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Se continuassi a mangiare tutto quello che questi umani mi danno finirei per ingrassare. E poi mi domando il perché si ostinino a darmi le ossa dei polli quando io a malapena riesco a romperle con i denti.
Mi stanno davvero viziando. Il cibo dovrei cacciarlo per conto mio, invece ora mi viene servito su una ciotola in modo regolare senza che debba fare nulla per guadagnarmelo.
Essere addomesticato non è affatto male come pensavo, mangio gratis, dormo al caldo e faccio più o meno quello che voglio dalla mattina fino alla sera.
Se fossi stato un cane me la sarei passata molto peggio però, perché loro oltre ad essere addomesticati vengono anche “addestrati”. Da gatto sono molto più libero invece: niente collare, niente museruola, niente regole da rispettare, posso uscire e rientrare in casa quando mi pare …
<<Toffo?>>
Aguzzo le orecchie; Axel mi sta chiamando.
<<Batooooooffo?>>
A giudicare dal tono direi che è in vena di darmi fastidio. Alzo la testa verso l’alto e lo guardo: è seduto sul divano e mi sta fissando con una faccia un po’ troppo furbesca per i miei gusti. Quello è lo sguardo che ha quando è annoiato e non sa cosa fare … anche se ora non è davvero annoiato, sta solo cercando di distrarsi dai suoi pensieri.
<<Guarda qui cos’ho …>> agita in mano quella che pare una penna … ma so benissimo di cosa si tratta.
Sposto la testa di lato e con un miagolio annoiato gli faccio capire che non cascherò più in quello stupido trucco per gatti. Non sono un semplice felino dopotutto.
<<Toffo …>> continua lui <<dai so che lo vuoi. Toffo?>> accende la penna, e sul muro che sto guardando appare un piccolo puntino rosso <<Guarda là cosa c’è. Toffo? Lo vedi?>>
Torno a guardare Matteo, che ora sta ridacchiando. Pensa davvero che mi metterò a rincorrere quella lucina? Mi frega una volta, non due.
Beh in realtà mi ha già fregato due volte. Tre, se vogliamo contare-
<<Toffo! Guarda! Cos’è quello, Toffo? Toffo!>> continua lui facendo arrivare il puntino rosso sul pavimento, proprio davanti a me <<Attento Toffo! Guarda che morde!>>
Che fastidio … ma il reale problema è che è davvero difficile impedire al mio corpo di saltare addosso a quel puntino luminoso. Le mie zampe stanno letteralmente tremando dalla voglia di azzannare quella lucina fastidiosa.
<<Ax, lascia in pace il gatto!>> sento dire dalla stanza affianco.
<<Non gli sto facendo nulla!>> è la sua risposta, mentre il puntino rosso continua a danzarmi davanti agli occhi.
Lo so che potrei alzarmi e andarmene … potrei chiudere gli occhi e non vederlo più … potrei fare finta di niente e ignorarlo, lo so, però … il punto è che … io voglio davvero … azzannare … quel punto … rosso …
La lucina scompare nell’esatto istante in cui stavo tirando fuori gli artigli dalle zampe; a quanto pare il telefono di Axel sta vibrando, quindi il ragazzo si rimette in tasca la penna e risponde a quella che sembra essere una chiamata.
<<Ehi>> lo sento dire <<sì, sei qui? Arrivo subito.>> si alza dal divano <<Ma’! È arrivata Sofi! Vado ad aprirgli.>> dice avanzando verso l’entrata della casa.
<<Va bene!>> è la risposta della madre.
“Sofi” è il termine che usa quando parla di Sofia, una delle sue cugine.
In questi ultimi giorni ho seguito il mio padroncino in giro per la cittadina, studiando e analizzando ognuno dei ragazzi con cui esce regolarmente. Ho fatto una classifica in base all’utilità di ognuno di loro, e sebbene Sofia non sia in cima è una delle persone che Axel vede più spesso.
La porta di casa viene aperta e la cugina del ragazzo. I due si salutano come al solito, e io decido di unirmi a loro.
<<Ehi, ciao Toffo.>> mi dice Sofia mentre vado ad annusargli le scarpe come se fossi un banale cane; lei si china e mi carezza la testa in tutta risposta <<Che bello che sei.>> poi tornando in piedi segue il cugino verso la sua camera <<Guarda come ci segue. Sembra un cagnolino. Pensavo che i gatti facessero quello che vogliono.>>
<<Lui fa quello che vuole, però mi sta sempre dietro. Mi vuole bene quel coso.>>
<<Ma alla fine lo avete trovato il suo padrone?>>
<<No. Non è dei vicini, non è di nessuno del quartiere … abbiamo pure scritto un annuncio su internet mettendo la foto e tutto il resto, ma nessuno ci ha risposto.>>
<<Sarà randagio.>>
<<Già.>>
<<E ti sta sempre dietro dici?>>
<<Sì.>>
<<Forse ti segue perché gli dai da mangiare.>>
<<Macché … è mamma che lo riempie di roba, non io. Dovrebbe seguire lei se fosse così.>>
Entrano in camera e prima che chiudano la porta io sgattaiolo al suo interno.
<<Visto?>> fa Axel indicandomi <<Mi segue dappertutto.>>
<<Pure al bagno?>> ridacchia Sofia.
<<Ci prova, ma quando lo fa lo prendo a calci.>>
<<Ma no, poveretto. Povero Toffo.>> mi guarda <<Il padrone ti vuole male. Che brutta persona che è.>>
<<È apparso sul mio letto dal nulla. Non posso fidarmi di lui. E poi vedi che occhi che ha?>>
<<Sono bellissimi!>> commenta Sofia mettendosi seduta sulla sedia davanti alla scrivania della camera <<Sembrano fatti d’oro!>>
<<Sono strani.>> replica invece Axel<<Non ho mai visto un gatto con gli occhi così gialli. Delle volte s’illuminano.>>
A lei scoppia una mezza risata <<Ovvio che si illuminano, è un gatto!>>
<<Che significa?>>
<<I gatti vedono al buio, no? Per farlo illuminano gli occhi.>> scherza lei.
<<Ma stai zitta.>>
<<E poi di che ti lamenti? Sono in tinta coi tuoi capelli.>>
<<Vero.>> è la risposta di Axel mentre si mette seduto sul letto.
<<Magari pensa che in testa hai un altro gatto giallo e ti segue per quel motivo.>> continua Sofia.
<<Potrebbe essere. Dopotutto è stupido. Guarda che fa.>> Axel tira fuori la penna con il laser rosso e lo punta sul pavimento davanti a me; immediatamente i miei occhi si fissano sul puntino <<Vedi?>>
<<No, dai, poveretto.>> dice Sofia, che in realtà è divertita dalla cosa <<Se punti quell’affare sul muro lui che fa? Ci salta sopra?>>
<<Certe volte lo fa. Vuoi vedere?>>
<<Sì, dai!>>
La porta della stanza si apre proprio in questo momento, e al suo interno entra la madre.
<<Ciao Sofia.>> saluta lei.
<<Ciao zia. Come va?>>
<<Direi abbastanza bene. E tu …>> si avvicina a grandi passi verso Axel solo per strappargli di mano la pennetta malefica <<mi dai questo.>>
<<Mamma!>> protesta lui.
<<Zitto!>> fa lei puntandoglielo in faccia e mirando col laser rosso sui suoi occhi <<Ho appena trovato il divano tutto graffiato!>>
<<Che c’entro io? È stato il gatto!>>
<<Per colpa tua!>>
<<Ma non è vero!>>
<<Stai zitto! Dopo facciamo i conti.>> termina la discussione lei mettendosi la penna in tasca, poi si rivolge verso Sofia e assume un tono meno ostile <<E tu? Hai fatto merenda? Vuoi qualcosa da mangiare?>> domanda con lo stesso tono che userebbe nel chiedere al figlio se ha finito di fare i compiti.
<<No grazie.>> risponde lei con un leggero sorriso <<Già mangiato.>>
<<Bene.>> la madre lancia un ultimo sguardo di avvertimento al figlio, quindi se ne va richiudendosi la porta alle spalle.
Un po’ di giustizia in questa casa.
<<Mi ha rubato la penna.>> dice invece Axel dopo qualche secondo di silenzio.
<<Ti sta bene.>> ridacchia Sofia <<La usi per dare fastidio al gatto.>>
<<Sì ma se non me la ridà io non vado più a scuola.>> protesta il ragazzo <<Senza penna non posso scrivere, che ci vado a fare?>>
<<Esatto! Non andarci più, così impara.>> ride la cugina, poi però diventa subito seria mentre il lampo di un ricordo illumina il suo volto <<A proposito di scuole Axelino … sai perché sono qui, no?>>
Axel annuisce <<Sì. La lettera del DSC.>>
<<E quindi?>> continua Sofia <<Ci hai pensato? Accettiamo? Ci andiamo?>>
Anche Axel diventa improvvisamente più serio, rivelando il nervosismo e l’emozione che stava cercando di nascondere per tutto il giorno <<Non lo so …>> si passa le mani sul volto <<cioè … perché diavolo l’hanno mandata a noi? Non me lo aspettavo proprio. Non … non lo so, cazzo, non lo so.>>
<<Ne hai parlato con tua madre?>>
<<No … impazzirebbe e mi direbbe di andarci a suon di sberle.>>
<<Io l’ho fatto.>> dice Sofia <<E … sì, è impazzita e mi ha detto di andarci subito.>>
<<Ma dobbiamo fare quell’esame di merda prima. I DSC accetta solo i migliori. E io faccio schifo a scuola.>>
<<Un passo per volta.>> gli dice <<Io ho fatto delle ricerche, e ho scoperto che fino ad adesso i DSC hanno invitato in modo ufficiale pochissime persone. E tutte quelle invitate hanno sempre passato l’esame di ammissione. Sempre.>>
Axel si passa le mani sul volto <<E che tipo di persone erano quelle invitate?>>
<<Beh … non lo so.>>
<<Scommetto che si tratta di gente ricca, influencer … queste cazzate qui.>>
<<No, no … ascolta. È molto semplice. Su internet dicono che quando la DSC manda gli inviti, li manda a persone che passerebbero l’esame al 100%.>>
Axel si fa più attento <<Cioè?>>
<<Lo sai che quando la gente si iscrive gli viene data una percentuale di successo, no? La percentuale non è mai inferiore al 25% o superiore al 75%. Però certe persone hanno il 100% di probabilità di passare l’esame, ma sono rarissime. Ed è a loro che l’invito viene mandato.>>
<<E tu credi che noi due abbiamo il 100% di probabilità di passare?>>
<<Sì!>> annuisce lei con un largo sorriso sicuro <<Altrimenti non ci avrebbero invitato, no?>>
<<È l’esame più difficile … del mondo, probabilmente. Lo stanno facendo in tutte le cazzo di nazioni.>>
<<Lo so! Però noi>>
<<Io ho scoperto altre cose invece.>> la interrompe Axel <<Ho visto le interviste di chi ha fatto l’esame. Dice che non può parlarne, che non si ricorda bene di cosa si tratta, che è uscito da lì esausto e stanchissimo senza sapere il perché …>>
<<Noi usciremo da lì vittoriosi!>> continua Sofia con il sorriso.
<<Ma>>
<<Axel, fidati di me. Neanche io mi sarei mai iscritta al DSC in condizioni normali. Ne parlavamo l’altro anno, ricordi? Quella è roba per gente … speciale. Quelli che sanno fare tutto e che hanno tutto. Non per noi. Non mi sarei mai iscritta, non sono stupida.>>
<<E allora perché vuoi farlo?>>
<<Perché i nostri nomi già ci sono.>> continua lei <<Siamo già stati iscritti. Sappiamo anche il giorno in cui dobbiamo farlo. Le nostre scuole lo sanno!>>
Axel sospira <<Sì, lo so … oggi i professori mi hanno augurato pure buona fortuna …>>
Sofia rimane un attimo in silenzio.
Il cugino non sembra molto convinto di partire. Non so il perché, e neanche lei.
Quello che so però è che l’invito del DSC è stato probabilmente rivolto a me. E dato che io giro intorno a lui, e che lei passa la maggior parte del suo tempo con lui, è arrivato a loro due di riflesso.
Axel lancia uno sguardo al computer che ha sulla scrivania, lo stesso che ha usato per fare le ricerche sulla DTC.
Ha scoperto cose molto incoraggianti su quella compagnia. Ma anche cose … inquietanti.
Sospira.
<<Va bene.>> dice alla fine <<Proviamoci. Sai almeno su cosa dobbiamo prepararci?>>
<<Nessuno lo sa, credo.>>
<<Ottimo.>>