Pool rooms

Era primavera, e faceva abbastanza caldo da convincere le persone ad andare in mare o in piscina, ma non così tanto da farle andare in giro in costume. Motivo per cui quel giorno il parco acquatico della città era pieno di gente, con metà dei presenti che era in acqua a nuotare e metà che camminava completamente vestita tra i passaggi del parco.
Niko era tra i visitatori vestiti, ancora indeciso sul dove spendere il suo tempo. Alcuni suoi amici volevano provare gli scivoli ad acqua, altri volevano buttarsi subito in una piscina e rilassarsi, altri invece volevano solamente esplorare il parco e vedere se c’era qualcosa di interessante oltre agli scivoli.
Niko era tra quelli favorevoli all’esplorazione; il parco era stato costruito da poco e sarebbe stato un peccato passare tutto il tempo in una singola piscina, quindi i ragazzi hanno deciso di farsi un giro intero dell’intero ambiente prima di decidere il dove passare il resto del loro tempo.
Nel parco hanno trovato bar, ristoranti a base di pesce, giostre acquatiche di vario tipo e genere, e c’era addirittura una zona dedicata a degli acquari.
Dopo aver esplorato tutte quelle sezioni era giunto il momento di provare alcune delle attrazioni, a cominciare dalle giostre. Si trattava principalmente di scivoli ad acqua, alcuni a spirale altri invece a cascata, tutti molti ampi e colorati, e tutti molto lunghi.
I ragazzi hanno iniziato con uno scivolo ad acqua che si doveva percorrere sopra una sorta di piccola canoa; quella era una delle poche attrazioni su cui si poteva salire vestiti. Quando è giunto il momento di mettersi in costume però, i ragazzi si sono ritrovato un po’ indecisi.
L’aria era ancora un po’ fredda, e questo ha spinto il parco a riscaldare tutte le loro piscine così da renderle invitanti; questo significava che l’acqua fosse calda, e che una volta dentro i ragazzi non avrebbero avuto voglia di uscire da lì per provare gli altri scivoli, specie perché l’idea di andare in giro per il parco con addosso solo il costume non convinceva nessuno.
Ogni scivolo portava direttamente in una piscina, dalla quale poi bisognava uscire per accedere alle altre, quindi i ragazzi ne hanno parlato e alla fine hanno deciso che avrebbero provato solo uno dei tanti scivoli, quello più grosso e lungo.
Si trattava di un gigantesco scivolo a spirale a cascata che iniziava dalla cima di una delle strutture più alte del parco e finiva dritto nella piscina più grande presente, quella anche con più persone e servizi.
Per entrare nello scivolo era necessario prendere un ascensore, fare una lunga fila e poi togliersi i vestiti in uno spogliatoio apposito e indossare il proprio costume; i vestiti tolti, insieme ad altri oggetti quali telefoni e chiavi, venivano riportati al piano terra e poi riconsegnati ai rispettivi proprietari una volta che volevano abbandonare la piscina.
Niko e i suoi amici, seppur un po’ spaventati dalla lunghezza e l’altezza dello scivolo, non hanno esitato a provarlo.
Hanno fatto la fila, si sono messi il costume, e uno dopo l’altro si sono buttati dentro quello che sembrava un grosso imbuto di plastica; la prima cosa che Niko ha sentito sono state le urla un po’ emozionate e un po’ spaventate dei suoi amici, seguite subito dalle sue; sotto di sé sentiva l’acqua calda scorrere rapida, acqua che lo stava velocemente spingendo verso discese sempre più ripide e tortuose.
Una serie di emozioni lo hanno invaso: senso di libertà, vertigini, confusione, e anche un po’ di paura … lo scivolo infatti era lunghissimo, la discesa sembrava quasi infinita, e fin da subito i colori si sono fatti scuri e bui; mentre lui sprofondava sempre di più sentiva le urla dei suoi amici farsi sempre più distanti, come se quelli davanti a lui andassero più veloci ma quelli dietro a lui andassero più lenti.
Ad un certo punto le uniche urla che sentiva erano le sue. In quello scivolo apparentemente interminabile era rimasto completamente solo e isolato.
Quando finalmente il suo corpo è affondato nell’acqua della piscina lui si è sentito quasi sollevato dal fatto che quell’esperienza fosse finita.
Una volta nella piscina i ragazzi hanno passato lì gran parte della loro giornata; c’erano sdraia, un bar, un ristorante, delle docce, e un sacco di spazio; la piscina inoltre era collegata ad altre piccole piscine e scivoli minori, tutti spazi raggiungibili solo da chi era già lì dentro.
È stata una giornata particolarmente spensierata per quei ragazzi, passata tra le calde acque di quella piscina e le coccole del personale di servizio che porgeva loro cibi e bevande senza neanche doverli far uscire dall’acqua; prima di rivestirsi e tornare a casa hanno deciso di fare tutti insieme un ultimo tuffo tramite lo scivolo gigante però, per rivivere un’ultima volta quell’eccitante sensazione.
Questa volta però le cose sono andate diversamente.
Esattamente come la prima volta i ragazzi si sono buttati nello scivolo uno dopo l’altro, e anche questa volta le loro urla hanno iniziato a farsi sempre più lontane mentre la discesa sempre più veloce … ad un certo punto però, Niko ha perso il fiato; ha urlato così a lungo che non aveva più aria nei polmoni, eppure stava ancora scivolando.
Con il sorriso ancora sul volto, seppur un po’ nervoso, Niko ha pazientemente atteso l’impatto con l’acqua della piscina … mancava poco ormai, lo sentiva, eppure non accadeva; lo scivolo continuava a scendere più di quanto si ricordasse.
Forse la prima volta era sembrato più corto a causa dell’emozione o dell’adrenalina, quindi Niko ha atteso.
In lontananza sentiva rumori familiari: acqua, chiacchiere, risate e urla felici … più scendeva più quei rumori si facevano lontani e distorti però, fino a quando non sono rimaste solo le urla … urla lontane e non più tanto felici. Urla di paura e di panico, ma così distanti e soffocate che era impossibile essere certi che quei rumori fossero reali e non distorsioni dovute dalla velocità con cui il ragazzo stava scivolando.
Dopo un po’ anche le urla sono sparite. Era nuovamente rimasto da solo, in un tubo buio, stretto e scuro; l’unica cosa che sentiva era l’acqua che scorreva rapida sotto di sé.
Il sorriso gli era scomparso, il cuore gli stava battendo forte, e lo stomaco gli si era ristretto; la mente del ragazzo stava cercando di capire il cosa stesse succedendo, perché ormai stava scendendo a una tale velocità e da così tanto tempo che teoricamente doveva già da tempo aver oltrepassato il livello del suolo.
La sua paura principale era quella di star per subire una frenata brusca, un incidente … però quella frenata non arrivava.
<<R … ragazzi?>> aveva urlato dopo un po’ <<Ci siete ancora? Ragazzi!>>
Ma nessuno rispose nel mentre che lui continuava a scendere.

Quando Niko ha finalmente toccato l’acqua stava praticamente dormendo; è rimasto su quello scivolo per così tanto tempo che si è quasi addormentato, cullato dalla discesa che era diventava tanto regolare quanto confortevole, quindi Niko aveva gli occhi chiusi quando è arrivato a destinazione, ma la brusca frenata lo ha costretto a riaprirli istantaneamente.
Si trovava in quella che pareva una piscina, e l’acqua era bassa calda e piena di apparentemente inutili salvagenti.
Tirandosi su e guardandosi intorno la prima cosa che ha notato sono stati i colori: erano strani, poiché la luce era arancione ma tutto il resto (dalle pareti al pavimento al fondo della piscina) sembrava fatto di un materiale bianco.
La seconda cosa che ha notato è stata la temperatura: l’aria era molto fredda, gelida quasi; l’acqua invece (che gli arrivava al ventre) era piacevolmente calda, così piacevole che spingeva Niko a rimanerci dentro sebbene il suo costume fosse fastidiosamente e stranamente gelido.
La terza cosa che ha notato era il posto: aveva la forma di una grossa galleria ma l’aspetto di una piscina, e la sua lunghezza non era stimabile dato che curvava.
Infine si è concentrato sullo scivolo da cui era arrivato: un grosso e lungo tubo che proseguiva per alcuni metri in obliquo fino a salire e sparire in un’apertura sul soffitto; Niko si è soffermato a guardarlo per un po’, domandandosi tra sé e sé quanto lungo dovesse essere e per quanto tempo è rimasto lì dentro.
Oltre a lui c’erano altre persone in quel luogo, e nel vederle Niko si è un attimo rassicurato perché ha pensato di essere finito in una sorta di sotterraneo del parco, quindi si è voltato verso il tubo in attesa dei suoi amici: due di loro si erano buttati prima di lui, gli altri però si erano buttati dopo, quindi teoricamente dovevano ancora arrivare.
Niko ha atteso per un po’ nuotando nelle calde acque della piscina cercando di rilassarsi, ma era visibilmente nervoso; gli amici che si erano buttati dopo non si stavano facendo vivi, e quelli scesi prima di lui non erano tra le persone presenti.
Come se non bastasse le persone lì dentro sembravano piuttosto … stanche; molte di loro erano sedute con la schiena attaccata alle pareti della piscina e la testa fra le gambe, altre invece sedute sul bordo della piscina con i piedi immersi nell’acqua e la testa china; altre ancora era semplicemente sdraiate per terra in posizione supina.
Nessuno di loro era in acqua a nuotare o divertirsi, nessuno di loro parlava, e in quel posto c’era un silenzio tombale interrotto occasionalmente dal rumore dell’acqua.
Più Niko si guardava intorno più si inquietava e più diventava impaziente e nervoso: voleva tornare in superficie, rivestirsi e uscire dal parco … però per farlo doveva prima trovare i suoi amici e una via d’uscita.
“Giusto, l’uscita!” ha pensato in quel momento il ragazzo “Dove sono le scale? Forse gli altri sono già usciti” e con quei pensieri in testa Niko si è allontanato dal tubo, nuotando lungo quel piccolo fiume artificiale alla ricerca di scale o un ascensore.
Niko ha seguito l’acqua fino alla curva della galleria, ma una volta lì non ha trovato niente, solo altra acqua in cui nuotare; andando avanti il numero di persone è drasticamente diminuito però, e ad un certo punto il ragazzo si è reso conto di star nuotando completamente da solo. Non c’era più nessuno intorno a lui.
Per quanto strano potesse sembrare, dal momento che non aveva fatto altro che andare in avanti, Niko si sentiva perso … non c’era traccia né di scale né di ascensori lì, e quella galleria era enorme, priva di suoni o di segnali di alcun tipo.
Il ragazzo, colto da un forte senso di paura e preoccupazione, ha deciso di voltarsi per tornare indietro e chiedere indicazioni ai presenti. Ha così ripreso a nuotare nella direzione opposta, e più andava avanti più forza metteva nei suoi movimenti … non voleva rimanere in quel posto un secondo di più del necessario.
Ha nuotato per cinque minuti.
Per dieci.
Per venti.
E alla fine, esausto e con il sudore a causa della fatica, Niko si è fermato per riprendere fiato.
“Cosa cazzo sta succedendo?” ha pensato mentre si guardava intorno; la curva che aveva girato in precedenza sembrava infinita, e ora non c’era più nulla intorno a lui, erano scomparsi anche i salvagenti.
<<E … EHI!>> ha urlato ad un certo punto, guardando sul soffitto nella speranza di vedere una telecamera di sicurezza <<C’È QUALCUNO?>> ha continuato ad urlare, tornando a nuotare in avanti <<EHI! MI SERVE UNA MANO QUI!>>
Nessuno rispondeva, e la sua voce si perdeva nella profondità della galleria.
Niko a quel punto ha deciso di uscire fuori dall’acqua nonostante il freddo sia dell’aria che del pavimento, e si è messo a correre nella direzione in cui sarebbe dovuto esserci lo scivolo che lo aveva portato lì.
Correndo è stato in grado di percorrere una maggiore distanza in minor tempo, eppure la curva della galleria continuava a risultare infinita.
La situazione era surreale. Niko era talmente nervoso e preoccupato che non sapeva bene se quello era il momento per urlare, piangere o continuare a correre, e proprio quando stava per iniziare a perdere le speranze … qualcosa è cambiato.
I colori, da arancioni, si stavano lentamente facendo verdognoli, e andando avanti Niko ha trovato una strada alternativa sulla parete della galleria.

Seguendo la strada Niko si è ritrovato in una stanza … particolare.
La sua entrata era caratterizzata dalla presenza di tre scivoli colorati che dovevano essere usati per scendere in uno spazio immenso occupato principalmente da salvagenti e acqua.
Il livello dell’acqua era bassissimo però, arrivava alle caviglie, e dall’alto dell’entrata Niko si è reso conto che a parte i salvagenti non c’era molto altro lì dentro; però c’erano persone, molte persone … ma questo non è bastato a calmarlo, perché anche lì non c’era traccia di un modo per risalire e tornare al parco.
Poteva chiedere indicazioni però, e così Niko si è buttato su uno scivolo ed è entrato nella grossa stanza con la speranza di poter parlare con qualcuno che sapesse come uscire; anche lì l’acqua era calda, e anche lì l’aria puzzava di candeggina.
Le persone presenti erano tante, ma erano sparse in un territorio talmente ampio che il ragazzo si è comunque sentito come se fosse in un luogo desolato.
Le altre persone camminavano nella stanza in gruppi più o meno grandi che però mantenevano le distanze tra di loro, e osservandole Niko si è presto reso conto che non erano persone “normali”: a differenza sua nessuna di loro era in costume da bagno, tutte loro erano vestite da capo a piedi e l’unica cosa che gli mancava erano le scarpe che spesso si tenevano legate alla cintura dei pantaloni; quasi tutte loro avevano uno zaino alle spalle, e tutte loro si muovevano con sospetto e circospezione, parlando a bassa voce e cercando di mantenere le distanza dagli altri gruppi.
La maggior parte di quelli che notavano il ragazzo lo ignoravano, ma alcuni gli lanciavano sguardi … strani. Lo squadravano con un espressione poco decifrabile ma decisamente interessata, e a causa di ciò Niko ha deciso di starsene alla larga da quei gruppi: era l’unica persona seminuda lì, e per quanto la situazione potesse essere assurda il ragazzo aveva istintivamente capito che chiedere loro informazioni sul come uscire da quel sotterraneo non avrebbe portato a nulla di buono.
L’uscita doveva cercarsela da solo e doveva farlo senza creare troppi problemi.
La stanza, enorme nelle sue dimensioni, aveva diverse entrate identiche a quelle prese da lui, ma non c’erano uscite visibili:niente ascensori e niente scale.
Sulle pareti della stanza era possibile trovare l’apertura di altri scivoli ad acqua però, ognuno di essi numerato tramite una targa.
“A13”, “B56”, “C78” … il significato di quei numeri era del tutto estraneo al ragazzo, ma sopra ai numeri era possibile trovare delle scritte fatte con dei pennarelli, scritte molto spesso poco leggili: “cibo gratis”, “troppa acqua”, “non andare”, “non sicuro”, “troppe palle” …
Camminando rasente il muro a Niko è anche capitato di osservare un gruppo di persone buttarsi tutte insieme in uno degli scivoli, collegate tra di loro da una corda. Questo gli ha suggerito che quegli scivoli portassero tutti in piscine diverse, anche se non ne era molto convinto.
Dopo diversi minuti di spaesata camminata, il ragazzo si è fermato e si è guardato ancora una volta intorno: quella stanza era troppo vasta, più estesa dell’intero perimetro del parco acquatico, e ancora non aveva trovato un metodo per risalire. Il cervello di Niko stava iniziando a formulare ipotesi e pensieri assurdi riguardo a quella situazione, e tornando a camminare la sua attenzione viene presa dall’apertura di uno scivolo con una targa su cui era stato scritto “uscita”.
Niko si è fermato a guardare quello che in pratica era un buco colorato su una parete.
Quella era l’uscita che cercava? La risposta era abbastanza ovvia … non poteva essere un’uscita, tutti gli scivoli portavano verso il basso dopotutto, non verso l’alto. Però quella scritta era l’unica indicazione che aveva ricevuto fino a quel momento, e Niko per un attimo ha ponderato la possibilità di buttarsi nello scivolo.
Forse era davvero l’uscita dopotutto.
<<Ehi!>>
Una voce femminile ha distolto Niko dai suoi pensieri però, costringendolo a voltarsi di scatto. Dietro di lui era apparsa una ragazza dagli accesi capelli rossi che indossava un semplice completo estivo; anche lei si teneva le scarpe legate alla cintura, e aveva uno zaino sulle spalle.
<<Ciao! Sicuro di voler uscire dal livello ridotto così?>> ha chiesto lei con un tono amichevole ma anche un po’ frettoloso e nervoso <<Non vuoi dei vestiti?>>
Niko era rimasto confuso da quell’improvvisa iinterazione, ormai si era convinto che non avrebbe parlato con nessuno ed essere stato approcciato da lei lo aveva lasciato un po’ stordito, però si è ripreso subito dalla sorpresa e ha scosso lentamente la testa.
<<N-non mi servono … grazie comunque.>>
La ragazza ha esitato un attimo <<Ma non hai freddo?>> ha chiesto poi.
<<Ehm … un po’ ma ho i miei vestiti sopra.>>
<<Sopra?>>
<<Sì. Al parco. Li ho lasciati là e ora vado a prenderli.>>
La ragazza ha aggrottato la fronte <<Parco …?>> sembrava genuinamente confusa <<Sopra cè un …? Parco…?>>
<<Sì. Il parco acquatico.>> ha risposto Niko, più confuso di lei.
<<Ma non c’è nessun parco in questo livello.>> ha detto lei grattandosi la testa <<E se li hai lasciati in un’altra zona credo che ormai i tuoi vestiti siano spariti. Ti conviene prenderne altri.>>
<<Ma di cosa stai parlando?>>
Entrambi sembravano piuttosto confuso dalle parole dell’altro, quindi è calato un imbarazzante silenzio durato fino a quando un improvviso lampo di comprensione è passato attraverso lo sguardo della ragazza, che spalacando gli occhi si è portata una mano alla bocca <<Oddio …>> ha detto a bassa voce, cambiando espressione e iniziando ad osservare Niko con estrema preoccupazione.
<<Cosa?>> ha subito reagito lui <<Che … che succede?>> ma a quella domanda la ragazza non ha risposto subito, cosa che ha portato tutto il nervosismo che Niko aveva accumulato fino a quel momento ad esplodere <<CHE COSA SUCCEDE?>> ha urlato il ragazzo con rabbia, anche se in realtà era solo spaventato.
<<E-ehi, non urlare!>> ha subito detto lei con altrettanta paura, comportandosi come se parlare ad alta voce fosse una sorta di crimine.
<<Perché no?>> ha continuato Niko con tono duro ma più contenuto <<Sono … ORE che sono bloccato qui! Che cazzo di posto è questo? Dove cazzo è l’uscita?>> Niko, del tutto spazientito, ha indicato lo scivolo dietro di sé senza neanche attendere la risposta della ragazza <È questa?>>
<<S-sì, ma>>
<<Bene!>>
<<Ma non ti conviene andare lì.>> ha aggiunto rapidamente lei.
<<Perché? È l’uscita o no?>>
<<Ecco … ehm … è un po’ complicato.>>
<<Complicato?>>
<<Sì, ehm …>> lei si è lanciata un rapido sguardo alle spalle, dove c’era un ragazzo pericolosamente vicino a loro che stava osservando la scena; sembrava pronto a intervenire <<Ascolta … so a cosa stai pensando, ma non è come pensi.>> ha continuato lei, tornando a guardare Niko <<Quella non è l’uscita. Non quella che cerchi:>>
<<Che intendi dire?>> continua a chiedere Niko, con esasperazione <<Io cerco un modo per risalire, devo tornare al parco, i miei amici mi stanno aspettando!>>
<<H-ho capito, ma quello scivolo ti porta giù, non su.>>
<<E come faccio a salire allora? C’è un ascensore? Delle scale?>>
La ragazza ha esitato un attimo prima di rispondere <<No.>> ha risposto infine.
<<No?>>
<<S-senti non è meglio se ne parliamo con calma? Vieni, ti porto da un amico che può->>
<<Con calma? Sei impazzita?>> ha sbottato a quel punto Niko <<Sono stanco! Ho fame! Ho corso per non so quanto tempo e->>
<<Va bene, ho capito!>> lo ha interrotto lei <<Ma è inutile che ti agiti, purtroppo non puoi farci nulla.>>
<<Non sono agitato. Sono solo stanco.>> ha ribattuto il ragazzo <<Voglio uscire di qui.>>
<<Va bene … ma non puoi farlo così. Prima devi vestirti. E mangiare, visto che hai fame.>>
<<I miei vestiti sono là sopra.>> ha insistito Niko.
<<Va bene, ma ora … ora sei qui. E ti devi vestire altrimenti ti ammalerai. L’aria è freddissima.>>
<<Mi vestirò non appena tornerò al parco.>>
<<N … no.>>
Niko ha esitato un attimo prima di rispondere <<No?>> ha detto poi, con crescente paura in petto, paura che stava cercando di ignorare <<Che significa “no”?>>
<<Significa che … è meglio se ti vesti subito. Non so quando tornerai al parco e potresti ammalarti prima.>>
<<Ma il parco è da quella parte no?>> Niko ha indicato nuovamente lo scivolo dietro di sé.
<<I-io … non lo so.>>
<<Ma quella è l’uscita, giusto? È l’uscita!>>
<<Ehm, e-ecco … sì, ma forse … forse non porta al parco.>>
<<E dove?>>
<<N-non lo so, forse … forse da un’altra parte, non lo so.>>
<<Che significa che non lo sai?>> ha esclamato a quel punto Niko, con ancora più frustrazione di prima <<Che posto è questo? Come diavolo fai a non sapere dove è l’uscita?>>
<<S-se non ti calmi non posso spiegartelo.>>
<<Perché? È così difficile da spiegare?>>
<<Sì.>>
<<Sì?>> ha detto Niko stringendo forte i pugni <<E cosa c’è di difficile da spiegare? Devi solo dirmi dove cazzo è l’uscita, tutto qui.>>
<<I-io>>
<<Senti, hai un telefono? Facciamo prima.>>
<<Io?>> la ragazza ha esitato un attimo prima di rispondere <<No.>> ha detto infine.
<<Sì che lo hai.>> è stata la risposta insospettita di Niko <<Tutti hanno un telefono.>>
<<Tu hai un telefono?>> ha ribattuto la ragazza.
<<No-.>>
<<E allora perché io dovrei avercelo?>>
A quel punto Niko si è spazientito del tutto <<Io non lo ho perché sono in costume!>> ha esclamato <<Tu sei vestita!>>
<<E quindi? Non lo ho un telefono, mi dispiace. Però ho un amico che>>
<<Va bene, basta.>> Niko si è voltato verso lo scivolo <<Io me ne vado. Ciao.>>
<<N-no, aspetta!>> la ragazza a quel punto ha tirato fuori il cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni <<Ecco! Il telefono!>>
Niko ha guardato prima lei poi il cellulare, ma nel farlo lo sguardo gli è anche caduto sul ragazzo che prima li stava osservando da lontano, e che ora si stava rapidamente muovendo in loro direzione.
Si è sentito minacciato, preso in giro, e in pericolo. Tutto quello che stava succedendo non aveva senso per lui, e qualcosa gli stava dicendo che usare quel telefono sarebbe stata solo l’ennesima perdita di tempo.
Non si fidava per niente di quella ragazza.
<<Fottiti.>> è stata per tanto la sua risposta, seguita poi da un salto fatto all’interno dello scivolo.
<<No! Aspetta!>> la ragazza lo ha seguito, ma nel tentare di fermarlo è caduta anche lei lì dentro <<R … REGGIMI!>> ha urlato nel mentre che cadeva, allungando le braccia in direzione del ragazzo <<PRENDIMI LA MANO!>>
Niko ha alzato la testa in sua direzione <<Lasciami in pace!>> ha protestato lui, anche parlare gli sembrava inutile dato che il frastuono della discesa rendeva molto difficile la comprensione di ciò che veniva detto <<Ormai stiamo scendendo tanto!>>
<<No, non hai capito! Se non mi reggi la mano non mi vedrai più!>>
<<Cosa?>>
<<Fallo e basta!>>
Il ragazzo ha esitato un attimo.
La caduta nello scivolo era burrascosa, confusionaria e rumorosa, riuscire a vedere le mani della ragazza sopra di lui stava diventando sempre più difficile, e man mano che scendevano Niko ha avuto la sensazione che lei si stesse effettivamente allontanando … come se stesse scivolando più lentamente, per qualche strano motivo.
In quel momento il ricordo delle persone che si buttavano in uno scivolo legate tra di loro con una corda è riaffiorato nella sua mente, così come il ricordo delle urla dei suoi amici, che pian piano si facevano più lontane da lui.
“Se non mi reggi la mano non mi vedrai mai più” aveva detto lei, e con quelle parole che gli ronzavano in testa Niko ha alzato le braccia in direzione della ragazza <<La mano!>> ha urlato.
<<N-non ti vedo!>> è stata la risposta, già più lontana di prima.
Niko ha tentato di frenare la caduta ma non ci riusciva <<Sono qui!>> ha urlato di nuovo, allungandosi il più possibile <<Dai!>>
<<No, non ti vedo!>> ha detto ancora la ragazza; la sua voce era lontana … forse troppo lontana.
<<SONO QUI!>> ha ripetuto Niko mentre ha provato con le sue ultime forze a rallentare la discesa.
C’è stato un attimo di silenzio, poi però le dita di Niko hanno sfiorato qualcosa.
<<Eccoti!>> ha esclamato la ragazza <<Stringi forte!>>
<<Ci sto provando!>>
Le loro dita sono riusciti a farli avvicinare un po’, cosa che li ha portati poi a stringere le mani e infine a stringersi tramite i polsi.
<<Resisti! Delle volte la caduta è davvero lunga!>>
<<C … cosa?>>
<<Resisti e basta! Stringi il più a lungo possibile!>>
Come al solito Niko non capiva il cosa stesse succedendo però non voleva rimanere da solo di nuovo e quindi ha continuato a stringere fino a quando quella discesa non è diventata una vera e propria caduta.

Lo scivolo si era semplicemente interrotto e Niko si è improvvisamente ritrovato a cadere nel vuoto.
Fortunatamente per lui la caduta è durata pochissimo e si è interrotta nell’acqua di una piscina piuttosto profonda; il ragazzo si è ripreso immediatamente dallo schianto ed ha nuotato per tornare a galla, e una volta ritornato in superficie si è subito messo a cercare la ragazza.
L’ha trovata, ma non era sola.
Insieme a loro c’era anche un’altra persona, il ragazzo che prima li stava guardando.
<<E rieccoci qua.>> ha detto la ragazza <<Dai, usciamo dall’acqua prima che si alzi.>>
<<T-tu chi sei?>> ha però domandando Niko, guardando il nuovo arrivato.
<<Lui è un amico, si chiama Jordan.>> lo ha subito presentato la ragazza <<Io invece mi chiamo Beth. Piacere.>>
Niko ha lanciato uno sguardo sospettoso al ragazzo <<Vi conoscete quindi?>>
<<Sì.>> ha risposto lui.
<<E perché ci guardavi da lontano allora?>>
<<Beh … ehm … non volevamo spaventarti.>> è stata la sua risposta.
<<Ragazzi, non perdiamo tempo.>> li ha interrotti Beth <<Fuori dall’acqua. Ora.>>
Niko voleva fare altre domande, ma il tono deciso e impaziente della ragazza lo ha convinto a muoversi.
Quella in cui erano finiti sembrava tutto tranne che un’uscita, ma in fondo Niko se lo aspettava … si era buttato giù dallo scivolo più per disperazione e frustrazione che altro.
Quel posto era una piscina a forma quadratica, dai colori blu, molto contenuta nelle sue dimensioni; il soffitto da cui sono caduto era completamente chiuso, quindi sebbene Niko fosse certo di essere venuto da lì non ne aveva la conferma visiva.
L’acqua della piscina era calda come al solito, però era anche estremamente profonda e scura; stare lì dentro dava al ragazzo un vago senso di angoscia, motivo per cui non ha perso troppo tempo nell’uscire da lì.
Fuori dall’acqua faceva freddo però. L’aria, che come al solito puzzava di candeggina, era gelida: le parole di Beth erano diventate molto più sensate ora.
<<Freddo, eh?>> ha detto la ragazza, notando che Niko si stava sfregando le mani sulle braccia per scaldarle.
<<Sei fortunato che l’acqua non rimane attaccata.>> ha aggiunto Jordan, mentre si toglieva dalle spalle il suo zaino e iniziava rapidamente a svestirsi.
<<In … che senso?>> ha chiesto Niko, confuso da quelle parole.
<<Non lo hai notato?>> ha sorriso Beth mentre faceva le stesse cose di Jordan <<L’acqua non ti rimane addosso. Non esce fuori dalla piscina.>>
Niko era ancora confuso, ma guardandosi ha notato un particolare talmente assurdo che fino a quel momento aveva ignorato: era asciutto. Completamente asciutto. Non c’era una singola goccia d’acqua sul suo corpo, e anche i capelli erano perfettamente asciutti, così tanto che non erano nemmeno umidi.
Alzando lo sguardo verso i due ragazzi, Niko ha notato che pure i loro vestiti erano asciutti, così come i loro zaini e le scarpe.
<<Ma che …?>>
<<Non farti domande.>> lo ha interrotto Jordan una volta rimasto in mutande e aver messo i suoi vestiti dentro lo zaino <<Dobbiamo andare.>> e ha indicato un’apertura su una parete, un altro buco che però non andava verso il basso ma portava all’interno di un tunnel verticale <<Di là. Veloci.>>
I ragazzi si sono infilati dentro al tunnel, buio e scuro, e hanno iniziato a percorrerlo a quattro zampe con rapidità; Niko avrebbe voluto fare moltissime domande, ma è rimasto in silenzio sperando che quel tunnel portasse ad un uscita.
Le pareti del tunnel, così come il pavimento, erano dannatamente fredde; a Niko sembrava di star camminando sopra del ghiaccio, e stava seriamente soffrendo a causa di ciò, ma sapendo di non poterci fare nulla ha continuato ad avanzare senza lamentarsi.
Ad un certo punto l’acqua è entrata nel tunnel dalle loro spalle, cosa che ha riempito di sollievo Niko ma ha reso nervosi gli altri due.
<<Siamo ancora un po’ lontani.>> ha detto Jordan.
<<Dovremmo farcela comunque.>> la ha rassicurato Beth.
<<Che … che succede?>> ha chiesto a quel punto Niko, dietro di loro.
<<Tra poco ci bagneremo un po’. Preparati.>>
L’acqua infatti non si stava fermando, anzi più tempo passava più ne entrava, fino ad arrivare ad invadere il tunnel con la stessa prepotenza di un fiume; Niko si è presto trovato ad essere comodamente scortato dalla calda acqua, malgrado ciò i due ragazzi davanti a sé lo spronavano ad avanzare con velocità ed urgenza.
Il tunnel nel frattempo si era fatto buio; lì non c’erano fonti di luce.
<<Quanto manca all’uscita?>> ha chiesto Niko quando il livello dell’acqua ha raggiunto il suo mento.
<<Non molto.>> ha risposto la ragazza <<Dovrai nuotare un po’ però.>>
Il ragazzo era nervoso e spaventato dalla possibilità di morire annegato lì sotto, ma il tono sicuro di Beth gli aveva dato speranza: a differenza di prima, ora di lei si fidava.
Quando l’acqua ha finalmente raggiunto il suo naso Niko si è completamente affidato al suo istinto, ha preso un lungo respiro e si è immerso, iniziando a nuotare in avanti il più velocemente che poteva.
Non avrebbe resistito per molto però.

Niko ha riaperto gli occhi nello stesso momento in cui ha sputato l’acqua che gli era rimasta incastrata in gola, e la prima cosa che ha visto sono stati i volti sollevati di Beth e Jordan.
<<Pensavamo di averti perso.>> ha detto Beth <<Sarebbe stato piuttosto imbarazzante lasciarti morire il primo giorno. Fortuna che Jordan ti ha trascinato fuori.>>
Niko era confuso, un po’ dolorante e stordito, ma si ricordava bene cosa era successo: stava nuotando all’interno di un tubo, poi però non è più riuscito a trattenere il fiato e si è arreso.
Non pensava che ne sarebbe uscito vivo, quindi ha lanciato uno sguardo al ragazzo e lo ha ringraziato.
<<Ti abbiamo dovuto fare la respirazione bocca a bocca.>> ha aggiunto Beth.
<<Aspetta … chi dei due?>> ha domandato Niko a quel punto.
<<Non te lo dico!>> si è messa a ridacchiare la ragazza.
<<Cos-? Ehi! Non è giusto!>>
<<Non lo saprai mai.>> ha aggiunto a quel punto Jordan, anche lui con un sorriso.
<<Dai!>>
<<Comunque …>> Beth si è tirata su, guardandosi intorno e tornando un attimo seria <<dobbiamo tornare nella zona sicura.>>
Sentendo quelle parole anche Niko è tornato serio <<Zona sicura?>>
Per un attimo Niko ha sperato che quel tubo lo avrebbe portato fuori dai sotteranei del parco, forse in un fiume o in una fogna, ma guardandosi intorno si è subito reso conto che era ancora dentro quello strano posto.
L’aria odorava ancora di candeggina, il pavimento era gelido come al solito, le pareti e l’estetica del posto erano sempre le stesse … ma la stanza in cui era finito era diversa. Era qualcosa di strano, qualcosa di familiare ma allo stesso tempo alienante; sembrava di essere all’interno di una piscina, una piscina stretta e labirintica.
<<Dove siamo?>> ha chiesto Niko.
<<Non lo so, ma la regola è sempre la stessa.>> ha risposto Jordan <<Dobbiamo seguire i salvagenti. E se non ci sono, dobbiamo seguire la corrente. Se arriviamo in un posto dove non ci sono né salvagenti né acqua … siamo nei guai.>>
<<P-perché?>>
<<Palle.>> è stata la risposta di Beth, tornando a guardare Niko.
<<Eh?>>
Lei ha sorriso <<Tranquillo, non le vedremo. Se siamo fortunati.>>
<<Dai andiamo. Non ci siamo preparati per questo viaggio, non abbiamo molte scorte.>> ha continuato Jordan mentre si avvicinava all’acqua, pronto a saltarci dentro.
<<Viaggio?>> esclama Niko <<Ma di che … di che state parlando ragazzi? Dov’è l’uscita?>>
<<Qui da qualche parte, ma non sappiamo dove.>> ha risposto il ragazzo <<Dovremmo esplorare il piano per trovarla, però c’è un problema: alcuni scivoli sono lunghissimi e pieni d’acqua, le probabilità di annegare sono alte. Quindi dobbiamo tornare nella zona sicura e->>
<<A-aspetta!>> lo ha interrotto a quel punto Niko <<Che significa “esplorare”? Io devo tornare di sopra, dai miei amici. Sono ore che sono qui! Quelli avranno già chiamato la polizia probabilmente!>>
Nel sentire quelle parole Jordan si volta in sua direzione con un’espressione indecifrabile, mentre Beth fa un lungo sospiro.
<<Giusto … ehm … a proposito di quello …>> ha iniziato a parlare Beth, ma è stata subito interrotta dall’amico.
<<Tu non vieni da un altro piano!>> ha esclamato Jordan.
<<Altro “piano”? Io vengo dal parco.>>
<<Quale parco?>>
<<Il parco acquatico!>>
Jordan ha lanciato uno sguardo a Beth, che ha annuito con un’espressione eloquente.
<<Già.>> ha detto lei <<Viene da … fuori.>>
<<Oh cazzo …>> è stato il commento di Jordan <<ecco perché è in costume.>>
<<Esatto.>>
<<Ragazzi …>> Niko si è lentamente alzato in piedi, con il cuore che stava iniziando a battere pericolosamente forte <<di cosa state parlando?>>
<<Uhm … potremmo spiegartelo.>> gli ha detto Beth <<Ma devi prometterci di non urlare o fare cose strane.>>
Quelle parole hanno fatto percorrere un brivido sull’intero corpo di Niko, che lentamente stava diventando pallido; una gelida sensazione di paura era appena sorta nel suo petto e gli stava impedendo di parlare o pensare in modo lucido.
<<Ragazzi, non possiamo farlo qui.>> è intervenuto Jordan, notando che Niko non stava rispondendo <<Dobbiamo parlare mentre ci muoviamo o ci troverà troppo facilmente.>>
Niko sposta lo sguardo verso Jordan <<Ci troverà …?>>
<<Andiamo e basta.>>
<<Chi ci troverà?>> insiste Niko <<Che sta succedendo qui? Che posto è questo?>>
<<Sta calmo, ti->>
<<NON POSSO STARE CALMO!>> sbotta a quel punto Niko <<S-siamo dentro una cazzo di … di … piscina che … che … io … non lo so! Come faccio a stare calmo? Come fate voi a stare calmi? COSA CAZZO STA SUCCEDENDO QUI?>>
<<Lo so, ti capisco. Anche io ho avuto la tua stessa reazione quando sono arrivato qui la prima volta.>> ha continuato Beth <<Non è proprio un bel posto questo, ma … prima o poi ti abitui.>>
<<Prima o poi mi …? COSA? Non voglio abituarmi! Voglio tornare a casa!>>
Beth si è voltata verso l’acqua alle sue spalle, piena di salvagenti <<Va bene. Hai perfettamente ragione. Ma se vuoi tornare a casa devi prima aiutarci a trovare l’uscita.>>
<<Voi … non sapete dov’è l’uscita?>>
<<Nessuno lo sa, e chi la trova se ne va e basta.>> ha detto Jordan <<Comunque dobbiamo muoverci. Ti spiegheremo tutto andando avanti. Non possiamo stare fermi qui, è un vicolo cieco.>>
<<Giusto! Muoviamoci.>> Beth a quel punto ha lanciato uno sguardo a Niko, che era ancora visibilmente scosso <<Ti spiegheremo tutto, promesso. Mentre nuotiamo però, va bene?>>
Niko non ha risposto subito, stava cercando di nascondere la paura e di trattenere sia la rabbia che le lacrime, ma alla fine ha annuito.
<<Va bene.>> ha detto.
<<Perfetto. Andiamo allora. Dobbiamo essere veloci.>>

La storia non è ancora finita, ma non è ancora disponibile;

Se sei interessato a continuare a leggerla segui il seguente profilo e inviagli dei feedback per fargli capire se continuarla, e il come migliorarla laddove possibile.