Prima notte – 2/4

Durata lettura: molto corta

Sono le venti. Ceno nell’esatto modo in cui ho pranzato, ma questa volta lo faccio insieme ad altre persone.
Non parliamo molto, non abbiamo tanto da dirci, però ammetto di sentirmi meno nervosa quando sono circondata da altra gente, specie se è gente che è nella mia stessa situazione.
Ci sono anche dei ragazzi molto giovani qui, probabilmente sono quelli che vengono dalla città feriale. Non sono tantissimi, però vederli mi solleva un po’. Sono spaventati a morte come tutti, ma almeno non passano il tempo a guardare il cielo e disperarsi. Si muovono di continuo, delle volte li sento anche ridere a gran voce sebbene noto che sono risate fatte unicamente per scacciare la tensione.
Sospiro …
Su internet ancora non vedo notizie particolari. Nessuno sa cosa sta succedendo, e pian piano anche il resto del mondo si sta rendendo conto del fatto che il sole sia scomparso perché molti degli ultimi video che ho visto appartengono a persone che si aspettavano di registrare un alba che non è mai arrivata.
Una cosa che mi ha rabbrividito è un video in inglese dove una ragazza indica il cielo dicendo: “lì c’era la luna, e lì le stelle … poi è scomparso tutto. È tutto nero. Non sto scherzando ragazzi, non è un montaggio.”
Questo significa che anche luna e stelle sono scomparse, non solo il sole. In pratica tutto il cielo ha deciso di sparire.
Wow.
Mamma continua a scrivermi, ma la frequenza dei suoi messaggi è calata. Io ora non gli rispondo, ho il telefono scarico e non so dove attaccarlo. Tutte le prese del bar sono occupate, e dal momento che sono stata seduta qua dentro per ore non mi va di uscire alla ricerca di una presa, anche perché non saprei dove trovarla.
Forse nella biglietteria della stazione? Chissà se posso entrarci. Chissà se i lavoratori sono ancora lì, ma non credo.
Uhm … non voglio ma devo farlo. Devo andare a vedere se c’è un posto in cui poter ricaricare il mio telefono, non posso lasciare che si spenga in questa situazione.
Mi alzo e mi guardo intorno. Vorrei tanto muovermi con qualcuno, ho seriamente paura di andarmene in giro da sola ora come ora. In genere spostarmi di notte non mi fa troppa paura, ma … non lo so. Ora come ora sono un po’ spaventata dall’idea di allontanarmi da questo piccolo agglomerato di persone.
E poi quella là fuori non è una notte. Più guardo il cielo più sono certa di essere finita sott’acqua. La sensazione che ho è quella. Anche la luce dei lampioni mi suggerisce che questa notte non è normale, perché sono meno forti del solito, come se fossero “soffocati” da qualcosa, come se la luce fosse più debole … non lo so.
Anche il mio telefono mi sembra meno luminoso del normale. Tutto mi sembra meno luminoso del normale. È come se qualcuno avesse ridotto la luminosità dei miei occhi.
Alla fine mi faccio forza ed esco fuori dal bar. Avanzo per i larghi corridoi della stazione, ma c’è qualcuno qua fuori fortunatamente. Ragazzi che ridono e fanno casino, probabilmente per scaricare la tensione; persone che fumano in silenzio, sempre per lo stesso motivo; persone che parlano al telefono, chi sollevato chi teso.
Vado verso la biglietteria, e come pensavo non c’è più nessuno a lavorare lì. Però qualcuno ha già avuto la mia stessa idea, e infatti conto due persone intente a baciarsi lì dentro.
Non volendo disturbarli decido di andare in un’altra biglietteria. Generalmente le stazioni come questa ne hanno più di una.
Arrivata a destinazione mi irrigidisco leggermente perché anche questa è occupata. Ma qui non ci sono due fidanzatini fortunatamente, ci sono due ragazzi che stanno parlando tra di loro e che dovrebbero essere intorno alla mia età o poco più piccoli.
Cerco l’entrata della biglietteria, e trovando la porta aperta busso con un po’ di timidezza.
<<Scusate?>> dico <<Posso entrare?>>
<<Eh?>> uno di loro sposta la sua attenzione su di me <<Certo. Vieni pure, tanto non c’è niente qui. A parte i biglietti.>>
<<A me serviva un posto dove attaccare questo.>> spiego io mostrando il mio telefono <<È scarico.>>
<<Stessa cosa.>> sorride uno dei due ragazzi <<Però il mio è quasi carico quindi se vuoi ti lascio il posto.>>
<<Che galantuomo che sei!>> commenta con voce scherzosa il suo amico.
<<Sono un bravo ragazzo.>> è la sua risposta, altrettanto scherzosa.
Io sorrido e lo ringrazio, quindi metto in carica il telefono dopodiché mi volto verso di loro <<Lo lascio qui e me ne vado, così non vi do->>
<<No, no!>> dice quello che mi ha lasciato il posto <<Resta. Tanto dobbiamo tornare dagli altri ora.>>
<<Sì.>> gli fa eco l’amico, che lo segue verso l’uscita della biglietteria <<Ciao!>>
Nel vederli uscire ho subito l’impulso di chiedergli se nel loro gruppo c’è un posto in più per me, non voglio rimanere da sola qui dentro, e non voglio ritrovarmi a dormire nuovamente su una panchina di pietra senza nessuno che mi guardi le valige, ma non ho il coraggio di farlo e li lascio andare via senza dirgli niente.
Mi salutano quando passano davanti alla biglietteria però, cosa che un po’ mi rallegra.