Non nati 3/5

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Le stanze che l’orfanotrofio metteva a disposizione dei maggiorenni non erano molto grandi, però bastavano a dargli un po’ di intimità. La regola per poterle usare era molto semplice: i ragazzi dovevano pagare ogni mese 100 euro all’orfanotrofio come affitto ma anche come garanzia del fatto che stessero lavorando, e in cambio l’orfanotrofio li teneva lì e continuava a offrire vitto, alloggio ma anche consulenza lavorativa e corsi di studio specialistici e fatti in collaborazione con le università locali e nazionali.
Dentro la stanza di Simone non c’era molto, se non i vestiti che usava per uscire fuori e un piccolo computer portatile.
<<Puoi usare internet?>> domanda Elia indicando il pc.
<<Non qui dentro.>> risponde Simone con un sospiro <<Non so il perché si ostinino a non volerlo mettere.>>
<<Per evitare che tu vada a vederti i porno probabilmente.>>
<<Ma stai zitto.>> sorride Simone chiudendo la porta della stanzina, mentre Elia si siede sul letto.
<<Quindi?>> il ragazzo più grande guarda quello più piccolo <<Che è successo? Hai un aspetto orribile.>>
<<Orribile?>>
<<Sì. Sembra che hai visto un fantasma.>>
<<Fantasma, eh …?>> Elia sospira <<Tu … hai sentito la storia, no?>>
<<Quale storia?>> domanda il ragazzo.
<<La storia che ruota intorno a me.>>
Simone scuote la testa <<No … di che si tratta?>>
Elia rimane fermo a guardarlo con indecisione, poi alla fine tira fuori il telefono dalla tasca <<Il direttore dell’orfanotrofio mi ha fatto un’offerta.>>
Nel sentire queste parole Simone aguzza lo sguardo e si fa più attento <<Un’offerta?>>
<<Sì. A quanto pare la società che ha costruito questo posto ne ha fatto un altro, una sorta di … università, diciamo.>>
<<I Centri di Studio!>> esclama Simone.
<<Esatto, quelli. Li conosci.>>
<<Certo che li conosco! Però … non possiamo andarci noi.>>
<<Sì, lo so.>> sospira Elia <<Per il fatto che siamo stati creati.>>
<<Già.>>
Questi nuovissimi centri di studio proposti e creati dalla stessa compagnia che ha fatto gli orfanotrofi sono luoghi esclusivi e dedicati solamente ai migliori studenti e giovani atleti della nazione.
Per entrare in questi posti era necessario fare dei test d’ingresso speciali, che prevedano come esame finale una competizione tra i vari iscritti. I posti disponibili erano veramente limitati e quindi la competizione era più che mai feroce, e a causa della natura artificiale di Simone e di tutti gli altri “non nati” a loro è stata negata la possibilità di iscriversi ai centri di studio.
Il problema era molto semplice da comprendere. Gli umani creati dalla DTC erano privi di qualsivoglia imperfezione genetica, e sebbene non sempre esteticamente perfetti godevano tutti loro di un fisico e una mente liberi da malattie o problematiche varie che le persone normali generalmente hanno.
Ciò significava che ognuno di loro era in grado di concentrarsi senza problemi durante le lezioni, nessuno di loro faticava a seguire alcun tipo di dieta, e nessuno era vittima di alcun tipo di dipendenza (neanche Simone, sebbene bevesse molto).
Non godevano di nessun particolare vantaggio nei confronti degli umani normali, ma non soffrivano neanche di alcuno svantaggio. Nessuno di loro si è mai ammalato, neanche il raffreddore li ha mai scalfiti, e nessuno di loro ha avuto problemi a socializzare durante la fase di crescita.
Non erano perfetti, ma non non sembravano avere imperfezioni. Metabolismo impeccabile, sistema immunitario impossibile da scalfire, cervello rapido e responsivo … tutte queste cose hanno spaventato le altre persone, che hanno iniziato a pensare che questa assenza di problemi e punti deboli avrebbe portati i “non nati” a dominare troppo facilmente gli sport.
A causa di ciò è stato negato a ogni umano privo di ombelico la possibilità di prendere parte a qualsiasi tipo di evento competitivo condiviso con gli umani “normali”. Niente olimpiadi, niente gare, niente tornei, niente concorsi.
Simone ha scoperto tutto ciò quando, a diciannove anni, spinto dalla sua passione per il calcio, ha provato a entrare nella squadra locale. Per quanto capace e indubbiamente superiore agli altri ragazzi della squadra, la possibilità gli è stata negata perché lui, per l’appunto, non ha l’ombelico.
La sua bravura era vista come una sorta di imbroglio, una truffa. “Lui non è bravo perché diventato bravo, ma bravo perché nato bravo” dicevano, e questo “nascere bravi” era visto come barare, come il doping.
Queste leggi impedivano a Simone e a tutti gli altri “non nati” di poter andare nei centri di studio della DTC, perché essendo necessaria una competizione per poterlo fare a loro è stata automaticamente vietata l’iscrizione.
<<Io posso andarci però.>> dice Elia <<Me l’ha detto il direttore.>>
<<Cosa?>>
<<E non solo lui. Ho parlato con un tipo che lavora per la Divine. È stato lui a darmi questa opportunità.>>
<<Ah … ah sì?>>
<<Sì.>> annuisce Elia, con sguardo serissimo <<E … mi è stato detto che posso farlo. Ma non posso andarci da solo. Devo farlo con qualcuno. Qualcuno dell’orfanotrofio. Capito? Andremo là come … una sorta di “delegazione”, ecco. Per dimostrare che non siamo diversi dagli altri ragazzi.>>
Simone incrocia le braccia <<Una delegazione …>> dice <<per dimostrare che non siamo diversi?>>
<<Esatto.>>
<<Ma noi siamo diversi. Non abbiamo l’ombelico.>>
<<Sì ma la gente pensa che siamo meglio degli altri, per questo ha paura. Ma non è vero. Io sono stato adottato, e nella scuola dove sono andato ero uno stronzo qualsiasi.>>
Simone fa una mezza smorfia <<Uno “stronzo qualsiasi” con 100k di seguaci però.>>
<<Che c’entra questo? A scuola avevo a malapena la sufficienza.>> gli risponde Elia <<Lì c’erano ragazzi mille volte meglio di me, gente che se prendeva otto a un’interrogazione si metteva a piangere!>>
<<Sì ma hai mai studiato?>>
<<Eh?>>
<<Ti sei mai messo a studiare? A fare riassunti, prendere appunti …>>
Elia si gratta la testa <<Ecco … no, però>>
<<Appunto! E malgrado ciò avevi comunque la sufficienza. O sbaglio?>>
<<Va bene. Hai ragione. Però>>
<<A me sembra una stronzata questa storia.>> taglia corto Simone <<Mi rode il fatto che non possa giocare a calcio con le persone normali, è vero … ma è anche vero che le distruggo se lo faccio. Quindi è normale che a loro dia fastidio. Alla fine loro si allenano tutti i giorni … io invece no, e quindi non è giusto che sia io a vincere ogni volta. Non lo so … ma vincere in questo modo mi sembra davvero come barare. Neanche a me piace.>>
Elia sospira <<Il direttore vuole che io ci vada.>> taglia corto <<Ma non posso farlo da solo. Non posso.>> detto ciò lo guarda con esitazione negli occhi <<Conosci un tipo che si chiama Samuel?>>
Simone aggrotta leggermente la fronte <<Samuel? Uhm … ora che ci penso ho visto un tipo strano venuto da un altro orfanotrofio. Ormai è grande, ha la mia stessa età, ma è stato trasferito qui da un altro orfanotrofio a causa del lavoro. Passa la maggior parte del suo tempo in palestra, è davvero grosso.>>
<<Sì, lui! Devo andarci con lui.>>
<<Davvero?>>
<<Sì. Sono venuto qui per parlarci.>>
Simone annuisce leggermente <<Capito.>> dice <<Ma allora … perché hai quella faccia? Te l’ho detto, sembri che hai visto un fantasma.>>
Elia non risponde subito, sembra riflettere su una questione, poi torna a guardare Simone dritto negli occhi <<Tu lavori giusto?>>
<<Sì.>>
<<Che lavoro fai?>>
<<Cameriere. Niente di speciale.>>
<<E … questo è il lavoro che vorresti fare?>>
<<Se devo essere sincero … sì. Cioè so che esistono lavori migliori, ma … non mi lamento. Mi sto divertendo. Mi sono fatto degli amici. Ho avuto le mie prime vere fidanzate. Ho … ho scoperto un sacco di cose nuove lì fuori.>>
<<E quante cose potresti scoprire se andassi in un centro di studio?>>
Il ragazzo strabuzza gli occhi <<Come scusa?>>
<<Mi servirebbe un terzo accompagnatore. Quindi, se dovessi andare in un centro di studio …>>
Simone scuote subito la testa <<No fra’, io … io non sono adatto a quei posti. Non mi piace studiare, lo sai.>>
<<Non devi studiare, accettano anche atleti, e tu sei fortissimo in>>
<<Lo so, lo so, ma si chiama “centro di studio” ed è paragonabile ad una università.>> ribatte Simone <<Inoltre se ci andassi io non potrei continuare a lavorare. E dopo che ci vado? Che faccio? Qui non potrei tornare e non ho ancora i soldi per comprarmi una casa.>>
<<Ne parliamo col direttore e>>
<<Non voglio parlarne con nessuno fra’.>> taglia corto Simone <<Io …>> esita un attimo <<non ti sarei di nessuna utilità. Non so fare un cazzo. E in quel posto può entrare solo il “meglio che la nazione ha da offrire”. Capito? Non è un posto per me.>>
<<Se questo è il problema allora>>
<<No, non è questo il problema. È solo uno dei problemi.>>
<<E gli altri?>>
<<Gli altri riguardano tutti i miei amici. I miei progetti. Le cose che voglio fare.>> gli dice Simone <<Io non posso andarci. Mi dispiace fra’.>>
Cade il silenzio, e lo sguardo di Elia si fa triste. Per un attimo il leggero bagliore della speranza si era acceso nei suoi occhi, ma ora è spento.
Nel vedere quel volto Simone ha un leggero brivido però. Elia non ha l’aspetto di un ragazzo in cerca di avventure o di gloria. No … Elia sembra più un piccolo bambino spaventato.
Simone ha detto di no alla sua richiesta però. Il suo “sogno nel cassetto” era quello che di comprarsi una casetta vicina all’orfanotrofio, così da poter continuare a sentirsi coi suoi amici. Non voleva lavori troppo pesanti né troppo pagati, a lui sarebbe bastato trovare un posticino tranquillo in cui farsi una famiglia e godersi la vita in tranquillità, tra una birra e una partitina di calcio tra amici.
Ma il volto di Elia esprimeva una tristezza e una solitudine che non aveva mai visto.
Prima si era domandato ad Elia se avesse visto un fantasma, ma nel vedere quel volto si è chiesto se non fosse Elia stesso il fantasma.
<<Ehi.>> dice Simone dopo una breve riflessione <<Senti … il direttore sta fuori.>>
<<Sì.>> mormora Elia con sguardo basso <<Lo stavo aspettando … prima.>>
<<Torna tra poco.>>
<<Lo so.>>
<<Quindi … se ti va … ti aiuto a trovare qualcuno che possa andare con te e con Samuel. Ti va?>>
Gli occhi di Elia tornano a brillare di speranza, ma questa volta anche di gratitudine <<Davvero?>>
<<Non ti prometto nulla, ma … sì. Davvero. Conosco un tipo bello tosto. Qualcuno che può aiutarti..>>