Lunghezza della storia: medio-corta
Ero seduto sulla panca messa davanti alla fermata dell’autobus quando è successo.
Era una giornata normalissima, e io ero uscito di casa per andare a lavoro; anche se era mattina già faceva caldo, e ricordo che stavo già iniziando a sudare quando li ho visti.
Erano ragazzini delle superiori che stavano lentamente camminando verso la fermata dell’autobus, parlando e ridendo tra di loro; avevano lo zaino in spalla, ma la giornata scolastica era già partita, quindi stavano chiaramente saltando la scuola di nascosto.
Lì c’erano solo loro e io.
Non mi stupisco della mancanza di gente, anzi mi stupisco che loro ci fossero perché in genere quasi nessuno usa questa fermata. Chi abita in questo quartiere preferisce andare a piedi fino alla fermata della metro (che è solo a dieci minuti di camminata), oppure prende la macchina.
Non mi sono fatto troppe domande sul perché della loro presenza però, anche perché la fermata è messa davanti ad un parchetto pubblico, parchetto praticamente abbandonato e inutilizzato ma comunque molto utile per chi non sa dove andare dopo aver saltato la scuola.
Una volta abbastanza vicini da poter sentire le loro voci ho iniziato a rivolgergli molti più sguardi di quanti avrei dovuto; erano giovani e dall’aspetto atletico, e considerando i vestiti estivi che indossavano li ho trovati … difficili da ignorare.
Le minigonne delle ragazze erano la cosa che mi attirava di più, specialmente quella indossata dalla ragazza che aveva le gambe muscolose; anche i loro capelli mi piacevano però, così come il modo in cui si muovevano nel mentre che parlavano con i loro amici.
Odio ammetterlo, ma le ragazzine come loro mi … interessano. Mi ricordano la mia infanzia e le cotte che ebbi ai tempi della mia adolescenza, e quindi non ho resistito molto ed ho iniziato a fissarle di nascosto, sperando di non essere beccato.
Tutti erano belli in quel gruppo di ragazzi comunque, dal più alto al più basso, dal più grosso al più magro; i maschi erano per lo più muscolosi e atletici, il meno allenato tra di loro aveva comunque un fisico snello e sano; le femmine erano magre e anch’esse molto in forma, e quella che più di tutte sembrava in sovrappeso mi piaceva tanto quanto le altre a causa del modo in cui si è vestita e del modo in cui si muoveva.
Non c’era nessuno oltre a loro, quindi era rischiosa come mossa ma … dovevo farlo.
Ho preso lentamente e di nascosto il mio telefono, dopodiché ho attivato la telecamera e ho cercato un buon angolo per iniziare a fare delle foto.
Non sarebbe stata la prima volta per me … lo faccio spesso io. C’è un forum dove pubblico regolarmente le foto delle ragazze più belle che incontro per strada, e delle volte passo intere giornate seduto in un tavolo del centro cittadino a fare foto ai passanti, per poi selezionare quelle migliori e metterle nel forum.
Nessuno mi paga per farlo ovviamente, e non ho neanche molti follower in quel forum, però ci tengo a essere regolare con quelle foto … è un hobby molto piacevole per me. Mi sento come un artista fotografico che immortala la “bellezza naturale” delle persone, ignorando invece quella fasulla e artificiale dei modelli.
Questa volta però le cose non sono andate benissimo; dopo aver fatto le mie foto ho visto il gruppo di ragazzi farsi sempre più vicino, e sebbene inizialmente non mi sono preoccupato perché ho pensato che un paio di loro volessero semplicemente sedersi sulla panchina, guardandoli ho notato che i maschi avevano gli occhi fissi su di me mentre le ragazze se ne stavano più dietro e camminavo con più lentezza.
Sì … stavano decisamente venendo per me.
Il mio primo istinto è stato quello di alzarmi e allontanarmi, ma mi sono trattenuto: ero certo di non essere stato beccato a fare le foto, e scappare via dalla panchina solo perché dei ragazzini si stavano avvicinando mi sembrava una cosa un po’ troppo patetica da fare per un uomo della mia età.
A prima vista non sembravano troppo pericolosi poi. Per quanto atletici, erano comunque molto giovani; il più grande tra di loro era più alto e grosso di me, però dal volto direi che non aveva neanche la maggior età; il più piccolo sembrava appena uscito dalle scuole medie invece.
A causa di ciò ho resistito all’impulso di andare via, anche perché alla fine non avevo nessun luogo in cui andarmene. Questo posto non è solo desolato, ma è anche molto vasto. A parte la panchina, la fermata e i palazzi sullo sfondo non c’era niente … solo la strada e l’erba rinsecchita del parchetto.
A posteriori devo dire che me ne sarei dovuto andare, o comunque avrei dovuto provarci.
Una volta abbastanza vicino il più grande tra di loro si è seduto proprio al mio fianco e senza dire nulla ha allungato il braccio alle mie spalle; uno si è posizionato di fronte a me, ma non sembrava troppo minaccioso; il piccoletto invece ha appoggiato un piede sulla panca per tagliarmi completamente ogni vita di fuga, e mi ha guardato dritto negli occhi.
<<Ehi>> ha detto <<tutto ok?>>
Ricordo di essermi sentito … molto nervoso. Era come se l’aria intorno a me si fosse fatta più pesante e calda; respirare era diventato molto più difficile, così il come ragionare lucidamente.
<<Ehm … io … s-sì, tutto ok.>> è stata la mia farfugliata risposta.
<<Che voto ci daresti?>> ha continuato il ragazzino.
<<Eh … cosa?>>
<<Un voto.>> ha ripetuto lui <<Da uno a dieci, quanto ci daresti?>>
<<Un voto per cosa?>>
<<Non lo so. Bellezza credo.>> è stata la sua risposta <<Ci stavi fotografando no?>>
Dette quelle parole il mio cuore aveva perso un battito; ho letteralmente quasi avuto un infarto. Mi avevano davvero scoperto … Ma come? Quella era la prima volta che mi capitava.
Malgrado ciò ho comunque deciso di far finta di non capire, quindi ho iniziato a scuotere la testa.
<<Io … io non so di cosa stai->>
<<Credo che lui sia più interessato alle ragazze.>> è intervenuto il tipo seduto vicino a me; era un ragazzo dai corti capelli biondi e malgrado la giovane età aveva anche un braccio completamente tatuato.
<<Tu dici? Va bene, vediamo.>> il ragazzino con il piede appoggiato sulla panca ha lanciato uno sguardo in direzione delle ragazze che si sono lasciati alle spalle, e ha fischiato per prendere le loro attenzioni <<VENITE!>> ha urlato.
Io mi stavo agitando sempre di più. Il mio cuore ha iniziato a battere molto velocemente, e il mio corpo è stato invaso da un enorme quantità di emozioni, quasi tutte negative.
Quando le ragazze si sono finalmente avvicinate ho notato chiaramente l’ansia e l’esitazione nei loro sguardi, ma erano comunque più calme e rilassate di me.
<<Okay bello>> ha continuato il ragazzino tornando a guardarmi <<quindi? Che voto gli daresti?>> ne indica una dalla minigonna rosa <<Lei è la mia fidanzata. Inizia da lei. Da uno a dieci che voto gli daresti?>>
Io ho guardato la tipa … non appena è stata chiamata in causa si è sistemata i capelli e mi ha lanciato uno sguardo quanto più provocatorio possibile, ma era chiaro che da una parte stava trattenendo delle risate e dall’altra stava nascondendo il suo nervosismo.
<<D … dieci?>> ho riportato il mio sguardo verso quello del ragazzino in cerca di approvazione, ma la sua espressione era … criptica; non stava sorridendo, ma non sembrava neanche arrabbiato. Era semplicemente … serio.
<<Dieci?>> ha chiesto.
<<S … sì.>>
<<E perché dieci?>>
<<N-non ti piace il voto?>>
<<Ti ho solo fatto una domanda. Perché dieci?>> ha insistito lui <<Sono curioso.>>
Io non sapevo cosa dirgli. In quel momento la mia testa non riusciva minimamente a pensare, ero troppo … non lo so, spaventato credo. Ero circondato da semplici mocciosi, ma mi sentivo comunque in pericolo.
Non sono un tipo molto sportivo io e sono anche abbastanza basso, quindi nonostante la loro età ero certo di non potermi salvare da quella situazione usando solo la forza bruta, specie perché il più grande tra di loro era decisamente più grosso di me.
Però ero intenzionato a salvarmi in qualche modo. Non volevo stare al loro gioco, e non volevo sapere il dove sarebbe andato a parare.
<<S-sentite ragazzi, ma che volete da me?>>
<<Voglio che rispondi alle mie cazzo di domande.>> è stata la risposta tagliente del ragazzino.
<<M-ma perché? Io non ho fatto niente!>>
<<Non mentire, ti abbiamo visto.>>
<<Visto fare cosa?>>
<<A farci delle foto.>>
<<Ma non è vero! Io->>
<<Dammi il tuo telefono allora. Controlliamo.>>
<<N … no.>>
<<Perché no?>>
<<P-perché … perché ci sono cose private lì dentro, non posso darti il mio telefono! E poi chi mi dice che questa non è solo una farsa, eh? State cercando di fregarmi! Se vi do il mio telefono poi scappate via, vero?>>
Il ragazzino si è lasciato sfuggire un mezzo sorriso impietosito, dopodiché ha tirato fuori il suo smartphone <<Guarda.>> ha detto sfoggiando il modello ultra-costoso che aveva <<Ti sembro il tipo che ha bisogno di rubare telefoni a dei perdenti come te? Con il tuo non mi ci pulirei neanche il culo, fidati.>>
<<N-non lo so che tipo sei, so solo che non ti darò il mio telefono!>>
Lui ha sospirato con impazienza.
<<Ascoltami bello, facciamo così. O mi dai il telefono … oppure chiamo la polizia.>>
<<C-cosa?>> ho esclamato io <<La polizia? P-perché?>>
<<Lo sai il perché. Sei uno stalker. E un pedofilo.>>
<<NO! Non è vero! Io->>
<<Se la polizia viene e controlla il tuo telefono secondo te cosa trova lì dentro?>> ha continuato lui.
<<Io … non lo so.>> ho risposto deglutendo; stavo sudando, ma non solo per il caldo; tutta quella situazione era così snervante che sentivo di star svenendo.
<<Come fai a non saperlo?>> ha incalzato il ragazzino <<È il tuo telefono quello, dovresti sapere cosa c’è dentro.>>
<<S-senti … per favore, io non so … non so cosa voi vogliate ma vi giuro che->>
<<Dammi il telefono.>> mi ha interrotto lui, allungando la mano; aveva uno sguardo duro, così severo che nel subirlo mi sono seriamente sentito … schiacciato.
Ho resistito al suo sguardo per qualche secondo, ma la tensione era troppo alta: tutti mi stavano fissando, tutti con occhi freddi e pungenti; respiravo a malapena, il caldo e il nervosismo mi stavano uccidendo, e alla fine abbassando lo sguardo verso la mano del ragazzino ho ceduto. Gli ho lentamente allungato il telefono, che poi lui mi ha fatto sbloccare.
È entrato nella galleria ma inizialmente non ha detto nulla, si è limitato a scorrere tra le foto con aria pensierosa; avrei voluto fermarlo, dire qualcosa, provare a ribellarmi … ma mi mancava il coraggio di farlo. Mi sentivo debole e fragile, e l’idea di oppormi era rinnegata dal mio stesso cervello come se fosse un desiderio da sopprimere.
<<Ci sono un sacco di bambini qui.>> ha detto dopo un po’ il ragazzino <<Ti piacciono così tanto?>>
<<N-non sono bambini, avranno la tua stessa età …>> ho provato a difendermi io.
<<Beh io ho a malapena quattordici anni, quindi …>>
<<G-già, appunto! Quattordici anni! Sei un ragazzo, non un bambino!>>
Lui ha sospirato, dopodiché ha consegnato il telefono ai suoi amici ed è tornato a concentrarsi su di me.
<<Quindi … cosa ti piace esattamente? Di noi intendo.>> ha domandato.
<<Forse i vestiti.>> è intervenuto il ragazzo alto e biondo.
<<Sì, le minigonne scommetto che ti piacciono tanto.>> ha continuato il ragazzino <<E cos’altro? I muscoli ti piacciono?>>
<<I … io … io non …>>
<<Non essere timido.>> lui si è messo proprio davanti a me, dopodiché ha flettuto il suo braccio destro gonfiandolo in modo del tutto inaspettato; da magro e snello era diventato un braccio spaventosamente robusto e venoso <<Faresti una foto a questo braccio?>>
Nel guardarlo ho ingoiato la saliva che mi stava velocemente riempiendo la bocca.
Non ho mai avuto molta attrazione per i maschi, ma quel braccio era … spettacolare.
<<O preferisci questo?>> il ragazzino ha abbassato il braccio per flettere invece la sua gamba, mostrando delle cosce e dei polpacci incredibilmente scolpiti <<A cosa preferiresti fare la foto?>>
Io non sapevo cosa dire, non sapevo neanche se parlare fosse la cosa corretta da fare in quella situazione, quindi mi sono limitato a guardare con stupore il suo fisico e a chiedermi il come facesse un semplice quattordicenne ad essere così scolpito … A prima vista sembrava un ragazzino normale.
<<Vacci piano Sam, o la tua ragazza si ingelosisce.>> ha ridacchiato il biondo.
<<Giusto, hai ragione.>>
<<Credo che a lui piacciano i piedi.>> è intervenuta una delle ragazze che erano intente a guardare le foto sul mio cellulare.
<<Ah sì?>> Sam si è voltato verso di lei.
<<Sì. Molte delle foto le fa alle gambe e ai piedi.>>
Sam è tornato a concentrarsi su di me <<Un classico.>> ha detto <<Ok, quindi … vediamo …>> si è tolto una scarpa <<ecco. Prendi.>> e detto ciò me la ha allungata.
<<C … cosa?>> è stata la mia debole risposta.
<<Prendi la scarpa.>> ha ripetuto Sam.
<<P-perché?>>
<<Perché ti piace, no? Prendila.>>
In quel momento stavo venendo divorato da un’enormità di fortissime emozioni. Quella scarpa era bianca, estremamente pulita, sportiva, ben tenuta ma chiaramente utilizzata … la sola idea di tenerla per le mani mi stava facendo vibrare l’intero corpo di desiderio.
Ho provato a resistere alla tentazione di farlo ovviamente, non volevo cedere così facilmente ai miei impulsi, e non volevo farlo davanti a tutti quei occhi specialmente perché avevo paura di cosa sarebbe successo dopo.
<<Bello non ti darò altre occasioni per farlo. Se non la prendi ora me la rimetterò e non tu non la toccherai mai più. Quindi … prendila.>>
Quelle parole hanno completamente demolito le mie resistenze, e quindi … ho obbedito.
Obbedire agli ordini del ragazzino e prendere in mano quella scarpa mi ha stranamente … rilassato. È stato come fare un lungo tiro di sigaretta dopo una giornata di astinenza.
L’ho guardata, rigirandola per le mani … avevo l’acquolina in bocca.
<<Bravo ragazzo.>> ha detto Sam <<E ora annusala.>>
Io ho alzato lo sguardo verso di lui <<C-cosa?>>
<<Smettila di fare il sordomuto e fai quello che ti dico.>> ha sbottato lui a quel punto <<Annusala. Tanto già sappiamo che sei un pedofilo feticista, è inutile che lo nascondi. Fallo e basta. Non avrai altre occasioni.>>
A quelle parole mi sono lasciato andare del tutto.
Ho affondato il naso all’interno della scarpa di Sam inalando a pieni polmoni, incurante degli sguardi disgustati delle ragazze e delle risatine divertite dei ragazzi.
L’odore del suo piede misto a quella della scarpa mi ha invaso prima le narici e poi i polmoni, bruciandomi la gola e friggendomi il cervello.
Era la prima volta che mi capitava, non sapevo neanche di avere questo fetish, fatto sta che una volta inalato il suo odore tutto è diventato più … leggero. Mi sentivo come se mi avessero in qualche modo drogato, come se nella sua scarpa ci fosse stato nascosto qualche strana sostanza stupefacente.
<<E ora baciala.>>
<<Sì.>> ho detto subito, iniziando a baciarla senza alcun ritegno.
<<Sì signore.>> mi ha corretto lui.
<<Sì signore!>>
<<Wow Sam, lo hai ridotto davvero male. Gli hai scopato il cervello in due minuti.>> ho sentito dire dall’altro ragazzo con tono divertito.
<<Faccio questo effetto alle troie.>> ha risposto lui appoggiando sul mio ginocchio il suo piede scalzo, poi è tornato a concentrarsi su di me <<Ora leccala.>> mi ha ordinato <<Ma fallo piano … non devi rovinarla. Quella scarpa vale più di te.>>
<<No signore. Non la rovino, promesso.>> e detto ciò ho obbedito ancora una volta, iniziando a leccarla.
Non aveva un sapore davvero buono, anzi è stata un’esperienza particolarmente disgustosa a ripensarci … eppure non riuscivo a smettere. In quel momento il mio cervello non era in grado di intendere e volere correttamente, ero completamente fuso.
<<E ora rispondi alla mia domanda. Che voto mi daresti?>>
<<Dieci. Dieci signore!>>
<<Sì, ma perché? Descrivimi.>>
Io ho alzato lo sguardo verso di lui <<Sei … sei semplicemente perfetto!>>
Lui ha alzato lo sguardo sbuffando <<Perché tutte le troie che incontro mi dicono sempre le stesse cose? Usa un po’ di creatività.>>
<<Non … non so che dire, sei … sei bellissimo, stupendo, incred>>
<<Va bene, basta così bello. Ti sei divertito abbastanza.>> ha tagliato corto Sam, e alzando la testa mi sono reso conto che molti dei presenti stavano facendo dei video con i loro telefoni … la mia momentanea perdita di controllo stava venendo registrata <<Rimettimi la scarpa ora.>>
<<I … io?>>
<<Sì. Tu. Rimettimela, e allacciala.>>
Con mani tremanti ed esitanti ho iniziato a farlo; sapevo di star venendo registrato, ed era questa la cosa che più mi preoccupava in quel momento. Dovevo fare qualcosa ma … cosa? Non mi veniva in mente nessuna idea sensata o fattibile.
Alla fine mi sono limitato ad obbedire.
<<Ascolta bello>> ha continuato Sam dopo che avevano finito di allacciargli la scarpa<<oggi noi volevamo passare la giornata alle giostre. Quindi potremmo anche dimenticarci del fatto che tu ci abbia fotografato … se ci aiuti.>>
<<A-aiutarvi? Come? Non ho la macchina, non posso->>
<<Non ti serve la macchina. Dammi il portafogli.>>
<<Il … il portafogli?>>
<<Sì. Il portafogli.>>
Il mio petto aveva iniziato ad appensarsi … quel tipo voleva i miei soldi, e io non ne ho molti … anzi ne ho davvero molto pochi, quindi l’idea di darli a loro mi stava devastando.
<<I-io non … non posso.>>
<<Sì che puoi. Devi solo prendere il portafoglio e darmelo. È semplice.>>
<<Io …>>
<<I modelli si pagano, lo sai?>> continua lui <<Tu ci hai fotografato. Siamo stati tuoi modelli, quindi ora devi pagarci.>>
<<Ma>>
<<Hai leccato la mia scarpa poi, e non è una cosa che le persone possono fare gratis. Si deve pagare per avere certi servizi. Quindi prendi il portafogli e paga.>>
<<Davvero, io … per favore … io … io …>>
<<Tu cosa? Vuoi venire con noi?>> ha chiesto a quel punto Sam.
<<Eh?>>
Il lampo di un’idea gli ha attraversato lo sguardo proprio in quel momento.
<<Sì …>> ha detto <<scommetto che vuoi venire a divertirti con noi, vero?>>
<<Cos-, no! Assolutamente no!>>
<<Perché no? Che devi fare di speciale oggi?>>
<<Devo lavorare.>>
<<Lavorare?>> Sam ha fatto una smorfia <<Nah, oggi ti prendi una giornata libera e vieni con noi.>> e detto ciò si è voltato verso le ragazze <<Ehi, vi va bene se viene anche lui, vero?>> ha chiesto, indicandomi <<Offre tutto lui.>>
Le ragazze si sono lanciate un paio di sguardi eloquenti, poi cercando di trattenere le risa hanno annuito.
<<Va bene.>> ha risposto la sua fidanzata <<Ma se vuole venire deve pagare anche il pranzo, altrimenti no.>>
<<Come desideri.>> Sam è tornato a guardarmi <<Sentito? Non c’è problema, puoi venire con noi, non ti preoccupare. Però oltre alle giostre pagherai anche il pranzo.>>
Deglutendo e con la fronte sudata scuoto piano la testa <<Io non … non voglio …>>
<<Sì che vuoi. Potrai farci tante belle foto poi, non sei contento?>>
<<No, io->>
<<Smettila di mentire.>> ha tagliato corto lui irrigidendo sia il tono della voce che lo sguardo, e appoggiandomi nuovamente un piede sul ginocchio, questa volta con molta più violenza di prima <<Tu verrai con noi. Ci scatterai le foto. Pagherai le giostre. Pagherai il pranzo. Pagherai anche i nostri gelati. E forse pagherai anche il vestito che voglio regalare alla mia fidanzata.>> ha detto fissandomi dritto negli occhi <<E ti piacerà.>>
Non ho risposto. Non potevo farlo. Mi sono limitato a fissarlo negli occhi senza dire nulla, perché in quel momento, contro ogni mia aspettativa … stavo avendo la più grande erezione della mia vita.
E alla fine ho obbedito di nuovo.
Lunghezza della storia: media
Samuele… non lo conosco molto bene, ma in questo preciso momento lo sto davvero odiando .
Sono più di due ore che si sta scopando mia sorella, e ancora non ha finito. Che cosa dovrei fare … andare a bussare alla porta per chiedergli di sbrigarsi?
Dannazione … ho sonno, voglio andare a dormire!
La prossima volta che mi chiedono di fare sesso a casa glielo nego! Anche se … beh … non è stato male sentire le urla inizialmente. Ammetto che ho origliato un po’, ma non è stata colpa mia! Non era mia intenzione farlo … inizialmente.
Quel pallone gonfiato di Samuele mi ha consigliato di mettermi le cuffie e tenere alto il volume prima di chiudersi in camera con lei, e io ho pure ascoltato il suo consiglio ma … non ha funzionato molto. Sentivo le loro voci attraverso il volume della musica, e alla fine non ho più resistito e mi sono messo a origliare.
È stata un esperienza … strana. Mia sorella gemeva sia di piacere che di dolore, e ha urlato molto più di quanto mi sarei aspettato; i gemiti di Samuele erano molto più leggeri invece, e da parte sua sentivo più risatine che altro.
Sono stato quasi un’ora fuori dalla porta ad origliare, e mi sono sentito uno sporco guardone … e anche un fallito. Io e Samuele abbiamo la stessa età, eppure lui si è appena scopato mia sorella per due ore di fila mentre io sono ancora vergine e in attesa di dare il primo bacio.
E sono certo che questa non è la prima volta che Samuele fa sesso. È più alto di me, è molto più atletico e ha il tipico aspetto da ragazzo popolare … mi domando il come abbia fatto una come mia sorella a prendere la sua attenzione.
Lei non è brutta e ha avuto molti fidanzati nel corso della sua adolescenza, però Samuele è dieci volte meglio di quelli con cui si mette di solito, ed è decisamente fuori dalla sua lega. Come avrà fatto a conquistarlo?
Mentre mi deprimo su questi pensieri sento la porta della mia stanza aprirsi, e voltandomi verso il corridoio vedo Samuele camminare in direzione della cucina; è a petto nudo ed ha un espressione rilassata e soddisfatta sul volto.
Camminando i nostri sguardi si incrociando, quindi si ferma davanti alla porta del salotto per darmi un rapido saluto.
<<Ancora sveglio?>> domanda.
<<Sì, ehm … stavo aspettando voi due.>>
<<Noi? Perché?>>
<<Beh … non volevo dormire sul divano.>>
<<Non puoi dormire in camera di tuo padre?>>
<<No, la chiude sempre a chiave quando non c’è. E poi da lì si sarebbe sentito tutto, quindi non sarei riuscito comunque a dormire.>>
<<Capito.>> detto questo avanza all’interno del salotto guardando in direzione della televisione <<A cosa giochi?>> domanda, notando che prima del suo arrivo stavo giocando alla console.
<<Crazy Fighters. Lo conosci?>>
<<Uhm … non me ne intendo molto di videogiochi.>> è la sua risposta avvicinandosi al divano su cui sono seduto.
<<È un picchiaduro, niente di speciale. Premi i tasti e pesti le persone. Molto semplice.>>
<<Deve essere divertente. A me piace pestare le persone.>> dice avanzando ancora, e solo adesso mi rendo conto di una cosa: è completamente nudo.
<<Ehm, sì, ehm … è … è divertente, sì.>> dico distogliendo rapidamente lo sguardo da lui; il cuore inizia a battermi forte, e il respiro diventa corto.
<<Ehi, tutto apposto amico?>> mi domanda lui a quel punto.
<<Cos-? Ehm … sì.>> annuisco io fissando la televisione nervosamente <<Tutto apposto. Perché?>>
<<Beh sei arrossito.>> ha detto lui con tono quasi divertito <<Non pensavo fossi gay.>>
<<Arrossito? Cosa?>> torno a guardarlo, e noto che lui mi sta fissando con un sorrisetto sfottente sul volto.
La sua espressione divertita non è l’unica cosa che vedo però, il suo corpo gode di una definizione muscolare incredibile, è molto più allenato e muscoloso di quanto mi aspettassi, e il mio sguardo non riesce a trattenersi e scivola inutilmente sul suo organo genitale.
Deglutisco.
<<Scusa, non volevo ridurti così. Se vuoi vado a vestirmi. Pensavo che stessi già dormendo, per questo sono uscito nudo.>>
<<No io … ehm … tranquillo io …>>
Il suo sorriso si allarga leggermente <<Che c’è? Non hai mai visto un ragazzo nudo?>>
<<N … no …>>
<<Neanche in palestra?>>
<<Non vado in palestra.>>
<<Beh in un porno lo avrai visto di sicuro.>>
<<Quello non conta.>>
<<Va bene, ho capito. Vado a vestirmi. Torno subito.>> dice lui alla fine <<Comunque dovresti andarci in palestra. Sei troppo secco.>> e detto questo si allontana.
Quando esce fuori dalla stanza torno a respirare normalmente, e il nervosismo che si stava accumulando si alleggerisce.
O mio Dio … Io non sono gay. Non ho mai guardato i maschi, non mi sono mai interessati e non ho mai pensato a loro. Quindi … che è successo? Perché Samuele mi ha fatto questo effetto?
Sarà stata colpa del suo fisico? Del tono della sua voce forse?
Non lo so.
Non capisco.
E la cosa peggiora è che ora lui pensa che io sia gay!
Abbasso lo sguardo verso le mie mani: stanno reggendo il controller della console, ma stanno tremando.
Che cosa mi è preso?
Non lo so … L’unica cosa a cui riesco a pensare in questo momento è che forse dovrei davvero iniziare ad andare in palestra, le mie braccia sono la metà delle sue.
Questo videogioco è uno dei picchiaduro più popolari del momento. Ha una community enorme ed un gameplay frenetico ma molto tattico. Dopo la scuola passo ore su ore davanti a questo gioco, e malgrado ciò ancora non sono in grado di concatenare correttamente tutte le combo dei personaggi che uso.
Generalmente giocare richiede la mia intera attenzione, però in questo momento gran parte di essa sta venendo risucchiata da Samuele, che dopo essersi rimesso i pantaloncini è tornato in salotto.
Ora è seduto affianco a me; è ancora a petto nudo, e sta guardando la mia partita coi piedi appoggiati al tavolino e le braccia conserte.
Non sta dicendo nulla, però odio giocare con qualcuno che mi guarda perché divento nervoso, specie se a farlo è qualcuno con cui ho da poco fatto una brutta figura.
<<Cazzo!>> esclamo alla fine; a causa della distrazione mi sono incastrato in una combo nemica e ho perso la partita, ma mi dispiace meno del solito dato che finalmente ho l’occasione per dire a Samuele che vorrei andare a dormire e che dovrebbe tornarsene a casa.
<<Perso?>> mi domanda lui lanciandomi uno sguardo.
<<Sì …>>
<<Fammi provare.>> dice a quel punto, prendendomi il controller dalle mani.
<<Eh-ehm … aspetta!>> gli dico prima che inizi un’altra partita <<Sai almeno come si gioca?>>
Lui fa spallucce <<Premo i tasti e picchio, giusto?>>
<<Sì ma … non è così semplice. Ci sono delle combo da fare.>>
<<Va bene. Le farò.>>
<<Sì ma>>
<<Calmati bello. Voglio solo provare.>>
<<Va bene. Cambia modalità però.>>
<<Perché?>>
<<Questa è una partita classificata. Se perdo mi toglie dei punti, quindi>>
<<Quindi non perderò.>> dice lui guardandomi dritto negli occhi <<Facile.>>
<<No Sam … ascolta …>>
<<Non perderò, tranquillo. Dimmi solo che tasti devo premere.>>
<<No, io … no.>> dico io cercando di essere il più deciso possibile <<Se vuoi giocare lo fai in una modalità diversa, non in questa.>>
Lo sguardo di Samuele si indurisce leggermente <<Ti ho detto che non perderò.>>
<<Non me ne frega nulla, se vuoi giocare->>
<<Facciamo una scommessa allora.>>
<<Cosa?>> dico io con un po’ di confusione; quelle parole mi hanno preso alla sprovvista.
<<Se perdo, ti do questi.>> prende il portafogli dai pantaloncini e tira fuori una banconota.
<<C … cento?>> esclamo io.
<<Sì. Cento.>>
<<Wow … sono un botto.>> rispondo stupito; cosa diavolo ci fa Samuele con tutti quei soldi nelle tasche?
<<Lo so.>> li appoggia sul divano tra noi due <<E sono tuoi se perdo.>>
<<E se vinci? Io non ho tutti quei soldi, sono poverissimo.>>
<<Mi dai quello che hai.>>
<<Quello che ho?>>
<<Fammi vedere il portafogli.>>
<<Te l’ho detto, non ho un cazzo.>>
<<Secondo me qualcosa hai invece.>>
Ha ragione, qualcosa ho con me … ma quei soldi mi servono per mangiare, non posso rischiare di perderli.
Però, a pensarci bene, questo non è un grande rischio. Samuele non ha mai giocato a questo videogioco, e anche se fosse un esperto di picchiaduro Crazy Fighters è un gioco molto difficile, non ha possibilità di vincere senza conoscere le combo … quindi …
<<V-va bene.>> dico alla fine <<Se perdo ti darò quello che ho nel portafogli.>>
<<Perfetto.>> risponde lui facendo un mezzo sorriso, e dà il via alla coda.
Nell’attesa che il gioco trovi il suo avversario non posso fare a meno di guardarlo di soppiatto. Ora che si è un po’ coperto mi sembra un ragazzo … normale. Ma quindi perché prima mi aveva fatto quello strano effetto? Ho reagito in quel modo solo perché era nudo?
<<Ehi bello>> mi dice Samuele interrompendo i miei pensieri <<qual è il tipo più facile che c’è?>>
<<Più … facile?>> le sue parole riportano le mie attenzioni sul gioco, che finalmente ha trovato il suo avversario e ora sta aspettando che lui scelga un combattente <<Ah … ehm … usa lui.>> gli dico alla fine, indicandogli un personaggio estremamente complesso.
<<Sicuro?>>
<<Sì.>>
<<Va bene. Mi fido.>>
Lui opta davvero per quel personaggio, e io a malapena trattengo una risata: è davvero così stupido? O forse sta cercando una scusa per svincolarsi dalla scommessa? Forse dopo aver perso si metterà a piangere dicendo “mi hai dato un personaggio troppo difficile”.
Fatto sta che quando lo scontro inizia mi aspetto di vederlo annaspare con i comandi, ed è davvero così; preme i tasti casualmente solo per capire a cosa servono, ma dopo averlo fatto già è a metà vita con il suo avversario che ha la barra della salute ancora intatta.
È davvero la prima volta che mette mano su questo videogioco.
<<Non è già finita, vero?>> chiede dopo aver perso il primo round.
<<No, no. Deve vincere altre due volte di fila per finire la partita.>>
<<Perfetto.>>
Il secondo round va esattamente come il primo: Samuele preme tasti completamente a caso cercando di capire le combo da fare, mentre il suo avversario lo massacra senza alcun tipo di difficoltà.
Finito il secondo round faccio ancora più difficoltà nel trattenere una risata: questi sono i soldi più facili della mia vita, ammesso che lui me li vorrà davvero dare. Io proverò a prendermeli comunque, una scommessa è una scommessa dopotutto.
Ma proprio in questo momento il cuore torna a battermi forte, sento come se l’aria fosse diventata più pesante e difficile da respirare, e ho come l’impressione che tutto si sia velocizzato di colpo.
Sposto lo sguardo dalla televisione a Samuele e per qualche strano motivo torno a sentirmi esattamente come quando era nudo.
Che sta succedendo? Anche Samuele sembra cambiato, il suo corpo è tornato ad essere incredibilmente definito, vedo chiaramente la forma dei suoi bicipiti e delle cosce attraverso i suoi vestiti, e quei polpacci … wow, ha dei polpacci divini.
La mia bocca inizia a salivare quando lo sguardo arriva ai piedi; sono ancora appoggiati comodamente sul tavolino davanti al divano, e considerando le calze che indossano non posso fare a meno di notare che sono dannatamente … sexy.
Ma da quando trovo i piedi così interessanti? Non capisco.
Che mi sta succedendo?
<<E ora che succede?>> sento improvvisamente dire da Samuele.
Io alzo lo sguardo verso il suo volto <<Che … che vuoi dire?>>
<<Siamo pari.>> dice lui guardandomi; i suoi occhi scuri per un attimo hanno lampeggiato di rosso, ma credo sia stato il riflesso della televisione <<Che succede ora? Vince il primo che arriva a 3?>>
<<P … pari?>> sposto rapidamente lo sguardo sullo schermo della tv <<Oh .. wow, hai vinto 2 round di fila.>>
<<Sì. Non lo avevi visto? Troppo occupato a sbavare sui miei piedi, eh?>>
<<C-cosa? Ma che dici, stavo->>
<<Tranquillo bello, ci sono abituato. I miei piedi piacciono a un sacco di gente. Puoi continuare a guardarli se vuoi, ma prima dimmi cosa devo fare.>>
<<Senti … non li stavo guardando, okay? Mi sono solo distratto un attimo!>>
<<Sì … come vuoi tu. Quindi … che dovrebbe succedere ora?>>
<<Succede che questo è l’ultimo round.>> gli dico con un pizzico di fastidio nella voce <<Chi vince questo vince tutto.>>
<<Bene.>>
Torno a concentrarmi sulla sua partita, e … qualcosa è cambiato anche lì. Samuele sta muovendo il suo personaggio con una precisione inaspettata, sta eseguendo delle combo perfette, e alla fine …alla fine vince.
Vince.
Aspetta … cosa? Vince?
Davvero?
<<Allora …>> sento dire da Samuele al termine della partita <<prendi il portafogli. Vediamo quanti soldi ci sono lì dentro.>>
Non scherzavo quando dicevo di essere povero. La mia intera famiglia lo è.
Abito in un appartamento minuscolo dove sono costretto a condividere la mia stanza con mia sorella, e il solo fare colazione al bar della scuola è un gran lusso per noi.
Non è sempre stato così però. Qualche mese prima vivevamo in una casa più grande, avevamo una macchina ed eravamo molto più benestanti. Non so cosa sia successo, però un giorno papà è tornato a casa con la testa rasata dicendoci che saremmo dovuti andare via perché non aveva più i soldi per pagare l’affitto … e da allora non mi posso neanche permettere di comprarmi la merenda alle macchinette della scuola.
Prima di partire per lavoro papà ha lasciato sia a me che a mia sorella abbastanza soldi per poter sopravvivere fino al suo ritorno … e la sola idea di perderli per un motivo così stupido come una scommessa mi sta distruggendo.
<<Ehi. Mi hai sentito?>> la voce di Samuele si è fatta più dura.
<<Io …te l’ho detto, io non ho niente.>>
<<Prendi il portafogli. Lo vediamo insieme se hai qualcosa o no.>>
Con la testa bassa e il cuore che batte forte io mi rifiuto scuotendo la testa <<N … no. Scusa.>>
<<Ehi …>> continua Samuele <<una scommessa è una scommessa.>>
<<Non me ne frega nulla. Non ti do i miei soldi.>>
<<Dai, non fare così …>>
<<No, mi dispiace.>> detto questo mi alzo dal divano <<Ho sonno. Vado a letto.>>
<<Ehi, non così in fretta bello.>> mi ferma lui alzandosi a sua volta <<Troppo facile così, non trovi?>> domanda avvicinandosi.
<<Non m’importa.>> gli rispondo io tenendo lo sguardo basso.
<<Hai perso.>> continua Samuele <<Fai l’uomo e accettalo.>>
<<Non ho perso!>> sbotto a questo punto guardandolo dritto negli occhi <<Sei solo stato fortunato! Hai usato un personaggio fortissimo contro un idiota che probabilmente neanche sapeva giocare!>>
<<E quindi?>>
<<Quindi non è colpa mia. Non è giusto che io … che io …>>
<<Non ti sembra giusto pagare per colpa sua?>>
<<Esatto!>>
<<Capito. Beh allora facciamo così. Ti do la rivincita.>>
Io mi acciglio <<La … rivincita?>>
<<Sì.>> continua lui con un sorrisetto sul volto <<Però giochiamo noi due. Io contro te. E i personaggi li scegli tu, va bene? Così non avrai scuse se perdi.>>
Io esito per qualche secondo. Non sembra male come proposta, ma perché dovrei accettare?
<<No, grazie.>> gli dico <<Preferisco andare a letto, ho sonno.>>
Il suo sorriso si spegne leggermente <<Allora tira fuori il portafogli.>>
<<No!>>
<<Sì. Fallo.>>
<<Altrimenti?>>
<<Altrimenti me lo prendo da solo.>>
<<Ah sì?>>
<<Sì.>>
Ci guardiamo negli occhi in silenzio per diversi secondi.
Ha uno sguardo determinato e sicuro, non sembra star bluffando né sembra intenzionato a cedere.
<<N … non puoi.>> gli dico alla fine con voce debole.
<<Non posso?>> lui inarca un sopracciglio <<Bello, se soffio ti faccio volare.>>
<<Forse. Ma questa è casa mia! Se mi fai qualcosa io … io ti denuncio.>>
<<Mi denunci? E cosa dirai alla polizia? Che ti ho rubato i soldi della merenda?>>
<<B-beh … sì!>>
<<Va bene.>> si avvicina così tanto da essere ad un soffio da me <<Denunciami allora.>>
Con dei gesti rapidissimi mi fa voltare, mi porta un braccio intorno al collo, e mentre inizia a soffocarmi infila la sua mano libera in una delle mie tasche alla ricerca del portafogli.
Io ovviamente mi ribello, agito i piedi e provo in tutti i modi a liberarmi da questa presa, ma non ci riesco. Sono troppo debole e il suo corpo è troppo spesso e pesante, e alla fine sento il mio portafogli venirmi estratto dalla tasca senza che io possa fare nulla per impedirlo.
Samuele mi lascia andare una volta ottenuto quell che voleva, ma io non lo lascio vincere così facilmente; mi rigiro di scatto e carico un pugno diretto al suo volto, pugno che viene intercettato a mezz’aria però.
<<Guarda come si fa.>> lo sento dire a questo punto, e un secondo dopo vengo colpito dritto alla bocca del mio stomaco da un suo di pugno, cosa che mi fa cadere a terra, senza fiato e con una grandissima voglia di vomitare.
Il dolore che provo è allucinante, non credo di essere mai stato colpito in modo così violento in vita mia, e come se ciò non bastasse sento una fortissima pressione venirmi applicata sul petto: è Samuele, che mi ha appoggiato il piede sullo sterno e mi sta tenendo inchiodato sul pavimento in questo modo.
<<Allora … vediamo cosa abbiamo qui.>> sento dire da lui, e guardando in alto noto che ha aperto il mio portafogli e sta estraendo da lì le poche monete presenti e le due banconote che mi sono state lasciate da papà.
<<P-per favore …>> riesco a dire con un filo di voce.
<<Come?>> è la sua risposta <<Non ti ho sentito.>>
<<Per favore.>> ripeto io <<Quelli sono gli unici soldi che ho.>>
<<Quando torna tuo padre gliene chiederai altri.>>
<<Lui non può darmeli … per favore.>>
<<Perché no?>>
<<Perché … non può.>> mi limito a dire io; non voglio ammettere di essere così poveri.
<<Beh questi sono miei ora. Li ho guadagnati in modo del tutto leale.>>
<<N … no.>> provo ancora a dire <<Io …>>ma le lacrime mi bloccano; prima ancora che me ne accorga sto piangendo, sia per il dolore che per l’intera situazione <<io non … non posso darteli.>>
<<Infatti non me li stai dando. Li sto prendendo.>>
<<Per favore!>> lo imploro a questo punto <<Non è … non è giusto!>>
<<Non è giusto?>> lui abbassa lo sguardo su di me <<Mentre mi scopavo tua sorella lei mi ha detto un po’ di cose su di te. Ad esempio mi ha detto che vendi droga e sigarette ai ragazzini delle medie.>>
<<Cos-? No! Cioè … sì ma non lo faccio più! Lo facevo prima di cambiare casa.>>
<<Beh comunque non deve essere difficile fare soldi per te se vendi droga, no?>>
<<Non la vendo più … davvero.>>
<<Sono certo che ti inventerai qualcos’altro.>>
<<Dai Sam … ti prego! Farò tutto quello che vuoi, solo … non prenderli.>>
<<Sei serio?>>
<<S-sì!>>
<<Va bene.>> lui mi toglie il piede da sopra il petto, permettendomi non solo di tornare a respirare regolarmente ma anche di muovermi <<Allora … baciami i piedi.>>
Io mi blocco <<C … cosa?>>
<<Hai detto che facevi quello che volevo, no? Baciami i piedi.>>
Io deglutisco. Non mi aspettavo una richiesta simile, però non mi sembra tanto difficile da soddisfare. Non c’è nessuno a guardarmi, e poi sono disperato quindi … glieli bacio senza neanche pensarci troppo.
<<Ecco.>> gli dico dopo averlo fatto <<Ora posso riavere i soldi?>>
<<No.>> è la sua secca risposta.
<<M … ma avevi detto>>
<<Io ho solo detto di baciarmi i piedi. Non ti ho detto che ti avrei ridato i soldi se lo avessi fatto.>>
<<Ma>>
<<Se li rivuoi te li devi guadagnare.>> continua lui <<Facciamo un’altra partita. Io contro te. Chi vince prende tutto. Questa è l’ultima volta che te lo chiedo.>>
Purtroppo, questa volta, non posso rifiutarmi.
<<E va bene.>> gli dico <<Facciamo questa partita.>>
Ho fatto tutto quello che potevo. Ho scelto il personaggio che so usare meglio e gli ho messo in mano il peggior matchup possibile, malgrado ciò sono stato massacrato.
Samuele ha dei tempi di reazione incredibili ed una precisione quasi sovramana.
Il primo round è stato quello in cui ho avuto più successo, sono riuscito a danneggiarlo un po’ e ho messo giù un paio di combo ben fatte … è stato un round abbastanza combattuto, ma alla fine ha vinto.
Pensavo di avere delle possibilità al termine della prima partita … ma mi sbagliavo.
Il secondo round è stato un massacro. Mi ha distrutto dandomi il minimo respiro, sono stato riempito di combo impossibili da parare, e mi sono ritrovato a sudare freddo: l’idea di star perdendo i miei soldi in modo definitivo mi spaventava da morire.
<<Voglio essere gentile oggi.>> mi ha detto lui a quel punto <<Quindi ti faccio una proposta. Mi arrenderò se al prossimo round mi colpirai almeno una volta. Che ne dici?>>
<<Mi basta solo un colpo?>> gli ho chiesto io, quasi incredulo.
<<Sì. Ma se non ci riesci e perdi, voglio che tu faccia una cosa per me.>>
Ho deglutito <<Cosa?>>
<<Voglio che ti spogli nudo.>>
<<Cos … perché?>>
Lui mi ha sorriso in modo malizioso <<Tranquillo, non voglio farti nulla. Non ti toccherò neanche. Però dovrai spogliarti nudo, e rimanere nudo finché non torno a casa.>>
Io ho accettato. Vincere ormai mi sembrava impossibile quindi l’idea di cavarmela facendo un semplice colpo mi ha dato speranza, ma sono stato un illuso perché il terzo round è stato semplicemente umiliante e non l’ho colpito neanche una volta.
La cosa strana di tutto ciò è il fatto che non era solo lui a diventare più forte, ero anche io che mi sentivo sempre più debole; ero meno coordinato, facevo movimenti sempre più imprecisi, e ad ogni colpo che lui metteva a segno sentivo la mia concentrazione scendere sempre di più. Alla fine è stato come se mi facessi colpire apposta … come se mi piacesse farmi colpire.
Vinta la partita ha nuovamente appoggiato i suoi piedi sul tavolino esalando un sonoro sospiro di soddisfazione, dopodiché mi ha guardato.
<<Come ci si sente ad essere scopati così male?>> mi ha chiesto con un sorrisetto sfottente stampato sul volto.
<<Stai zitto.>> gli ho risposto io con un nodo in gola.
<<Vuoi metterti di nuovo a piangere?>>
<<Zitto.>> ho ripetuto.
<<A me non da fastidio se piangi, sai? Saresti la seconda troietta che faccio piangere oggi. E parlando di tua sorella, credo che usare un bel po’ di antidolorifici questa settimana. Le ho praticamente rotto la figa … però gli è piaciuto. A quanto pare a voi due piace essere scopati così forte.>>
Io non ho risposto subito. Avevo il petto pieno di rabbia, di irritazione, di frustrazione e di amarezza. Ho perso in una maniera vergognosa, in un modo così brutale che mi è salito il dubbio che lui stesse imbrogliando in qualche modo.
<<Hai barato.>> gli ho detto a quel punto.
<<Cosa?>>
<<Sì! Come hai fatto a vincere senza farti colpire neanche una volta? Hai barato per forza!>> ho sbottato.
<<Sono semplicemente meglio di te.>>
<<No, hai … hai solo barato!>>
Lui a quel punto ha sospirato <<Senti bello non ho barato, non cercare scuse e accetta la sconfitta come un uomo. E ora spogliati.>>
<<No! Col cazzo! Non mi spoglio davanti a te!>>
<<Devo fartelo fare io?>>
<<N … no …>>
<<Sai che non puoi impedirmelo, vero? Vuoi davvero essere spogliato da me? Cioè, probabilmente ti piacerà ma … potrebbe farti un po’ male.>>
<<Se ci provi urlo.>>
<<Va bene.>> ha detto lui alzandosi in piedi <<Inizia a urlare allora.>>
<<N … no, aspetta Sam. Aspetta.>> l’ho fermato io alzandomi a mia volta <<Mi spoglio da solo. Ma prima dimmi perché. Che vuoi fare?>>
<<Non ti voglio fare nulla, te l’ho già detto. Voglio solo vedere una cosa.>>
<<Cosa?>>
A lui è sfuggito un mezzo sorriso <<Voglio vedere se ti è davvero piaciuto.>>
<<No che non mi è piaciuto!>>
<<Secondo me sì.>>
<<E invece no!>>
<<Vogliamo fare un’altra scommessa?>>
Io ho abbassatto lo sguardo.
Per quanto lo negassi, Sam aveva ragione. Tra le gambe nascondevo un’erezione gigantesca, e sebbene non riuscivo a spiegarmela né a capirla non potevo neanche controllarla … e alla fine sono stato costretto a mostrarla.
<<Lo sapevo.>> ha detto lui con un sorrissetto soddisfatto <<Le riconosco le puttanelle quando le vedo.>>
Io non gli ho detto nulla, sono rimasto a testa bassa a fissare il mio organo genitale senza sapere bene cosa dire o fare. Non mi ero mai sentito così umiliato in vita mia, eppure in qualche modo quell’intera situazione mi stava piacendo … il mio pisello stava letteralmente vibrando di piacere, sembrava quasi volesse esplodere.
<<Facciamo un’altra scommessa.>> ha detto a quel punto Samuele, facendomi alzare la testa.
<<Un’altra?>>
<<Sì.>>
<<Non ho più soldi. Davvero, sono al verde.>>
<<Non c’è problema. Se vinco mi prenderò qualcos’altro.>>
<<Cosa?>>
Lui ha indicato la televisione <<Quella.>>
<<Q-quella …? Intendi dire>>
<<Sì. L’intera console. Se vinco, me la prendo. Con tutti i giochi che hai.>>
<<Ma>>
<<E me la porterai tu in macchina.>>
<<Io non>>
<<Smettila di resistere.>> ha detto avvicinandosi a me e facendo vibrare il mio pisello ancora di più <<Ti è piaciuto essere distrutto da me, ammettilo. E non ti basta. Ne vuoi ancora. Vuoi essere prosciugato fino al midollo.>>
Non ho risposto. Il mio intero corpo era teso, stavo tentando con tutto me stesso di ignorare le sue parole e rifiutare quell’assurda proposta ma c’era qualcosa che mi stava spingendo ad accettare … una sensazione immensa, impossibile da sopprimere … un desiderio che non potevo più controllare.
Samuel mi ha appoggiato una mano sulla spalla <<Siediti.>> mi ha detto con tono pacato ma deciso <<Ora giocheremo. Io ti farò il culo. Tu perderai la tua console. Poi faremo un’altra scommessa, e tu mi darai un’altra cosa. I tuoi vestiti forse. O magari i libri di scuola. O chissà, magari hai qualcos’altro da darmi. Le scarpe magari.>>
<<A … a cosa ti servono queste cose?>>
<<A niente. Probabilmente gli darò fuoco.>> è la sua risposta divertita <<Le userò per accendere il camino questo inverno.>>
<<Il … camino?>>
<<Sì. Abito in una villa io, non sono un morto di fame come te.>> ridacchia <<Comunque … questo è quello che accadrà. Ti prosciugerò fino a quando non ti rimarrà nulla. Mi prenderò anche i tuoi cazzo di capelli se voglio. Capito?>>
Io inizialmente ho scosso la testa; non avevo la forza di dire di no, però non volevo neanche arrendermi a tutto quello che stava accadendo quindi non ho neanche detto di sì … ma non ho resistito a lungo.
Samuele ha delicatamente e quasi impercettibilmente appoggiato un indice sul mio pisello, scatenando in me una reazione quasi surreale; l’esplosione di piacere scaturita da quel semplice tocco è stata così violenta che la mia vista ha perso fuoco.
<<Mi hai capito?>> ha domandato nuovamente, con più intnsità nella voce.
<<S … sì.>> è stata la mia risposta; tutto il mio corpo stava tremando dal piacere, non riuscivo più a controllarmi, anche respirare era diventato difficile.
<<Giocheremo fino a quando non mi colpirai almeno una volta. O finché non avrai più niente da perdere. Va bene?>>
<<Va bene.>>
Lui ha sorriso leggermente <<Bravo.>> quindi ha lasciato la presa tornando a farmi respirare <<E ora mettiti seduto. Giocheremo per un bel po’. Sarà una lunga nottata.>>
E con le lacrime agli occhi ma l’acquolina alla bocca, mi sono seduto sul divano e … beh, mi sono lasciato distruggere.
Alla fine le cose sono andate esattamente come aveva detto lui. Non stava né scherzando né esagerando. Mi ha distrutto molteplici volte, battendomi fino a quando non mi veniva più in mente nulla da mettere in paio per le scommesse, e a quel punto … ha preso tutto.
Tornando in camera con l’intenzione di preparare tutte le cose che dovevo dargli, ho trovato con sorpresa mia sorella ancora in piedi. Anche lei era nuda, proprio come me, ma la cosa che più mi ha colpito sono stati i capelli … se li era tagliati!
Quando mi ha visto entrare ha avuto la mia stessa reazione: incredulità.
<<Ah giusto, non te l’avevo detto.>> ha ridacchiato Samuele entrando in camera <<Anche lei aveva fatto un paio di scommesse con me. Per ogni volta che veniva mi avrebbe dato qualcosa. Ed è finita che mi sono preso tutto. Un vero peccato per lei … se avesse avuto più cose da darmi, l’avrei fatta venire un altro paio di volte.>>
Io e lei neanche ci siamo scambiati una parola, ci siamo limitati a fare quello che dovevamo fare.
Lei aveva già messo dentro delle grosse buste tutte le sue cose: vestiti, libri, accessori … i suoi vecchi giocattoli, addirittura le foto delle vecchie vacanze. Tutto.
Io ho fatto lo stesso, tutto sotto il duro sguardo di Samuele.
<<Ah ehm … i capelli.>> mi ha detto lui quando ho finito di mettere le mie cose nelle buste <<Non dimenticarteli.>>
<<I … i capelli?>>
<<Sì.>> Sam ha preso delle forbici <<Tagliateli e mettili nella busta. Ti aiuterà lei. Fate una cosa veloce però, voglio tornare a casa prima dell’alba.>>
<<S … sì. Sì certo.>>
Per tutto il tempo ho avuto il pisello duro, in un’erezione costante … non mi era mai capitato di rimanere eccitato per così tanto tempo.
Alla fine Samuele ci ha fatti portare le buste fuori di casa. Erano cinque, ma non troppo grosse. Le abbiamo caricate tutte nella sua macchina, e lo abbiamo fatto da nudi … anche perché non ci erano rimasti molti vestiti.
Mia sorella faticava visibilmente a camminare; aveva schiena e sedere completamente arrossati, e le gambe gli tremavano così tanto che a malapena riusciva a fare le scale; io non mi sono preoccupato né di parlargli né di aiutarla però … mi sentivo strano, come se fossi sotto una sorta di trance.
Che diavolo stava succedendo? Ancora non riuscivo a capirlo.
Una volta caricato tutto in macchina Samuele è salito al volante, pronto a partire. È stato in quel momento che il silenzio si è finalmente rotto.
<<Cosa diremo a papà?>> ha chiesto mia sorella, con un filo di preoccupazione nella voce.
<<A vostro padre?>> lui ci ha lanciato uno sguardo divertito <<Ditegli che Sam è venuto a riscuetere il suo debito.>>
<<Debito? Che debito?>>
<<Quello che non è riuscito a pagarmi l’altra volta.>> ha detto lui mettendo in moto la macchina <<E ancora non mi basta. Quindi tornerò. Fatemi trovare qualche bel regalo pronto.>>
Detto ciò ha acceso il motore e se n’è andato, lasciandoci soli, nudi e infreddoliti sul marciapiede.
Ora siamo in camera.
Ognuno sul suo letto.
La stanza è tristemente vuota. I letti non hanno neanche le coperte, solo il materasso e i cuscini sono rimasti.
L’intera situazione è talmeente assurda che mi metterei a ridere … se non stessi piangendo.
L’unica cosa che voglio fare adesso è chiudere gli occhi, addormentarmi, poi svegliarmi e rendermi conto di aver solo vissuto un brutto sogno.