Sinestesia

Marius sta dormendo.
Io mi sto installando.
Nel mentre, il ragazzo riottiene la coscienza. Passa i primi momenti cercando di riordinare i pensieri confusi che ha in testa, prova ricordarsi cosa è successo.
Ma non ci riesce, quindi decide di aprire gli occhi.
Si trova in una stanza bianca e priva di oggetti. La stanza è anche molto piccola, quasi claustrofobica. Malgrado ciò c’è un enorme casino nella sua testa, vede cose che non dovrebbe vedere e da angolazioni che non sono possibili, sente cose che non dovrebbe sentire e odora cose inesistenti, e prova dei sapori privi di senso …
Si domanda cosa stia succedendo. Sente tante cose, troppe cose, e nessuna di esse può essere reale. Sottofondi musicali senza tempo né note, sapori e odori fissi e immobili, sensazioni che non aveva mai provato prima e impossibili da descrivere …
Passano molti minuti, minuti di confusione e stordimento.
Si guarda intorno cercando maggiori informazioni, ma non trova molto. È consapevole di essere su un letto, lo vede per qualche strano motivo, lo vede nella sua interezza e si vede sdraiato là sopra … come se stesse vivendo un’esperienza extracorporea …
La cosa ancora più spaventosa per lui è che si vede da ogni lato. Si vede da sopra, da sotto, da destra, da sinistra … tutto ciò contemporaneamente, come se non avesse più solo due occhi, ma centinaia.
Non capisce. La testa inizia a fargli male.
Chiude gli occhi, ma non smette di vedersi. La visuale diventa solo più … fumosa. Sfocata. “Sbagliata”, come se fosse la visuale di un cartone animato. Ma rimane. Marius continua a vedersi da ogni possibile angolazione, è come se avesse milioni di telecamere intorno a sé e lui le stesse guardando tutte anche a occhi chiusi.
Riapre gli occhi. Ha il fiatone. Il cuore gli batte forte. Ha paura. Ha quasi la sensazione di soffocare, anche se è totalmente illusoria.
Si passa le mani tra i capelli e sul volto, poi si tira su di scatto cercando di capire cosa sta succedendo.
Intorno al letto non c’è niente, neanche un comodino. Lui e il letto sono le uniche cose presenti nella stanza, che almeno ha una porta. Conviene aprirla? Conviene uscire? Qualcosa gli dice che non gli conviene …
Continua a studiare l’ambiente in cui si trova. È facile come cosa, anche perché non ha realmente bisogno di muoversi per farlo: scopre che le telecamere puntate su di lui possono essere puntate anche da altre parti, quindi può vedere gran parte della stanza senza doversi spostare.
Ci sono delle zone buie però … ad esempio parte del pavimento risulta buio, così come alcune parti non raggiungibili dai suoi occhi.
Marius sta trovando tutto ciò molto strano e spaventoso. Per un attimo riflette addirittura sulla possibilità di essere morto e di essere diventato un fantasma.
In effetti è un posto insolito questo. È tutto bianco e privo di oggetti … non può essere una stanza d’ospedale. E di certo non è la sua camera da letto. Ma allora dov’è?
Vorrebbe chiamare qualcuno ma ha paura a fare rumore, e quella porta chiusa lo sta innervosendo e inquietando allo stesso tempo; non sa il perché, ma sa che dall’altra parte c’è qualcosa. Qualcosa che per ora non vuole né deve vedere. Qualcosa che … sta per entrare?
Marius si irrigidisce non appena la maniglia della porta si abbassa e la porta si apre. Trattiene addirittura il fiato, ma ciò che entra non è così minaccioso come temeva.
È una donna alta, dai capelli neri e ondulati e la pelle color cioccolato; ha un elegante completo bianco addosso, ma non sembra un camice da medico.
Vederla riempie la mente di Marius di suoni, sapori e odori. Non appena i loro sguardi si incrociano lei sorride, sorriso che non fa altro che acutizzare quelle sensazioni anormali.
<<Ma guarda un po’ chi sta dando segni di vita!>> dice la donna con voce allegra <<Dormito bene?>>
Marius la guarda con sconcerto. Ogni singola parte di quella donna emana suoni, colori, sapori, odori, tutto. I suoi cinque sensi sembrano star impazzendo.
Anche la sua voce ne è affetta. Marius sente le sue parole espandersi in aria così come sentirebbe una goccia d’acqua scivolargli sulla schiena, vede ogni singola cosa che dice uscire dalla sua bocca per poi schiantarsi e rimbalzare sulle pareti … e quelle parole hanno un odore! E un sapore! E una consistenza! E anche un colore!
<<Oh dèi … hai una faccia terribile tesoro. Immagino tu non abbia dormito poi così bene. Forse->>
<<ZITTA!>> sbotta lui, con la testa che sta per esplodergli: la voce di Marius risuona nella stanza secca e improvvisa come un colpo di pistola; la donna rimane stupita e si ammutolisce immediatamente, mentre il ragazzo segue con lo sguardo la sua stessa voce fino a quando non scompare del tutto <<A.>> dice di nuovo Marius, e la cosa si ripete: la lettera esce dalla sua bocca sotto forma di … colore? E rimbalza sulle pareti fino a quando non si fa sempre più sbiadita, fino a diventare totalmente invisibile.
Ma non è un colore reale quello che vede. Prima di tutto non riuscirebbe a dare un nome a quel colore, non crede di averlo mai visto prima, quindi non è un colore presente in natura. E poi non sembra neanche un vero colore, sembra più … un allucinazione?
Ma non è solo un colore. È anche un sapore. Un sapore prima intenso, che poi si fa sempre più debole fino a sparire.
Ed è anche una sensazione fisica, come un ago appoggiato sulla pelle che piano piano rilascia la pressione e si allontana.
Ed infine è come un odore … un odore improvviso, rapido, pungente, che però sparisce subito, che non si sente più dopo pochi attimi, come il profumo che una donna si lascia dietro quando cammina.
Marius non capisce. È confuso. Gli fa male la testa più di prima. Vuole svenire.
<<Posso parlare ora?>> domanda la donna, quindi il ragazzo si volta di scatto verso di lei.
Quel corpo sta ancora producendo tutte quelle strane sensazioni … e quella più strana è forse la musica. Guardare quella donna è come ascoltare una canzone. Una canzone senza voci però,e una canzone senza tempo … immobile, come le note di un piano tenute premute per l’eternità.
<<Cosa … sta … succedendo?>> domanda Marius <<Non ci sto capendo niente!>>
<<Ti ho solo chiesto sei hai dormito bene.>> si difende subito lei.
<<N … no …>>
<<No? Quindi il letto è scomodo?>>
<<No! Non è quello il problema! È che … sento delle cose.>>
<<Senti delle cose?>>
<<Sì.>>
<<Tipo cosa?>>
<<Tipo … cose!>>
La donna assume un espressione perplessa <<Non mi sei d’aiuto ragazzo.>>
<<È che non so come spiegarlo, ma sono ovunque! Vedo quelle cose ovunque cazzo!>>
<<Prova ad usare dei sostantivi più elaborati.>> propone lei con un sorriso.
<<Sento … dei rumori. Anzi no, dei suoni. Tipo note musicali.>> cerca di spiegare Marius.
<<Note musicali, eh?>>
<<Sì, note musicali.>>
<<Di che tipo?>>
<<N-non lo so->>
<<Strumento?>>
<<Non so neanche questo. Non sono di pianoforte. Neanche di chitarra … né di violino …>>
<<Sono di fisarmonica?>> propone lei.
<<N-no?>>
<<Allora è un organo.>>
<<No!>>
<<Un tamburo!>>
<<No, no, no!>> Marius si infila le mani tra i capelli e chiude gli occhi <<Sento troppe cose! Vedo troppe cose! Non si fermano! Anche a occhi chiusi continuo a vedere! E poi i sapori, e gli odori …>>
<<Va bene, va bene. Stai calmo. Facciamo così, vado a ordinarti qualcosa da mangiare. Vedrai che dopo una bella mangiata ti sentirai meglio.>> dice a questo punto la donna avanzando rapidamente verso la porta <<Torno subito! Tu non impazzire, va bene? Aspettami! NON IMPAZZIRE!>>
Detto questo, esce.

La porta della cameretta si riapre <<Allora, come stai adesso?>> domanda la donna entrando dentro <<Ti senti meglio?>>
Marius si infila in bocca l’ennesima pizzetta bianca, poi la guarda <<Peggio.>> dice a bocca piena.
<<Per stare peggio sembri molto più tranquillo però.>>
Lui ingoia la pizzetta quasi senza masticarla <<Mi avete dato soltanto robaccia.>>
<<Però la stai mangiando.>>
<<Perché ho fame.>>
<<Fame eh?>> la donna lancia uno sguardo ai piatti di plastica che Marius ha lasciato vuoti; in tutto sono diciassette.
<<Sì. Ho fame. E non se ne va. Non so il perché.>>
La donna si avvicina a noi e ci toglie dalle mani il nostro diciottesimo piattino di plastica <<Forse hai mangiato troppo.>> dice.
<<Troppo poco vorrai dire! Voglio la carne! Basta con questa roba che non sa di niente! Hanno più sapore le coperte!>>
<<Se non ti piace potevi evitare di mangiare così tanto.>> dice lei appoggiando il piatto sopra agli altri, messi tutti in un angolo del letto.
<<Lo so. È che ogni volta che finisco un piatto ne arriva un altro. Dal cielo.>> e indica il soffitto.
<<È così che funziona il servizio in camera da queste parti.>> risponde lei <<Comodo, vero?>>
<<Figo come sistema.>> commenta Marius <<Peccato che i piatti non se li riprende.>>
<<Beh … tu dovresti mettere i piatti sporchi sopra il vassoio quando quello scende a darti un altro piatto, così se li porta via.>>
<<Ah …>> Marius sposta lo sguardo sulla donna <<comunque … tu chi sei?>>
<<Come chi sono?>> la donna gli lancia uno sguardo di finto sconcerto <<Sei messo peggio di quanto pensassi se non ti ricordi di me. Dimmi … come ti senti ora? Sembri esserti calmato, un po’.>>
Marius si guarda le mani e se le gira davanti agli occhi. Ogni loro movimento produce della musica, e più i movimenti sono belli da vedere, più la musica è piacevole … più i movimenti sono complessi, più la musica è composta … più i movimenti sono veloci, più il tempo della musica è rapido.
<<Non è cambiato nulla. Mi sono solo abituato.>> dice.
<<Senti ancora quei rumori?>>
<<Non sono solo rumori. Sento anche odori. Sapori. Sensazioni strane, come cose che mi toccano ma che in realtà non mi stanno toccando.>>
<<E … riesci a descrivere queste sensazioni?>>
<<No! Non ci riesco! Non so come fare. Però ogni volta che parlo vedo … vedo quello che dico.>>
<<Tipo … delle lettere?>>
<<No.>> Marius sposta lo sguardo su di lei <<Vedo tipo … delle onde colorate.>>
<<E che colore hanno?>>
<<Non lo so.>>
<<Come fai a non saperlo? Lo vedi!>>
<<Non lo so! Non è verde … non è giallo … non … non so che colore sia. Non l’ho mai visto. Cambia in continuazione poi, è sempre diverso, non capisco!>>
<<Cambia in continuazione? Tipo … arcobaleno?>>
<<No. Le parole più cattive, tipo le parolacce, hanno dei colori scuri e … pesanti. Mentre le parole più dolci sono più chiare e leggere. E hanno anche un sapore migliore.>>
La donna inarca un sopracciglio <<Interessante.>>
<<Ma non vedo solo i colori! Vedo anche dove vanno a finire! E poi hanno un profumo. E anche una consistenza. Tipo se dico la parola “freddo” … quelle onde diventano fredde.>>
<<Diventano fredde?>>
<<Sì, diventano fredde. E io … le sento. Sento il freddo. Non forte. Non … vero? Ma lo sento.>>
<<E quindi se io ti dicessi “freddo freddo freddo freddo freddo” per ore tu inizieresti a tremare?>
Marius gli lancia uno sguardo infastidito <<No.>> è la risposta <<Però mi faresti girare i coglioni.>>
<<Oh …>>
Marius sospira <<Sto impazzendo, vero?>>
<<Molto probabilmente sì.>> dice la donna con un largo sorriso <<Ma non preoccuparti! Sono qui per impedirlo!>>
<<Sei un medico?>>
<<Assolutamente no!>> ripete lei con lo stesso sorriso di prima.
<<Quindi … ehm … chi saresti?>>
<<Quella che ti rimette in sesto!>> è la sua risposta <<Dai su, è ora di alzarsi! Devi fare un po’ di esercizio fisico.>>
<<E … eh?>> Marius aggrotta la fronte <<Perché?>>
<<Come perché? Non lo sai?>>
<<No.>>
<<L’esercizio fisico aiuta la mente! Quindi se non vuoi impazzire ti conviene metterti in piedi e farlo subito ragazzone.>> taglia corto lei <<Ora vado a prenderti dei vestiti. Torno subito!>>
<<A … aspetta.>> Marius si tocca le gambe e si rende conto di una cosa <<Aspetta …? MA SONO COMPLETAMENTE NUDO!>>
<<Lo sei sempre stato!>> dice lei uscendo dalla stanza e chiudendosi la porta alle spalle.

Marius è in piedi.
Io nel frattempo sto attivando le sue unità muscolari dormienti e oliando il sistema di comunicazione nervoso, così da velocizzare sia i suoi movimenti che i suoi riflessi.
Quando avrò finito il suo sarà corpo perfettamente funzionante. Già ora funziona bene, ma con i nuovi sistemi di comunicazione che ho sto installando gli ordini del cervello dovrebbero raggiungere gli arti a una velocità pari a quella della luce, se non superiore.
Il mio ospite sta studiando il suo corpo nel frattempo. Ne riconosce le varie parti, però sente che c’è qualcosa di diverso, specie nella zona lombare, come se avesse subito un’operazione lì … un’operazione di cui non c’è traccia visibile però.
<<Rieccomi!>> la donna rientra in stanza con dei vestiti piegati in mano <<Puliti e profumati, proprio come piacciono a te!>> e non appena nota che Marius è fuori dalle coperte assume un’espressione leggermente preoccupata <<Ehi, non sarai un po’ troppo scoperto? Rischi di prendere freddo così.>>
Marius fa spallucce <<Non sento freddo. Neanche caldo. Qui è tutto a temperatura … ambiente, credo.>>
<<Se lo dici tu.>> lei appoggia i vestiti sul letto <<Comunque basta fare il figo, avrai anche un bel fisico ma è tempo di coprirsi. Su, su.>>
<<Non è colpa mia se sono nudo.>> risponde Marius mentre recupera i vestiti.
<<Sei tu quello che non ha i vestiti però.>> ribatte lei.
<<Già. Perché qualcuno me li ha tolti!>>
<<Non guardare me, ho cose migliori da fare durante il giorno che togliere i vestiti ai ragazzi carini. Non che la cosa mi dispiaccia.>>
Marius si lascia sfuggire un sospiro, dopodiché termina di vestirsi.
Quella che indossa ora è una tuta molto semplice e sportiva. Non soddisfa i gusti estetici del mio ospite però, è completamente bianca ed un è un po’ troppo aderente … e poi non gli sono state date le scarpe, quindi il suo è un completo a metà.
<<Sono pronto.>> dice Ale una volta finito <<Quindi?>>
<<Seguimi ragazzone. Andiamo a vedere se sei tutto intero.>>
Uscendo dalla stanzina bianca ci ritroviamo in una stanza … sempre bianca ma più grossa. Il suo cervello si sta nuovamente riempiendo di sinfonie e sensazioni mai provate prima, ma sono molto leggere e tutte quante sono collegate al colore bianco e alla vuotezza della stanza.
Marius rimane confuso però. Si guarda intorno non capendo cosa sta succedendo né cosa sta effettivamente provando.
<<Ehi.>> la donna riprende la sua attenzione <<Stai bene?>>
<<S … sì.>>
<<Non sembri molto convinto.>>
<<È che …te l’ho detto, sento cose strane.>> Marius si volta verso di lei <<Sei sicura che io non sia morto?>>
<<Perché dovresti?>>
<<È tutto bianco qui.>>
<<Io sono nera però.>>
<<Va bene. È tutto bianco tranne te. Che comunque sei vestita di bianco.>>
<<Quindi?>>
<<Quindi … forse è il paradiso questo.>>
<<Se questo fosse il paradiso io chiederei a Dio un rimborso.>>
<<È comunque meglio dell’inferno. No?>>
<<Forse.>> la donna avanza verso il centro della stanza, e Marius la segue: ogni passo che fanno è un basso nella loro melodia, ogni metro che percorrono genera sensazioni uniche … camminare non è mai stato così incredibile per lui, così emozionante, così … nuovo.
È ancora in grado di vedersi da fuori. Può vedere la direzione che sta prendendo da ogni singolo punto intorno a lui. Può addirittura guardarsi alle spalle. Ma questa strana vista non è totalmente uguale a quella che possiede quando usa gli occhi, è più … “surreale”. Assomiglia molto di più a un sogno che alla realtà.
Eppure è vera.
<<Molto bene.>> la donna si ferma e si volta verso di lui <<Ora ti farò fare qualche esercizio, va bene? Giusto per vedere se dopo quella lunga dormita sei ancora tutto intero.>>
<<Va bene …>>
<<Preparati!>> sorride lei.

Marius ha il fiatone … ma è soddisfatto.
Ha superato le prove fisiche della donna in modo eccellente, ma dal momento che lui è in grado di vedersi da fuori e, di conseguenza, di sentire i suoi movimenti … è rimasto meravigliato. Da sé stesso.
I suoi movimenti producevano dei suoni precisi, intonati, piacevoli. Non erano sempre perfetti, c’era qualche stonatura di tanto in tanto, qualche rallentamento poco orecchiabile, ma lui gode di un ottimo equilibrio e di un ottimo controllo del corpo, ha sviluppato entrambe le cose tramite la caliestenia, quindi nel complesso si è mosso abbastanza bene.
Oltre al suono sono stati anche gli odori e i sapori a deliziarlo. I suoi movimenti avevano un odore e un sapore squisito, invitante; alcune volte il retrogusto era discutibile, vero, ma alla fine vedersi è stato come mangiare un dolce.
E poi c’era il senso del tatto che dava a quei movimenti una consistenza … solida. Nel vederli Marius si è sentito come se stesse reggendo in mano un pezzo di metallo, duro e resistente … poco grazioso o delicato, vero, forse un po’ arrugginito, ma affidabile.
<<Allora?>> la donna riprende la sua attenzione <<Hai ripreso fiato?>>
<<Sì … Non è stato difficile come pensavo.>>
<<Ovvio, dovevo solo accertarmi che tu ti muovessi bene, non dovevo tentare di ucciderti.>> ribatte lei.
<<Sì ma … è stato tutto più facile del previsto. Posso fare anche di meglio. Molto di meglio.>>
<<Buono a sapersi! Forse è il caso di lavorare sul tuo cervello adesso.>>
<<Sul mio cervello?>>
<<Sì! Perché da quando ti sei svegliato sembra che tu abbia i sintomi della sinestesia.>>
<<Sinestesia?>>
<<Sai cos’è?>>
<<Più o meno. È tipo quando vedi un colore e senti un sapore, giusto? Tipo … vedi il rosso e pensi alle fragole. Oppure vedi il giallo e pensi alle banane.>>
<<Oppure quando vedi il blu e senti il freddo. Ti ricorda qualcosa?>>
Marius riflette un attimo su quelle parole, poi strabuzza gli occhi <<Oh … cazzo.>>
La donna ridacchia <<Esatto! La sinestesia non collega solo la vista al gusto, ma anche la vista al tatto. Se vedi il rosso potresti sentire caldo ad esempio. Oppure toccando qualcosa di caldo potrebbe venirti in mente il colore rosso.>>
<<Oh no … quindi … stai dicendo che->>
<<Sì! Hai la sinestesia totale ragazzo! Una condizione mentale potenzialmente mortale e introvabile in natura!>>
<<N-non è una cosa grave, giusto?>>
Hanna assume un espressione eloquente <<Ti ho appena detto che è potenzialmente mortale.>>
<<S-sì ma … ma sono vivo!>>
<<Per ora.>>
<<Per ora?>> esclama lui.
<<Per ora!>> conferma Hanna con un sorriso incoraggiante.
<<Oh cazzo …>> Marius si mana le mani tra i capelli guardandosi intorno con un pizzico di disperazione e paura <<ma che roba è questa sinestesia totale?>>
<<Niente di speciale. Significa solo che ogni tuo senso è collegato ad un altro senso. Quindi se vedi un oggetto … senti un sapore. E anche un odore. E anche un rumore. Sono tutte illusioni ovviamente, non sono cose reali … però sono illusioni molto … forti, diciamo.>>
<<Ah …>> Marius si guarda le mani, poi si guarda intorno nuovamente; finalmente stava iniziando a capire cosa stava succedendo nella sua mente <<ecco perché è tutto così strano.>>
<<Dai, non fare quella faccia! Gli artisti pagherebbero con la vita per avere una sinestesia totale come la tua.>>
Marius torna a guardarla <<E perché?>>
<<Immaginati di poter sentire la musica di un quadro. O di poter vedere i colori di una canzone. Capito? Questa è la sinestesia. Il tuo cervello collega ogni cosa che vede con ogni altro senso e viceversa. Ogni parola, ogni odore, ogni sapore, ogni colore … tutto è collegato. Non è magnifico?>>
<<Non lo so.>> Marius si gratta la testa.
<<Immagina di andare in un concerto.>> continua lei <<Generalmente sentiresti solo la musica, no?>>
<<Sì …>>
<<Però ora vedrai quella musica! Come se fosse un film! Quindi tu paghi per un concerto, ma assisti anche ad un film!>>
<<Uhm … beh … non è proprio così … sono più che altro colori che si muovono a caso …>>
<<E allora è come assistere ad uno spettacolo teatrale!>>
<<Peggio. È più un trip mentale.>>
<<E ti lamenti? I trip mentali sono tra le cose più ricercate dell’epoca moderna!>> esclama lei.
<<Se lo dici tu.>>
<<E oltre a ciò che vedi c’è anche il ciò che odori! Se il concerto è bello, profumerà! E avrà un sapore buonissimo! Sarà come mangiare in un ristorante di lusso o annusare il fiore più profumato del mondo! Capito?>>
<<Uhm … ma questo funziona anche al contrario?>>
<<Cioè?>>
<<Se il concerto è brutto … avrà un brutto sapore.>>
<<Beh, ovvio. Il bello piace, il brutto no. È così che funziona.>>
<<In questo caso non so se questa sia una bella cosa …>>
<<In genere i concerti musicali sono belli però. E se a te non piacciono potresti comunque evitare di andarci.>> commenta lei.
<<Sì ma … queste cose che dici funzionano anche con le semplici parole. Tipo tu … ora mi stai parlando, no? Ogni cosa che dici ha un odore e un sapore. Più la cosa mi convince, più ha un buon sapore. Meno mi convince, meno il sapore mi piace.>>
<<E ora che sapore ha?>>
<<Ha un sapore di merda.>>
<<Ah …>> la donna strabuzza gli occhi <<beh … non sei costretto ad ascoltarmi. Se non vuoi.>>
Marius sospira <<Senti, là fuori è pieno di gente che spara stronzate. Non voglio sentire il sapore della merda ogni volta che un idiota apre bocca.>>
<<Comprensibile.>> ammette lei <<Ma … così dicendo mi hai indirettamente dato dell’idiota, o sbaglio?>>
Marius la guarda dritto negli occhi, e la donna regge il suo sguardo con un’espressione tra l’indagatore e il finto offeso.
I due si guardano per qualche secondo senza dire nulla.
<<Ma tu chi sei?>> domanda ancora una volta il ragazzo.
<<Curioso il ragazzo, eh? Te lo dirò, ma prima facciamo i test mentali. Voglio vedere se il tuo cervello regge correttamente la sinestesia oppure no.>>
<<Prima voglio sapere chi sei.>>
<<Te lo dirò dopo i test, promesso!>>
<<Che ti costa dirmelo adesso? Puoi anche inventarti un nome falso se proprio vuoi.>>
La donna alza gli occhi al cielo e sospira <<Quanti capricci … i nomi sono potenti ragazzo! Inventarli di sana pianta è irrispettoso! E poi non ho molta fantasia io.>> taglia corto lei <<Dai, su, non abbiamo tutto il tempo del mondo. Al lavoro!>>
E detto ciò indica il soffitto, dal quale si apre una botola dal quale scende, lentamente, un tavolino.

La sinestesia totale del cervello gliel’ho applicata io. Non mi sono limitato a questo però, ho anche migliorato la comunicazione tra neurone e neurone creando passaggi immediati tra le cellule cerebrali; ora la sua velocità di pensiero dovrebbe essere irraggiungibile da quella degli altri umani, comparabile a quella dei computer.
Questo non lo ha reso più intelligente, solo più rapido nel trarre le sue conclusioni.
Potrei fare altri miglioramenti volendo, ma mi serve più materiale organico su cui lavorare … mi serve più cibo.
<<Cazzo se ho fame.>> dice Marius mentre si siede davanti al tavolo del test, poi sospira, leggermente irritato <<Va bene … quindi? Che devo fare?>>
La donna si siede davanti a lui <<Cosa vedi qui sopra?>>
Marius abbassa lo sguardo, ma in realtà non ha bisogno di guardare per vedere cosa c’è sopra. Già lo sa.
<<Una foto … un bicchiere d’acqua … delle forbici …>>
<<Iniziamo da questa!>> lei prende la foto e gliela mette proprio davanti <<Cosa vedi?>>
<<Una casa.>>
<<Cosa senti?>>
<<Ehm … delle note tranquille. Note familiari. Le ho già sentite. Sono delicate. E sono nostalgiche. Mi fanno pensare a … qualcosa …>>
<<Cosa di preciso?>>
Marius fa spallucce <<Sono solo nostalgiche. Però mi piacciono.>>
<<Senti qualcos’altro?>>
Marius si concentra sulla foto <<Uhm … un sapore familiare. Di qualcosa che ho già mangiato. Tante, tante volte. Stessa cosa vale per l’odore. Mentre la consistenza sa di solido e sicuro. E anche comodo e morbido.>>
La donna sorride <<Interessante.>> quindi mette giù la foto e ci dice di prendere in mano il bicchiere <<Questo?>>
Marius fa una smorfia <<Mi ha dato fastidio da quando è entrato nella stanza.>>
<<Ah sì?>>
<<Sì. È freddo. E umido. Sa di bagnato. Però non ha nessun odore. Il sapore … è fresco. Sembra un ghiacciolo fatto solo di acqua. Mentre non emette suoni particolari, solo una finissima nota costante.>> dice il ragazzo <<Se lo muovo la nota cambia, ma rimane molto … fine. Non so come altro descriverla.>>
<<Prova a bere.>> propone la donna, e Marius, seppur con un po’ di esitazione e dubbio, lo fa.
Sente l’acqua scorrergli in gola, giù fin nello stomaco. Quella “nota fine” si trasforma prima in una rapida sequenza di musicale, per poi mescolarsi alla composizione che il suo corpo sta producendo, e lì, pian piano, si perde negli altri suoni.
Marius appoggia il bicchiere sul tavolo subito dopo. Ora che è vuoto quella nota è scomparsa, rimane un suono talmente leggero e impercettibile da risultare quasi inesistente. Sarà perché il bicchiere è trasparente.
<<Allora?>> chiede la donna con un sorriso.
<<Quest’acqua non sa di un cazzo.>> è la risposta di Marius <<Ho la bocca più secca di prima.>>
<<Ottimo! Continuiamo.>>
Ci mette in mano diversi oggetti, uno dopo l’altro. Sono lacci, forbici, penne, siringhe … ci fa delle domande, e Marius risponde meglio che può.
Quando gli oggetti terminano, la donna fa un finto applauso.
<<Complimenti! La sinestesia ti sta benissimo! La maggior parte delle persone muore. Tu invece … stai una favola!>>
<<Muoiono?>> esclama il ragazzo con preoccupazione.
<<Te l’ho detto che era mortale! Quando le persone contraggono la sinestesia il cervello tende a esplodergli … per ovvi motivi.>> commenta la donna <<ll problema è che le persone non reggono molto bene il campo di coscienza.>>
<<Il … cosa?>>
Lei sospira <<Certo che non sai proprio nulla, eh?>>
<<Io non so neanche il cosa sto facendo qui!>> ribatte Marius.
<<Appunto. Non sai proprio nulla.>> rimarca lei, poi sorride <<Dai, lascia che ti spieghi ragazzone. Sono qui per questo dopotutto.>>

<<Sai a cosa servono i cinque sensi?>> domanda lei.
<<Ehm … per sentire le cose?>>
<<Sì. Servono per capire cosa hai nei dintorni.>> spiega lei <<La sinestesia unisce i tuoi cinque sensi tra di loro però, e questo causa un effetto particolare nel tuo cervello. Chiamalo “sesto senso” se vuoi.>>
<<Quindi … ho un senso in più adesso?>>
La donna prende le forbici appoggiate sul tavolo e se le mette dietro la schiena.
<<Dimmi … sono aperte o chiuse?>>
<<Aperte.>> risponde con sicurezza Marius.
<<E ora?>>
<<Sempre aperte. Le vedo.>>
Lei sorride <<Esatto.>> le rimette sul tavolo <<Sai perché le vedi?>>
<<Ehm …>> Marius scuote la testa <<non proprio.>>
La donna allora apre e chiude le forbici davanti agli occhi del ragazzo; nel farlo esse producono un suono metallico molto forte e riconoscibile.
<<Per il rumore.>> dice poi lei <<Quando le apri fanno un rumore, che poi ripetono quando le chiudi. Questo è il segreto. Tu non hai sentito il rumore delle forbici chiudersi, per questo sapevi che erano aperte.>>
<<Sì ma … le vedevo io. Il suono non mi è servito, le vedevo e basta. E le vedevo aperte.>>
<<La vista è collegata all’udito ora. Il tuo cervello quindi può ricreare ciò che sente. In realtà tu non le stavi davvero vedendo, te le stavi solo immaginando. Era una riproduzione quella che vedevi. Una riproduzione cerebrale.>>
<<Ma … io … le vedevo benissimo!>>
<<Sicuro?>> la donna si rimette le mani dietro alla schiena <<Dimmi … quante dita sto tenendo alzate adesso?>>
Alessi si affretta a dargli una risposta per dimostrargli di aver ragione, ma è costretto a bloccarsi … perché non vede le sue mani. Al posto di esse vede solo una macchia marrone, come se le mani si fossero fuse insieme.
<<…Cosa …?>>
<<Visto?>> la donna rimette bene in vista le sue mani <<Tu non vedi. Immagini. Però la tua immaginazione risulterà per la maggior parte del tempo corretta, l’importante è che i tuoi cinque sensi siano ben funzionanti. Se ad esempio vedi una persona camminare, chiudendo gli occhi continuerai a vederla camminare nella direzione in cui si muoveva. L’immagine però sarà sfocata, ed eventualmente evaporerà. Se quella persona la senti con gli altri sensi quell’immagine sarà più solida invece, e sparirà con meno rapidità. Questo crea un campo intorno a te … un campo dove tutto quello che senti lo visualizzi. Un campo dove sei conscio di ogni cosa. Un campo di coscienza.>>
<<Q … quindi …>> Marius chiude gli occhi, ed esattamente come prima la vista non scompare <<quindi ho tipo … dei super sensi? Qualcosa così?>>
La donna ridacchia <<Qualcosa così, sì. Non sei felice?>>
<<Io …>> Marius torna a concentrare la sua attenzione sulla donna <<non lo so. Perché ho questi “super poteri”?>>
<<Non sono super poteri. Sono privilegi. Privilegi gentilmente concessi dal tuo DNC.>> risponde lei.
<<Che sarebbe …?>>
<<Un chip neurale. Sai cosa sono?>>
<<Ehm … ne ho solo sentito parlare. Sono tipo quei chip che servono a collegare il tuo cervello con un telefono, o qualcosa del genere?>>
<<Esatto!>> la donna fa un piccolo applauso <<Vedo che sei informato, ragazzo.>>
<<Sì ma … sono solo una tecnologia sperimentale quella. Cioè … non dovrebbero esistere in commercio, o sbaglio?>>
<<Tu sappi solo che è questo chip a donarti la sinestesia e il campo di coscienza.>> risponde lei con un sorriso.
<<Uhm … v … va bene.>> Marius cerca di riordinare i pensieri; ha ottenuto troppe informazioni e tutte insieme e non ci sta capendo molto <<Ma … ma quindi … ho … aspetta. Ho un chip neurale in testa quindi?>>
<<Non lo so.>>
<<Come non lo sai? Hai detto che lo ho!>>
<<Non so se lo hai esattamente in testa però, potresti averlo in altre parti del corpo.>> è la sua risposta seguita da un sorriso allegro, e nel vederla così Marius non sa se arrabbiarsi, piangere, urlare, o avere paura.
<<Ma tu chi sei?>> gli domanda a questo punto, più nervoso di prima <<Avevi promesso di dirmelo, quindi ora dimmelo!.>>
<<Oh, hai ragione … beh, posso dirti chi sei tu, volendo.>>
<<Che senso ha? Già so chi sono!>>
Lei sorride in modo leggero e più malizioso del solito <<Oh, davvero? Allora dimmelo. Chi sei?>>
Marius ci pensa un attimo. Ha la risposta esattamente sulla punta della lingua. Ma … non gli viene.
<<I-io …>>
<<Sai almeno come ti chiami?>>
<<Sì!>>
<<Dimmelo allora.>>
Si blocca. Non ci riesce. Non si ricorda il suo nome.
<<Faccio uno scambio equo.>> sorride la donna <<Tu mi dici il tuo nome e io ti dico il mio. Ti va?>>
<<I-io non … ricordo il mio nome.>>
<<Non lo ricordi?>
Marius scuote la testa <<No.>>
Il sorriso della donna si allunga, la melodia che sta producendo sta iniziando a generare tensione <<Visto? Non è forse meglio se ti dico chi sei tu? È più importante, no?>> le note che la donna sta emettono sono diventate … inquietanti, come le melodie dolci ma allo stesso tempo tetre messe nei film horror.
Marius prende un bel respiro <<Va bene.>> annuisce <<Chi sono io?>>
Ora, quello sul volto della donna, non è più un sorriso. Bensì un ghigno.
<<Un informazione così importante non può essere data gratis.>> dice con voce leggera ma tagliente <<Non credi? Tesoro?>>

Installazione eseguita con successo.
Marius apre gli occhi. Questa volta per davvero. Ed è la prima volta, in tutta la sua vita, che si sveglia senza stanchezza. Non prova dolori, non prova spossatezza, non prova fastidi … apre gli occhi come se non li avesse mai chiusi. Si sveglia come se non fosse mai andato a dormire.
È nella sua camera da letto. La nostra camera da letto.
Si tira su. La stanza è pulita e ordinata, ma ci sono suoni che non gli piacciono, retrogusti che indicano del disordine nascosto … si guarda intorno con aria stordita, confusa, ma perfettamente lucida. Sa cosa sta succedendo. Sa cosa sono quei suoni e quelle luci. Riconosce ogni cosa.
Si alza in piedi. Si sente benissimo. Forse troppo bene. Forse dovrebbe andare in ospedale.
O forse dovrebbe risistemare la stanza. I suoi occhi gli dicono che è a posto, ma il resto dei suoi sensi non è d’accordo. Quelle stonature, quel retrogusto … non gli piacciano. Deve capire da dove arrivano.
Inizia dai libri di scuola, quelli nuovi. Li sposta fino a quando il loro suono non diventa cristallino e piacevole. Passa a quelli vecchi, quelli che forse gli conveniva rivendere quando ancora andava alle superiori. Tecnicamente loro sono già a “posto”, ma le sue orecchie non sono d’accordo: producono un suono migliore se messi da un’altra parte.
Passa poi agli altri libri, quelli che legge per diletto. Libri di fotografia e crescita personale, piccoli libri scritti in lingue straniere, racconti che ormai non ha più il tempo di leggere … li mette tutti nel posto in cui suonano meglio.
Cosa manca?
I vestiti. Apre gli armadi e una melodia cacofonica lo travolge, con tanto di odore pungente e sapore spinoso. Quell’armadio è troppo incasinato! È da lì che venivano quei suoni stonati?
Lo svuota, prende tutti i vestiti, li divide per utilizzo e li raggruppa per colore, li piega e poi li rimette apposto.
Ci mette solo dieci minuti a fare un lavoro che ieri avrebbe impiegato più di un’ora. Le sue mani si muovono rapide e precise, il cervello è concentrato e privo di qualsivoglia distrazione … si guarda da fuori, e ciò che vede produce un suono magnifico, ritmico, limpido: lui è come una macchina da lavoro, instancabile e perfetta.
Rifà il letto, riposiziona bene gli oggetti sul tavolo e dentro e fuori i mobili, si assicura che anche le matite e le penne siano perfettamente allineate e le separate in base al loro utilizzo, colore e marca.
Quando finisce si rende conto di aver impiegato solo trenta minuti per donare a quella stanza una sinfonia calma e precisa.
È stupito. Sia del suo lavoro che del suo operato. La stanza adesso è quasi irriconoscibile, è come quelle camere da letto che si vedono nelle offerte immobiliari, troppo belle per essere vere … eppure è reale. Ed è stata lui a renderla così.
Si guarda allo specchio. La sua faccia produce dei bei suoni, ma il pigiama? Deve cambiarsi.
Va al bagno, si fa la doccia, uscendo da lì si assicura di lasciarlo pulito e asciugato, e tornando in camera si veste in base a ciò che tutti i suoi sensi gli suggeriscono.
Si guarda di nuovo allo specchio e ciò che sente gli piace.
Annuisce. Ora è perfetto.

Il mondo non è mai stato più avvincente di così. È pieno di colori, di sapori, di odori, di musiche e sinfonie diverse e uniche. È meraviglioso, come un sogno mischiato con la realtà.
Questo sogno può diventare un incubo molto facilmente però.
Camminando vicino a un bidone dell’immondizia Marius non percepisce solo la sua puzza, ma anche il suo sapore vomitevole, la sua musica stonata e la sua consistenza umida e appiccicosa …
Questa sinestesia è un amplificatore. Se una cosa è bella la sinestesia la rende cinque volte più bella; se all’occhio piace una forma geometrica, condivide quel piacere con tutti gli altri sensi, quintuplicandolo. Ma se una cosa è brutta invece il “dispiacere” è altrettanto quintuplicato.
I film horror adesso lo terrorizzano molto più di prima ad esempio. I rumori spaventosi creano forme spaventose, odori e sapori spaventosi (come quello del sangue) e danno sensazioni spaventose alla pelle, che variano in base al tipo di rumore (un urlo improvviso da la sensazione di star venendo aggrediti, mentre una sinfonia lenta e inquietante da la sensazione di star venendo legati, e così via …).
Ora Marius fa fatica anche a vedersi i semplici trailer dei film horror.
I film comici sono migliorati molto invece. Se una battuta fa ridere Marius, essa assume un sapore esilarante, un odore esilarante, ma cosa “peggiore” gli da la sensazione che qualcuno gli stia facendo il solletico … e ciò rende quella battuta cinque volte più divertente di quanto in realtà dovrebbe.
Molte volte Marius si è ritrovato a scoppiare a ridere per sciocchezze stupide e continuare a farlo per minuti interi senza riuscire a fermarsi.
Nel tempo ha anche scoperto che la sinestesia funziona “al contrario”. Ha scoperto che alcuni cibi fanno ridere ad esempio. Sono buoni, ma se il loro sapore viene trasformato in suono … quel suono è divertente. E lui ride.
Altri cibi sono inquietanti invece. Buoni o meno, se mangiati fanno riecheggiare un sottofondo innervosente e lento. Alcune patatine che adorava mangiare hanno questo strano effetto: mangiandole il suo cervello iniziava a produrre una melodia piacevole ma molto triste, e solo in seguito si è reso conto che ciò che stava mangiando era in realtà velenoso per lui: quelle patatine stavano lentamente danneggiando il suo organismo, per questo per quanto buone la musica che producevano era anche malinconica.
Studiando questo fenomeno ha capito che unendo i “cibi divertenti” ai film comici o alle serate con gli amici, si crea un effetto esponenziale: tutto diventa più divertente. Ma non solo per lui, anche i suoi amici sembrano risentire di quegli effetti. Mangiano con più gusto e ridono più spesso, come se anche loro, sebbene in maniera molto meno evidente, avessero la sinestesia.
Unendo invece i “cibi spaventosi” ai film horror si crea l’effetto più terrificante che abbia mai provato. Per diversi giorni ha anche fatto fatica a dormire a causa di ciò. Ancora adesso dorme con una lucina accesa infatti. Il solo ricordo di quella sera è quasi traumatizzante per lui.
Sapendo cucinare ha anche deciso di iniziare a farlo basandosi principalmente sugli altri sensi e ignorando parzialmente il gusto. I risultati per ora sono molto buoni, molto meglio del previsto e delle sue aspettative. Se cucina cibi sani ma dal sapore orribile, la melodia che sente sarà “brutta” ma comunque intonata, come una canzone ben fatta che però non gli piace.
Cucinando cibi buoni ma non salutari si ha l’effetto contrario: musica stonata e fuori tempo, ma che comunque gli piace. Grazie a ciò Marius sta iniziando a cucinare cibi tanto buoni quanto salutari.
E poi c’è la calistenia. Un giorno Marius ha visto un ragazzo muoversi talmente bene su delle sbarre da produrre un sottofondo che non ha mai più sentito nella sua vita. Non solo: odore e sapore relativi alle sue mosse erano squisiti, creavano dipendenza.
E ora ne è dipendente infatti.
Ha iniziato ad andare con più frequenza ad allenarsi e non solo per il gusto di farlo, ma anche perché vuole produrre dei suoni simili a quelli che aveva sentito. Ancora non ha raggiunto quel livello, ma è sicuramente migliorato nel suo controllo del corpo, che è ben superiore alla media, e questo grazie anche alle migliorie che ha ricevuto nel sistema nervoso da parte mia.
Il mondo per lui è cambiato. Completamente. È qualcos’altro. Ora anche il solo vedere le persone camminare può essere interessante. Ci sono persone che camminando generano una musichetta allegra, altre che camminano generando una litania triste; ci sono persone che nel camminare profumano, altre invece puzzano; ci sono addirittura persone che quando camminano scintillano, mentre altre sembrano trasparenti, per metà invisibili, come fantasmi.
Ciò significa che ci sono persone che nel camminare provocano sensazioni spiacevoli purtroppo. I bambini, ad esempio, generano note stonate e fuori tempo, sapori a tratti salati e a tratti dolci, luci prima forti e poi deboli … sono davvero difficili da guardare perché camminando in modo scoordinato producono sensazioni altrettanto scoordinate, e infatti Marius ha iniziato a evitarli con lo sguardo.
Non sono le uniche cosa che evita però. Alcuni sport a lui non piacciono, e se prima nel guardarli distrattamente non provava niente ora prova fastidio.
E infine nota troppo facilmente le piccole cose adesso. Le microespressioni durante una discussione hanno un suono tutto loro, seppur minuscolo; le briciole di pane che cadono sui vestiti generano suoni diversi da quelle che cadono sul tavolo; la mano destra genera un rumore diverso, anche se simile, a quella sinistra … e così via.
All’inizio odiava essere costretto a notare questi dettagli, perché molti non voleva notarli, lo facevano sembrare troppo schizzinoso.
Ora invece sta imparando a sfruttare questa cosa.
Si è adattato perfettamente.

Da quando mi sono installato nel suo corpo oltre alla sinestesia, a un controllo totale dei muscoli e a una comunicazione cellulare più veloce gli ho anche ristrutturato gli organi interni, e riparato le parti troppo danneggiate del codice genetico.
Inizialmente non se ne rendeva conto, perché le differenze erano piccole e progressive … ma un giorno, guardandosi bene allo specchio, il mio ospite si è reso conto del livello di definizione che il suo corpo aveva raggiunto. La cosa non gli dispiaceva … ma lo preoccupava.
Ha iniziato a farsi domande su domande.
Lui non ricorda cosa è successo. Quando si è svegliato solo tre cose gli erano rimaste in mente: la sinestesia totale e i suoi effetti, la donna nera nella stanza bianca, e … la zona lombare. Ha qualcosa nella zona lombare, alla punta della colonna vertebrale.
Ha iniziato a fare molte ricerche sulla sinestesia, molte domande, ma inizialmente non ha ottenuto risposte soddisfacenti.
Cercando su internet ha però attirato le attenzioni di una particolarissima azienda medica di fama mondiale. Una compagnia multimiliardaria che opera anche in questa nazione. Marius non sa il quando o il come abbia attirato la loro attenzione, ha sempre tenuto un basso profilo, fatto sta che adesso è stato contattato da loro.
La persona con cui ha parlato al telefono era gentile, educata, e lo ha invitato a fare una visita medica in uno dei loro studi.
Marius è sfiducioso, ma ha la sensazione che con l’aiuto di questa azienda così tecnologicamente avanzata nel settore medico riceverà una risposta alle sue domande.
E così ha accettato l’invito.