Primo giorno – 2/4

Durata lettura: corta

Mi trema la vista, mi tremano le mani, mi bruciano le orecchie e ho il fiatone. Sono così spaventata che a malapena riesco a sentire le persone che intorno a me sono ancora nel panico.
Però sono tornata lucida. Ho smesso di urlare, ho smesso di lacrimare, e ora sto lentamente cercando di elaborare la situazione.
Il treno è fermo, si è bloccato. Fuori è buio, il sole è scomparso. Non è un eclissi però, è così da un’ora e la situazione non sembra voler cambiare.
All’inizio ho seriamente pensato di essere morta. Ho pensato di star andando dritta all’inferno, proprio come in quelle storie dove i protagonisti fanno un incidente in treno e si risvegliano sullo stesso treno ma diretti verso l’aldilà.
Non è questo il caso fortunatamente. Il treno sembra essere ancora nel mondo reale perché oltre a me anche gli altri passeggeri sono andati nel panico, inoltre ho ancora internet a disposizione, cosa che mi ha permesso di vedere che pure nel resto del mondo la situazione è simile: il sole è scomparso per tutti.
Ho chiamato mia madre, poi mio padre, poi ho tentato di chiamare i miei amici ma avevano il telefono occupato. Anche gli altri passeggeri hanno fatto la stessa cosa, tutti quanti si sono buttati sui loro telefoni per fare chiamate, video oppure ricerche. Tutti volevano essere certi di non esseri finiti nel treno per l’inferno.
<<POSSIAMO RIPARTIRE?>> sento urlare da un ragazzo che però non vedo.
A quella domanda non c’è risposta purtroppo. Nessun passeggero ha la possibilità di far ripartire il treno, e il conducente non lo ha neanche sentito probabilmente. Però sono d’accordo col ragazzo, vorrei arrivare a destinazione il prima possibile, vorrei poter scendere dal treno e vedere meglio cosa sta succedendo.
<<C-chiudete le finestre.>> sento urlare dopo un po’ da una signora dal tono di voce abbastanza anziano <<Chiudete le finestre, vi prego.>>
<<Perché?>>
<<Fuori c’è … C’È … >>
<<Signora stia calma, non si agiti cos->>
<<NON MI TOCCARE! C’È L’APOCALISSE FUORI! SIAMO TUTTI MORTI!>>
<<Signora …>>
<<CHIUDETE LE FINESTRE! CHIUDETE, CHIUDETE, VI PREGO!>>
Io ascolto le voci degli altri passeggeri con distanza e passività. Mi sento lenta. Mi sento come se stessi avendo una paralisi del sonno, sveglia ma incapace di controllare il mio corpo o miei pensieri. Mi sento stanca, ancora più stanca di quanto lo fossi prima.
<<Dai, chiudete altrimenti questa muore!>> urla un altro ragazzo.
L’anziana continua a strillare in preda al panico nel frattempo, e insieme a lei c’è anche una bambina piangente a far baccano, seguita poi da degli adulti intenti a parlare ad alta voce al telefono.
Distaccata dagli eventi che stanno prendendo luogo sposto lo sguardo verso la finestra. Oltre vedo le luci delle macchine e dei lampioni, che sono stati accesi… ma sono luci un po’ diverse da quelle che vedo quando giro di notte, sono più scure, più deboli, sembrano quasi soffocate dall’oscurità che c’è fuori … e fissandole a lungo mi rendo conto anche del perché mi danno questa strana impressione: il cielo è nero. Non come quando è notte però, perché non ci sono né stelle né luna là sopra. Non c’è niente.
Forse è per questo che il buio che vedo mi sembra più pesante del solito. Non ho mai visto una notte così scura in tutta la mia vita. Sarà perché sono abituata alla città e alle luci notturne, però neanche quando sono andata in campeggio ho vissuto una notte del genere. C’era sempre qualcosa a far luce, che fosse un pallido cielo stellato oppure una timida luna nascente.
Ora invece il buio sembra così fitto che mi da l’impressione di poter essere toccato.
La sensazione che da è quasi claustrofobica.
<<Ehi.>> la voce di un uomo interrompe i miei pensieri <<Posso … chiudere?>> e indica la finestra <<C’è una signora che si sta sentendo male e->>
<<Sì, sì.>> gli dico subito <<Chiudi, è meglio. Tanto non si vede niente.>>
<<Già.>> lui si sforza a fare un sorriso, ma non gli esce tanto bene. Abbassa quelle che sembrano delle tende e così facendo blocca la mia visuale sull’esterno.
Io però continuo a guardare la finestra. Ho il telefono in mano che occasionalmente vibra di messaggi, ma non ho la forza di leggerli. La musica che stavo ascoltando non è neanche stata interrotta, ma mi sono tolta le cuffie e non ho voglia di rimettermele.
Guardo la finestra ormai chiusa senza però pensare a niente.
E continuo a farlo fino a quando il treno, piano piano, riprende a muoversi.