Luna rossa 2/4

Durata lettura: medio-corta

Samuel sente dei passi, poi qualcuno dallo spioncino si mette a guardarlo.
<<Chi è?>>
<<Salve.>> saluta il ragazzo con un sorriso <<Sono qui per l’appuntamento.>>
<<Appuntamento?>>
<<Sì. Con il dottore.>>
La porta di casa si apre leggermente e una figura maschile sulla mezza età si fa vedere; non è molto alta, ha un’aria scettica, ed è molto curata <<E lei sarebbe?>>
<<Mi chiamo Samuel.>>
<<Samuel? Non mi pare di avere appuntamenti con nessuno con quel nome.>>
Il ragazzo sorride leggermente <<Sì, lo so.>> appoggia una mano sulla porta così da impedire la sua richiusura; ha i guanti, non ha paura di lasciare impronte <<Voglio solo parlarti, dottore.>>
L’uomo è confuso. Samuel nel frattempo sente l’odore della sua paura, ne sente il sapore, la vede nell’aria … e l’ospite silente dentro di lui ringhia.
Quello è il dottore. Ed ha un aspetto debole. L’aspetto di un insetto desideroso di farsi schiacciare.
<<Vuole … vuole parlare con me? Ma lei chi è?>>
Duecentotredici sono i modi con cui potrebbe ucciderlo. Quasi il doppio i modi con cui potrebbe neutralizzarlo. Il dottore non ha speranza. Non può scappare e non può difendersi. Conscio di ciò, Samuel spinge la porta costringendola ad aprirsi ed entra in casa. Il dottore ha tentato di bloccarlo, ma la forza del ragazzo è troppo elevata ed è costretto a lasciarlo passare; lo guarda con occhi tanto increduli quanto offesi, ma Samuel fa finta di non notarlo e avanza come se niente fosse nell’abitazione che trova disgustosamente familiare.
<<Ehi! Che sta facendo?>>
Samuel si volta verso l’uomo <<Chiudi la porta.>> gli dice con tono deciso ma al tempo stesso noncurante, come se fosse lui il padrone di casa, quindi avanza verso la cucina.
L’uomo è stordito e impaurito. Non capisce cosa stia succedendo.
<<Ehi! Guarda che chiamo la polizia! Mi hai capito?>> il dottore chiude la porta con rabbia e rincorre Samuel, che nel frattempo ha aperto il frigo e tirato fuori un succo di frutta particolare. Nel vederlo, il medico si calma … la rabbia che prova si trasforma rapidamente in preoccupazione.
Samuel si toglie lo zaino dalle spalle, si siede sul tavolo e beve direttamente dalla bottiglia. Il sapore che sente è familiare e quasi commovente … quello era il succo con cui veniva premiato quando si “comportava bene”. Poteva berne mezzo bicchiere al mese, se tutto andava bene.
Assapora con calma sia il succo che i ricordi che rievoca, dopodiché lancia uno sguardo eloquente al dottore <<Mettiti comodo.>>
Il dottore è senza parole. Ha la faccia di chi ha appena visto un fantasma.
Obbedisce. Mantenendo gli occhi fissi sul ragazzo, che ora troneggia sulla sua cucina, si siede il più lontano possibile da lui e il più vicino possibile alla porta.
<<Quindi?>> chiede, con voce molto più pacata e spaventata di prima <<Chi … chi è lei?>>
Samuel finisce di bere, chiude la bottiglia e l’appoggia sul tavolo.
<<La farò molto semplice, non sono bravo coi discorsi. Oggi verrai arrestato. Sono qui solo per dirti che hai due scelte.>> lo guarda dritto negli occhi <<Uno, essere arrestato intero. Due, essere arrestato a pezzi. Dimmi tu come preferisci finire in manette. Nel secondo caso potresti addirittura salvarti dalla prigione finendo direttamente in una casa di cura.>>
Ci vuole un secondo al cervello del dottore per capire di essere nei guai, dopodiché tutta la tensione nel suo corpo esplode in uno scatto impanicato verso l’uscita della cucina. Ma è lento. Samuel lo raggiunge quando non è neanche arrivato alla porta, e lo piega su sé stesso con la stessa facilità con cui piegherebbe dei vestiti.
Il medico vorrebbe urlare, controbattere, agitarsi … ma è letteralmente travolto. La forza con cui si ritrova schiacciato dal corpo del ragazzo è così devastante e rapida che non ha neanche il tempo di perdere completamente il fiato prima di venire imbavagliato.
Ogni movimento di Samuel è perfezione pura: è preciso, potente, violento esattamente quanto è necessario che lo sia, spietato e privo di indecisione, ma cosa più importante … è bello. È arte. Se qualcuno lo vedesse sottomettere, legare e imbavagliare il medico sarebbe talmento rapito dalla disumana fluidità delle sue azioni che probabilmente si fermerebbe a guardarlo solo per godersi lo spettacolo.
Rivedendo la scena dal punto di vista del medico posso dire che quell’aggressione è stata vissuta come un incidente stradale, o ancora meglio come se ad aggredirlo fosse stato un robot. Samuel ha un corpo estremamente allenato e solido, alto un metro e ottanta e pesante novanta. Quella costituzione unita alla sua perfezione marziale lo hanno reso una vera e propria macchina da guerra.
Ritornando alla descrizione degli eventi …
Samuel lascia il medico nel salotto di casa con la stessa delicatezza con cui ci lascerebbe un sacco di patate. Lo ha arrotolato su sé stesso, legato e imbavagliato; le ossa del dottore sono quasi tutte piegate e incrinate, ma non sono rotte perché lui riesce ancora a respirare, sebbene con estrema fatica.
Il ragazzo è abbastanza soddisfatto della sua opera, ma non ha finito. Il dottore lo guarda con occhi supplicanti e doloranti mentre lui esce tranquillamente in giardino per raggiungere la cantina. Sa che c’è una porta nascosta lì sotto, e la apre con facilità poiché è già evaso da quel posto.
Davanti a lui, oltre la porta, è tutto nero. È tutto buio. E per la prima volta da quando è uscito da quell’ospedale è tornato ad avere paura. Ma non ha paura perché non sa cosa troverà nel buio, è l’esatto contrario: ha paura perché sa esattamente cosa c’è lì.
Si copre la faccia con il passamontagna che si è portato dietro, entra, e accende le luci.