Ero seduto sulla panca messa davanti alla fermata dell’autobus quando è successo.
Era una giornata normalissima, e io ero uscito di casa per andare a lavoro; anche se era mattina già faceva caldo, e ricordo che stavo già iniziando a sudare quando li ho visti.
Erano ragazzini delle superiori che stavano lentamente camminando verso la fermata dell’autobus, parlando e ridendo tra di loro; avevano lo zaino in spalla, ma la giornata scolastica era già partita, quindi stavano chiaramente saltando la scuola di nascosto.
Lì c’erano solo loro e io.
Non mi stupisco della mancanza di gente, anzi mi stupisco che loro ci fossero perché in genere quasi nessuno usa questa fermata. Chi abita in questo quartiere preferisce andare a piedi fino alla fermata della metro (che è solo a dieci minuti di camminata), oppure prende la macchina.
Non mi sono fatto troppe domande sul perché della loro presenza però, anche perché la fermata è messa davanti ad un parchetto pubblico, parchetto praticamente abbandonato e inutilizzato ma comunque molto utile per chi non sa dove andare dopo aver saltato la scuola.
Una volta abbastanza vicini da poter sentire le loro voci ho iniziato a rivolgergli molti più sguardi di quanti avrei dovuto; erano giovani e dall’aspetto atletico, e considerando i vestiti estivi che indossavano li ho trovati … difficili da ignorare.
Le minigonne delle ragazze erano la cosa che mi attirava di più, specialmente quella indossata dalla ragazza che aveva le gambe muscolose; anche i loro capelli mi piacevano però, così come il modo in cui si muovevano nel mentre che parlavano con i loro amici.
Odio ammetterlo, ma le ragazzine come loro mi … interessano. Mi ricordano la mia infanzia e le cotte che ebbi ai tempi della mia adolescenza, e quindi non ho resistito molto ed ho iniziato a fissarle di nascosto, sperando di non essere beccato.
Tutti erano belli in quel gruppo di ragazzi comunque, dal più alto al più basso, dal più grosso al più magro; i maschi erano per lo più muscolosi e atletici, il meno allenato tra di loro aveva comunque un fisico snello e sano; le femmine erano magre e anch’esse molto in forma, e quella che più di tutte sembrava in sovrappeso mi piaceva tanto quanto le altre a causa del modo in cui si è vestita e del modo in cui si muoveva.
Non c’era nessuno oltre a loro, quindi era rischiosa come mossa ma … dovevo farlo.
Ho preso lentamente e di nascosto il mio telefono, dopodiché ho attivato la telecamera e ho cercato un buon angolo per iniziare a fare delle foto.
Non sarebbe stata la prima volta per me … lo faccio spesso io. C’è un forum dove pubblico regolarmente le foto delle ragazze più belle che incontro per strada, e delle volte passo intere giornate seduto in un tavolo del centro cittadino a fare foto ai passanti, per poi selezionare quelle migliori e metterle nel forum.
Nessuno mi paga per farlo ovviamente, e non ho neanche molti follower in quel forum, però ci tengo a essere regolare con quelle foto … è un hobby molto piacevole per me. Mi sento come un artista fotografico che immortala la “bellezza naturale” delle persone, ignorando invece quella fasulla e artificiale dei modelli.
Questa volta però le cose non sono andate benissimo; dopo aver fatto le mie foto ho visto il gruppo di ragazzi farsi sempre più vicino, e sebbene inizialmente non mi sono preoccupato perché ho pensato che un paio di loro volessero semplicemente sedersi sulla panchina, guardandoli ho notato che i maschi avevano gli occhi fissi su di me mentre le ragazze se ne stavano più dietro e camminavo con più lentezza.
Sì … stavano decisamente venendo per me.
Il mio primo istinto è stato quello di alzarmi e allontanarmi, ma mi sono trattenuto: ero certo di non essere stato beccato a fare le foto, e scappare via dalla panchina solo perché dei ragazzini si stavano avvicinando mi sembrava una cosa un po’ troppo patetica da fare per un uomo della mia età.
A prima vista non sembravano troppo pericolosi poi. Per quanto atletici, erano comunque molto giovani; il più grande tra di loro era più alto e grosso di me, però dal volto direi che non aveva neanche la maggior età; il più piccolo sembrava appena uscito dalle scuole medie invece.
A causa di ciò ho resistito all’impulso di andare via, anche perché alla fine non avevo nessun luogo in cui andarmene. Questo posto non è solo desolato, ma è anche molto vasto. A parte la panchina, la fermata e i palazzi sullo sfondo non c’era niente … solo la strada e l’erba rinsecchita del parchetto.
A posteriori devo dire che me ne sarei dovuto andare, o comunque avrei dovuto provarci.
Una volta abbastanza vicino il più grande tra di loro si è seduto proprio al mio fianco e senza dire nulla ha allungato il braccio alle mie spalle; uno si è posizionato di fronte a me, ma non sembrava troppo minaccioso; il piccoletto invece ha appoggiato un piede sulla panca per tagliarmi completamente ogni vita di fuga, e mi ha guardato dritto negli occhi.
<<Ehi>> ha detto <<tutto ok?>>
Ricordo di essermi sentito … molto nervoso. Era come se l’aria intorno a me si fosse fatta più pesante e calda; respirare era diventato molto più difficile, così il come ragionare lucidamente.
<<Ehm … io … s-sì, tutto ok.>> è stata la mia farfugliata risposta.
<<Che voto ci daresti?>> ha continuato il ragazzino.
<<Eh … cosa?>>
<<Un voto.>> ha ripetuto lui <<Da uno a dieci, quanto ci daresti?>>
<<Un voto per cosa?>>
<<Non lo so. Bellezza credo.>> è stata la sua risposta <<Ci stavi fotografando no?>>
Dette quelle parole il mio cuore aveva perso un battito; ho letteralmente quasi avuto un infarto. Mi avevano davvero scoperto … Ma come? Quella era la prima volta che mi capitava.
Malgrado ciò ho comunque deciso di far finta di non capire, quindi ho iniziato a scuotere la testa.
<<Io … io non so di cosa stai->>
<<Credo che lui sia più interessato alle ragazze.>> è intervenuto il tipo seduto vicino a me; era un ragazzo dai corti capelli biondi e malgrado la giovane età aveva anche un braccio completamente tatuato.
<<Tu dici? Va bene, vediamo.>> il ragazzino con il piede appoggiato sulla panca ha lanciato uno sguardo in direzione delle ragazze che si sono lasciati alle spalle, e ha fischiato per prendere le loro attenzioni <<VENITE!>> ha urlato.
Io mi stavo agitando sempre di più. Il mio cuore ha iniziato a battere molto velocemente, e il mio corpo è stato invaso da un enorme quantità di emozioni, quasi tutte negative.
Quando le ragazze si sono finalmente avvicinate ho notato chiaramente l’ansia e l’esitazione nei loro sguardi, ma erano comunque più calme e rilassate di me.
<<Okay bello>> ha continuato il ragazzino tornando a guardarmi <<quindi? Che voto gli daresti?>> ne indica una dalla minigonna rosa <<Lei è la mia fidanzata. Inizia da lei. Da uno a dieci che voto gli daresti?>>
Io ho guardato la tipa … non appena è stata chiamata in causa si è sistemata i capelli e mi ha lanciato uno sguardo quanto più provocatorio possibile, ma era chiaro che da una parte stava trattenendo delle risate e dall’altra stava nascondendo il suo nervosismo.
<<D … dieci?>> ho riportato il mio sguardo verso quello del ragazzino in cerca di approvazione, ma la sua espressione era … criptica; non stava sorridendo, ma non sembrava neanche arrabbiato. Era semplicemente … serio.
<<Dieci?>> ha chiesto.
<<S … sì.>>
<<E perché dieci?>>
<<N-non ti piace il voto?>>
<<Ti ho solo fatto una domanda. Perché dieci?>> ha insistito lui <<Sono curioso.>>
Io non sapevo cosa dirgli. In quel momento la mia testa non riusciva minimamente a pensare, ero troppo … non lo so, spaventato credo. Ero circondato da semplici mocciosi, ma mi sentivo comunque in pericolo.
Non sono un tipo molto sportivo io e sono anche abbastanza basso, quindi nonostante la loro età ero certo di non potermi salvare da quella situazione usando solo la forza bruta, specie perché il più grande tra di loro era decisamente più grosso di me.
Però ero intenzionato a salvarmi in qualche modo. Non volevo stare al loro gioco, e non volevo sapere il dove sarebbe andato a parare.
<<S-sentite ragazzi, ma che volete da me?>>
<<Voglio che rispondi alle mie cazzo di domande.>> è stata la risposta tagliente del ragazzino.
<<M-ma perché? Io non ho fatto niente!>>
<<Non mentire, ti abbiamo visto.>>
<<Visto fare cosa?>>
<<A farci delle foto.>>
<<Ma non è vero! Io->>
<<Dammi il tuo telefono allora. Controlliamo.>>
<<N … no.>>
<<Perché no?>>
<<P-perché … perché ci sono cose private lì dentro, non posso darti il mio telefono! E poi chi mi dice che questa non è solo una farsa, eh? State cercando di fregarmi! Se vi do il mio telefono poi scappate via, vero?>>
Il ragazzino si è lasciato sfuggire un mezzo sorriso impietosito, dopodiché ha tirato fuori il suo smartphone <<Guarda.>> ha detto sfoggiando il modello ultra-costoso che aveva <<Ti sembro il tipo che ha bisogno di rubare telefoni a dei perdenti come te? Con il tuo non mi ci pulirei neanche il culo, fidati.>>
<<N-non lo so che tipo sei, so solo che non ti darò il mio telefono!>>
Lui ha sospirato con impazienza.
<<Ascoltami bello, facciamo così. O mi dai il telefono … oppure chiamo la polizia.>>
<<C-cosa?>> ho esclamato io <<La polizia? P-perché?>>
<<Lo sai il perché. Sei uno stalker. E un pedofilo.>>
<<NO! Non è vero! Io->>
<<Se la polizia viene e controlla il tuo telefono secondo te cosa trova lì dentro?>> ha continuato lui.
<<Io … non lo so.>> ho risposto deglutendo; stavo sudando, ma non solo per il caldo; tutta quella situazione era così snervante che sentivo di star svenendo.
<<Come fai a non saperlo?>> ha incalzato il ragazzino <<È il tuo telefono quello, dovresti sapere cosa c’è dentro.>>
<<S-senti … per favore, io non so … non so cosa voi vogliate ma vi giuro che->>
<<Dammi il telefono.>> mi ha interrotto lui, allungando la mano; aveva uno sguardo duro, così severo che nel subirlo mi sono seriamente sentito … schiacciato.
Ho resistito al suo sguardo per qualche secondo, ma la tensione era troppo alta: tutti mi stavano fissando, tutti con occhi freddi e pungenti; respiravo a malapena, il caldo e il nervosismo mi stavano uccidendo, e alla fine abbassando lo sguardo verso la mano del ragazzino ho ceduto. Gli ho lentamente allungato il telefono, che poi lui mi ha fatto sbloccare.
È entrato nella galleria ma inizialmente non ha detto nulla, si è limitato a scorrere tra le foto con aria pensierosa; avrei voluto fermarlo, dire qualcosa, provare a ribellarmi … ma mi mancava il coraggio di farlo. Mi sentivo debole e fragile, e l’idea di oppormi era rinnegata dal mio stesso cervello come se fosse un desiderio da sopprimere.
<<Ci sono un sacco di bambini qui.>> ha detto dopo un po’ il ragazzino <<Ti piacciono così tanto?>>
<<N-non sono bambini, avranno la tua stessa età …>> ho provato a difendermi io.
<<Beh io ho a malapena quattordici anni, quindi …>>
<<G-già, appunto! Quattordici anni! Sei un ragazzo, non un bambino!>>
Lui ha sospirato, dopodiché ha consegnato il telefono ai suoi amici ed è tornato a concentrarsi su di me.
<<Quindi … cosa ti piace esattamente? Di noi intendo.>> ha domandato.
<<Forse i vestiti.>> è intervenuto il ragazzo alto e biondo.
<<Sì, le minigonne scommetto che ti piacciono tanto.>> ha continuato il ragazzino <<E cos’altro? I muscoli ti piacciono?>>
<<I … io … io non …>>
<<Non essere timido.>> lui si è messo proprio davanti a me, dopodiché ha flettuto il suo braccio destro gonfiandolo in modo del tutto inaspettato; da magro e snello era diventato un braccio spaventosamente robusto e venoso <<Faresti una foto a questo braccio?>>
Nel guardarlo ho ingoiato la saliva che mi stava velocemente riempiendo la bocca.
Non ho mai avuto molta attrazione per i maschi, ma quel braccio era … spettacolare.
<<O preferisci questo?>> il ragazzino ha abbassato il braccio per flettere invece la sua gamba, mostrando delle cosce e dei polpacci incredibilmente scolpiti <<A cosa preferiresti fare la foto?>>
Io non sapevo cosa dire, non sapevo neanche se parlare fosse la cosa corretta da fare in quella situazione, quindi mi sono limitato a guardare con stupore il suo fisico e a chiedermi il come facesse un semplice quattordicenne ad essere così scolpito … A prima vista sembrava un ragazzino normale.
<<Vacci piano Sam, o la tua ragazza si ingelosisce.>> ha ridacchiato il biondo.
<<Giusto, hai ragione.>>
<<Credo che a lui piacciano i piedi.>> è intervenuta una delle ragazze che erano intente a guardare le foto sul mio cellulare.
<<Ah sì?>> Sam si è voltato verso di lei.
<<Sì. Molte delle foto le fa alle gambe e ai piedi.>>
Sam è tornato a concentrarsi su di me <<Un classico.>> ha detto <<Ok, quindi … vediamo …>> si è tolto una scarpa <<ecco. Prendi.>> e detto ciò me la ha allungata.
<<C … cosa?>> è stata la mia debole risposta.
<<Prendi la scarpa.>> ha ripetuto Sam.
<<P-perché?>>
<<Perché ti piace, no? Prendila.>>
In quel momento stavo venendo divorato da un’enormità di fortissime emozioni. Quella scarpa era bianca, estremamente pulita, sportiva, ben tenuta ma chiaramente utilizzata … la sola idea di tenerla per le mani mi stava facendo vibrare l’intero corpo di desiderio.
Ho provato a resistere alla tentazione di farlo ovviamente, non volevo cedere così facilmente ai miei impulsi, e non volevo farlo davanti a tutti quei occhi specialmente perché avevo paura di cosa sarebbe successo dopo.
<<Bello non ti darò altre occasioni per farlo. Se non la prendi ora me la rimetterò e non tu non la toccherai mai più. Quindi … prendila.>>
Quelle parole hanno completamente demolito le mie resistenze, e quindi … ho obbedito.
Obbedire agli ordini del ragazzino e prendere in mano quella scarpa mi ha stranamente … rilassato. È stato come fare un lungo tiro di sigaretta dopo una giornata di astinenza.
L’ho guardata, rigirandola per le mani … avevo l’acquolina in bocca.
<<Bravo ragazzo.>> ha detto Sam <<E ora annusala.>>
Io ho alzato lo sguardo verso di lui <<C-cosa?>>
<<Smettila di fare il sordomuto e fai quello che ti dico.>> ha sbottato lui a quel punto <<Annusala. Tanto già sappiamo che sei un pedofilo feticista, è inutile che lo nascondi. Fallo e basta. Non avrai altre occasioni.>>
A quelle parole mi sono lasciato andare del tutto.
Ho affondato il naso all’interno della scarpa di Sam inalando a pieni polmoni, incurante degli sguardi disgustati delle ragazze e delle risatine divertite dei ragazzi.
L’odore del suo piede misto a quella della scarpa mi ha invaso prima le narici e poi i polmoni, bruciandomi la gola e friggendomi il cervello.
Era la prima volta che mi capitava, non sapevo neanche di avere questo fetish, fatto sta che una volta inalato il suo odore tutto è diventato più … leggero. Mi sentivo come se mi avessero in qualche modo drogato, come se nella sua scarpa ci fosse stato nascosto qualche strana sostanza stupefacente.
<<E ora baciala.>>
<<Sì.>> ho detto subito, iniziando a baciarla senza alcun ritegno.
<<Sì signore.>> mi ha corretto lui.
<<Sì signore!>>
<<Wow Sam, lo hai ridotto davvero male. Gli hai scopato il cervello in due minuti.>> ho sentito dire dall’altro ragazzo con tono divertito.
<<Faccio questo effetto alle troie.>> ha risposto lui appoggiando sul mio ginocchio il suo piede scalzo, poi è tornato a concentrarsi su di me <<Ora leccala.>> mi ha ordinato <<Ma fallo piano … non devi rovinarla. Quella scarpa vale più di te.>>
<<No signore. Non la rovino, promesso.>> e detto ciò ho obbedito ancora una volta, iniziando a leccarla.
Non aveva un sapore davvero buono, anzi è stata un’esperienza particolarmente disgustosa a ripensarci … eppure non riuscivo a smettere. In quel momento il mio cervello non era in grado di intendere e volere correttamente, ero completamente fuso.
<<E ora rispondi alla mia domanda. Che voto mi daresti?>>
<<Dieci. Dieci signore!>>
<<Sì, ma perché? Descrivimi.>>
Io ho alzato lo sguardo verso di lui <<Sei … sei semplicemente perfetto!>>
Lui ha alzato lo sguardo sbuffando <<Perché tutte le troie che incontro mi dicono sempre le stesse cose? Usa un po’ di creatività.>>
<<Non … non so che dire, sei … sei bellissimo, stupendo, incred>>
<<Va bene, basta così bello. Ti sei divertito abbastanza.>> ha tagliato corto Sam, e alzando la testa mi sono reso conto che molti dei presenti stavano facendo dei video con i loro telefoni … la mia momentanea perdita di controllo stava venendo registrata <<Rimettimi la scarpa ora.>>
<<I … io?>>
<<Sì. Tu. Rimettimela, e allacciala.>>
Con mani tremanti ed esitanti ho iniziato a farlo; sapevo di star venendo registrato, ed era questa la cosa che più mi preoccupava in quel momento. Dovevo fare qualcosa ma … cosa? Non mi veniva in mente nessuna idea sensata o fattibile.
Alla fine mi sono limitato ad obbedire.
<<Ascolta bello>> ha continuato Sam dopo che avevano finito di allacciargli la scarpa<<oggi noi volevamo passare la giornata alle giostre. Quindi potremmo anche dimenticarci del fatto che tu ci abbia fotografato … se ci aiuti.>>
<<A-aiutarvi? Come? Non ho la macchina, non posso->>
<<Non ti serve la macchina. Dammi il portafogli.>>
<<Il … il portafogli?>>
<<Sì. Il portafogli.>>
Il mio petto aveva iniziato ad appensarsi … quel tipo voleva i miei soldi, e io non ne ho molti … anzi ne ho davvero molto pochi, quindi l’idea di darli a loro mi stava devastando.
<<I-io non … non posso.>>
<<Sì che puoi. Devi solo prendere il portafoglio e darmelo. È semplice.>>
<<Io …>>
<<I modelli si pagano, lo sai?>> continua lui <<Tu ci hai fotografato. Siamo stati tuoi modelli, quindi ora devi pagarci.>>
<<Ma>>
<<Hai leccato la mia scarpa poi, e non è una cosa che le persone possono fare gratis. Si deve pagare per avere certi servizi. Quindi prendi il portafogli e paga.>>
<<Davvero, io … per favore … io … io …>>
<<Tu cosa? Vuoi venire con noi?>> ha chiesto a quel punto Sam.
<<Eh?>>
Il lampo di un’idea gli ha attraversato lo sguardo proprio in quel momento.
<<Sì …>> ha detto <<scommetto che vuoi venire a divertirti con noi, vero?>>
<<Cos-, no! Assolutamente no!>>
<<Perché no? Che devi fare di speciale oggi?>>
<<Devo lavorare.>>
<<Lavorare?>> Sam ha fatto una smorfia <<Nah, oggi ti prendi una giornata libera e vieni con noi.>> e detto ciò si è voltato verso le ragazze <<Ehi, vi va bene se viene anche lui, vero?>> ha chiesto, indicandomi <<Offre tutto lui.>>
Le ragazze si sono lanciate un paio di sguardi eloquenti, poi cercando di trattenere le risa hanno annuito.
<<Va bene.>> ha risposto la sua fidanzata <<Ma se vuole venire deve pagare anche il pranzo, altrimenti no.>>
<<Come desideri.>> Sam è tornato a guardarmi <<Sentito? Non c’è problema, puoi venire con noi, non ti preoccupare. Però oltre alle giostre pagherai anche il pranzo.>>
Deglutendo e con la fronte sudata scuoto piano la testa <<Io non … non voglio …>>
<<Sì che vuoi. Potrai farci tante belle foto poi, non sei contento?>>
<<No, io->>
<<Smettila di mentire.>> ha tagliato corto lui irrigidendo sia il tono della voce che lo sguardo, e appoggiandomi nuovamente un piede sul ginocchio, questa volta con molta più violenza di prima <<Tu verrai con noi. Ci scatterai le foto. Pagherai le giostre. Pagherai il pranzo. Pagherai anche i nostri gelati. E forse pagherai anche il vestito che voglio regalare alla mia fidanzata.>> ha detto fissandomi dritto negli occhi <<E ti piacerà.>>
Non ho risposto. Non potevo farlo. Mi sono limitato a fissarlo negli occhi senza dire nulla, perché in quel momento, contro ogni mia aspettativa … stavo avendo la più grande erezione della mia vita.
E alla fine ho obbedito di nuovo.
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I dialoghi sono stati scritti dal seguente scrittore: