>
<<Sembra quasi che i colori siano vostri nemici. Se vedeste il mondo in bianco e nero iniziereste a uccidervi in base a chi ha la sfumatura di grigio peggiore. Siete fatti così.>> dice la voce.
<<Ah, fanculo.>> l’uomo a questo punto spara; il suo fucile ha un silenziatore, quindi i colpi non fanno troppo rumore.
<<So a cosa stai pensando.>> continua a parlare la voce dopo una breve pausa; i colpi del fucile non hanno minimamente cambiato il suo modo di parlare o il tono <<Che tu hai fatto quello che hai fatto per il bene della tua razza, e forse per il bene dell’umanità intera. Dopotutto siete stati voi bianchi a inventare tutte le cose che esistono, giusto? Se voi doveste sparire il mondo cadrebbe nel caos. Senza la razza bianca non ci sarebbe più progresso scientifico e tecnologico, giusto?>> la voce fa un’altra breve pausa <<Che noia. Dite sempre le stesse cose. I romani dicevano lo stesso quando i barbari invadevano il loro impero. E così dicevano gli egiziani quando i popoli del mare sbarcavano sulle loro coste. Ogni volta è un: “oh, cosa farà l’umanità senza l’indispensabile grandezza della mia stirpe” e bla bla bla. Però ammetto che non parlavano a sproposito. Gli egiziani hanno creato il primo vero impero di questo mondo alla fine, e quando i romani guardavano a nord vedevano solo dei biondi barbari nudi danzare nelle foreste. È normale che pensassero di essere speciali. Così com’è normale per te pensare di essere speciale.>>
<<Non lo penso più!>> sbotta l’uomo con rabbia.
<<Ma lascia che ti riveli un segreto. È vero! No, non parlo della tua presunta superiorità. Parlo di quello che dicevano i tuoi oppositori ideologici. È vero! Voi umani siete tutti uguali. Dite sempre le stesse cose, fate sempre le stesse cose, vi comportate sempre allo stesso modo. Avete facce diverse, colori diversi, idee e storie diverse … ma alla fine siete la stessa identica cosa. E se messi dinanzi a un bivio… prendete sempre la stessa direzione.>>
<<Di che stai parlando?>>
<<Sarà forse colpa del modo in cui è stato progettato il vostro cervello? Forse è quello il problema. Forse c’è qualcosa nel vostro cervello che vi impedisce di vedere l’altra strada. Ci ho pensato quando ho per la prima volta messo piede in quella parte di internet … quella che si occupa delle teorie del complotto. Ho notato che voi siete abbastanza intelligenti da capire che qualcosa non va … ma non così tanto da capire esattamente cosa. È come se voi foste in grado di sentire una canzone senza però capirne il testo. Come se aveste per le mani un libro che però non riuscite a leggere. Voi vedete il disegno, ma non comprendete le forme.>>
<<Io non … non ti seguo. Chi sei? Esci fuori!>>
<<Mi ricordo ancora di quella stupidaggine sui microchip e i vaccini. La gente diceva che il governo voleva mettere dei microchip nascosti nei vaccini per monitorarli giorno e notte, e sai la cosa buffa di tutto ciò? Lo diceva tramite telefono, senza sapere che un cellulare fa esattamente quello che farebbe un chip … dieci volte meglio. Quindi perché mai perdere tempo con dei microchip quando ogni singola persona ha già un telefono? Eppure loro non ci pensavano. È così semplice, ma non ci arrivavano. Si preoccupavano della cosa giusta, ma lo facevano nel modo sbagliato. E poi siete arrivati voi. Quelli che pensavano di star venendo rimpiazzati.>> l’uomo sembra far un mezzo sorriso <<Che carini che eravate. Pensavate davvero che il governo volesse controllarvi tramite l’immigrazione. Però ti faccio una domanda. Pensi davvero che un immigrato qualsiasi avrebbe fatto quello che hai fatto tu? Che avrebbe rischiato così tanto in nome di una causa così vaga? No. Ma tu lo hai fatto. E non ho neanche dovuto convincerti! Mi è bastato nominare due o tre volte la parola “patria” per farti muovere. Un immigrato non sarebbe stato così obbediente, capisci? Sarebbe stupito sostituirti con qualcuno che non è controllabile come te. Sei tu quello facile da manovrare. Però, malgrado la vostra stupidità, avevate capito qual’era la nostra intenzione. Come al solito voi “vedete il disegno”. Sì. Volevamo rimpiazzarvi. Vogliamo rimpiazzarvi. Ma rimpiazzarvi con altri umani sarebbe stupito non credi? Dopotutto voi siete uguali. Ugualmente inutili.>>
<<Senti, ora basta!>> esclama l’uomo, quindi spara altri colpi alla porta e corre verso di essa con coraggio.
Arrivato davanti alla porta la luce si accende all’improvviso, mostrando un ufficio normalissimo: scrivania, libreria, sedie … è tutto normale.
Però dentro non c’è nessuno.
<<C … cosa?>> l’uomo si volta ma dietro di lui la situazione non è cambiata: i corridoi dell’edificio sono ancora vuoti e silenziosi <<Che cazzo succede qui? Sto impazzendo?>>
L’uomo entra nell’ufficio, e avanzando nella scrivania nota un registratore audio appoggiato proprio sopra al tavolo.
Lui non stava parlando con nessuno; tutta la conversazione era pre-registrata.
<<Ormai avrai capito cosa sta succedendo. Quindi lascia che ti rifaccia la domanda di prima. Sai, in passato era il sangue a stabilire chi fosse superiore e chi inferiore. E tu hai lottato tanto per tornare al passato. Per tornare ai “bei vecchi tempi”. Quindi lascia che ti accontenti, lascia che ti porti in un mondo senza colori … ma ti avverto che quel mondo è un po’ buio, ti servirà qualcosa per fare luce, qualcosa di forte. La torcia del tuo telefono non basta, ti servirà qualcosa come il sangue degli dèi. Le leggende dicono che è con quello che hanno fatto le stelle, sai? Quindi ora dimmi … il tuo sangue è bianco, blu o rosso?>> dice la voce attraverso il registratore, dopodiché il dispositivo si spegne.
L’uomo rimane fermo a guardarlo per qualche secondo prima di girarsi nervosamente verso l’uscita dell’ufficio.
Ma la porta è diventata … nera.
A quanto pare le luci che fino a poco fa erano accese si sono tutte spente. Tutte, dalla prima all’ultima. Anche le luci dei lampioni sembrano essersi spenti, così come la flebile luce prodotta dal cielo stellato.
Oltre la porta dell’ufficio il buio è totale, assoluto.
Oltre la porta dell’ufficio c’era un mondo senza colori.